7) House of the Dragon
Distribuita nel 2022 e immediatamente confermata per una seconda stagione, House of the Dragon è una delle migliori Serie Tv degli ultimi due anni, ma le carte in tavola affinché possa diventare una delle migliori produzioni di sempre ci sono eccome. Spin off e prequel di Game of Thrones, la serie affronta ancora una volta l’argomento della lotta al potere, una tematica molto cara a George R.R Martin. Nonostante a tenere banco sia lo stesso tema della serie madre, House of the Dragon si distingue per un modo più intimo di narrare la serie. I personaggi sono infatti quantitativamente inferiori rispetto a Game of Thrones, e questo ci permette di conoscerli in modo più approfondito già attraverso alla sua prima e, al momento unica, stagione. La storia verte sui giochi di potere che interessano i protagonisti di questa produzione HBO. Chiunque affronti questa guerra lo fa cercando un proprio ruolo nel potere con l’unica ambizione di poter affermare il proprio controllo sugli altri. Anche in questo caso la partita più importante la giocano i personaggi femminili, donne in cerca di un’emancipazione e un’indipendenza che viene spesso loro sottratta. Ancora una volta, dunque, la trasposizione seriale delle opere di George R.R Martin racconta i vizi e i meccanismi con cui l’animo umano cerca di raggiungere i propri obiettivi senza limiti e a costo di sacrificare qualsiasi cosa.
8) The Bear
Tornata da poco con una seconda stagione che non ha nulla da invidiare alla sua prima, The Bear è una Serie Tv delicatamente esistenzialista e dai tratti claustrofobici. La serie racconta infatti l’angosciante storia di Carmy, uno chef proveniente dal mondo dell’alta cucina che decide di prendere il controllo del ristorante del fratello scomparso tragicamente qualche mese prima. Attraverso la narrazione del frustrante mondo della ristorazione, The Bear affronta il complesso tema della ricerca della felicità da parte dei personaggi, dimostrandoci quanto ognuno di loro sia simile al posto in cui lavora. La cucina di The Bear è disordinata, caotica, perennemente buia esattamente come i suoi dipendenti. Questo stesso ambiente restituisce al telespettatore una sensazione quasi claustrofobica, un’angosciante adrenalina che ci chiede di andare da una parte all’altra. Questa condizione dovrebbe distrarci, ma non è così che funziona. In The Bear non esiste infatti alcuna pausa dai pensieri disfunzionali, dai traumi o dal dolore. Insieme ai protagonisti si muovono infatti anche i pensieri, restituendoci una corsa affannata in cui fermarsi un attimo implica non poter riprendere il tragitto.