- Shōgun – Disponibile su Disney+
A differenza di Baby Reindeer, di Shōgun si era parlato parecchio fin dalla vigilia.
Negli Stati Uniti, almeno: la serie è, d’altronde, figlia di un grande romanzo e sorella di una miniserie che aveva scritto una pagina importante della tv americana degli anni Ottanta. Ma in Italia? Pochissimo, e con una certa tendenza all’approssimazione. Sono bastati tre episodi, tuttavia, per portarla al centro dell’attenzione: una definizione plastica di “instant cult”, dopo un pilot memorabile e due puntate che hanno dato una prima conferma sulle notevoli ambizioni di un period drama messosi in testa di essere, semplicemente, altro. Una serie storica che poggia le basi su un romanzo capace di cambiare le prospettive del pubblico statunitense, e che ha riportato al centro un’idea di qualità che va oltre le sterili spettacolarizzazioni in nome di una scrittura impeccabile.
La resa scenica, degna di un kolossal, sfrutta l’estetica per valorizzare le peculiarità narrative di una miniserie straordinaria.
Così straordinaria da aver assecondato lo stupore del pubblico con un rilancio inatteso. Due nuove stagioni, infatti, sono state annunciate nelle ultime settimane: la diffidenza non manca, ma allo stesso tempo c’è grande fiducia nei confronti degli autori che hanno fatto un lavoro pazzesco dall’inizio alla fine. Le approssimazioni, tuttavia, restano: Shōgun non è la nuova Game of Thrones che molti hanno descritto, né ha mai cercato di esserlo. Shōgun è, banalmente, Shōgun: un titolo imperdibile, tra i migliori dell’anno. Talmente bella da non aver resistito alla tentazione di provarci ancora. E di continuare a fare scuola, portando la cultura nipponica nelle nostre case con minuziosa attenzione a ogni dettaglio. La colpevole distrazione iniziale non è più stata un problema, dopo pochi minuti: sono bastati tre episodi per definire l’avvento di un cult, dieci per ribadire il concetto.
- Sugar – Apple Tv+
Sugar non entrerà a far parte delle migliori serie tv del 2024: è una buona produzione, ma non sarà difficile individuare una decina di titoli che meriteranno un canale preferenziale.
Allora perché parlarne qua? Perché in questo articolo stiamo parlando delle serie tv che hanno stupito il mondo, non necessariamente delle migliori. E Sugar, serie di Apple Tv+ che ha riportato in tv un talento del calibro di Colin Farrell dopo la difficile esperienza con la seconda stagione di True Detective, ha sorpreso fin troppo. Con un colpo di scena incredibile che ci ha ricordato per un attimo uno dei passaggi più iconici di Fargo. E che ha ribaltato in pochi secondi, a un passo dall’episodio finale, ognuna delle convinzioni che avevano ormai assunto un ruolo di rilievo nella mente degli spettatori.
Non intendiamo svelare il colpo di scena in questione, recentemente analizzato in un articolo dedicato, ma fidatevi: a un certo punto accade qualcosa che nessuno aveva previsto. Seppure non sia privo di limiti, è un azzardo calcolato che ha spostato ogni potenziale valutazione sulla serie tv, fin lì buona ma non certo indimenticabile. E che indimenticabile, invece, lo è diventata: il plot twist è uno tra i migliori dell’ultimo decennio, e segna la differenza tra chi sa osare davvero e chi cerca il colpo a effetto per celare i difetti strutturali della narrazione.
Sugar rientra indubbiamente nella prima categoria, visti i risultati.
Ha rischiato di rovinare tutto con un ribaltone che pochi avrebbero saputo gestire con questa maestria, e ha vinto la scommessa con un cambio di direzione che ci ha ricordato quanto possa essere difficile, talvolta, scrivere la scena madre di un bel crime.
