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8 Serie Tv che sono state un vero e proprio spartiacque nella storia televisiva

Frank Underwood in una scena di House of Cards, una delle migliori serie tv di sempre

Friends (1994-2004)

In foto Ross Geller, uno dei protagonisti di Friends
Credit: NBC
  • Disponibile su Netflix.

“Correva l’ormai lontano 22 settembre del 1994, e la tv non sapeva che quel giorno sarebbe partita una rivoluzione. Una nuova sit-com si affacciava per la prima volta all’orizzonte con la messa in onda del suo pilot, senza grandi promesse di gloria: discrete ambizioni sì, ma nulla più. L’NBC, infatti, da tempo specializzata nella valorizzazione di un genere in cui è sempre stata una regina pressoché indiscussa, decise di puntare su un nuovo titolo da affiancare alle già affermate Willy, il Principe di Bel-Air e, soprattutto, Mad About You e la celebratissima Seinfeld, allora protagonista assoluta della tv statunitense in un tempo in cui stava dando il meglio di sé. Una sit-com dal titolo semplice e dal concept altrettanto essenziale: Friends, e basta. Amici che parlano di amicizie, amori e problemi empaticamente quotidiani, seduti in una caffetteria mentre affrontano il passaggio generazionale che accompagna dalla post-adolescenza alla vita adulta”.

Così, qualche tempo fa, decidemmo di aprire la recensione a posteriori del pilot di una serie tv che ha “cambiato la storia delle serie tv senza saperlo”: Friends. E questo, in realtà, è l’unico caso citato tra le migliori serie tv spartiacque di sempre che potrebbe avere esempi corrispondenti. Friends, al di là del valore che non possono non riconoscergli anche i detrattori, è una serie tv che ha plasmato e riplasmato il genere comedy, ma non fu certo l’unica in quegli anni. Potremmo citare, in tal senso, anche Seinfeld, una comedy che negli States ebbe un successo persino maggiore, nonché Frasier, una delle comedy meglio invecchiate nei nostri tempi. Friends, però, occupa un posto speciale nell’immaginario comune. Negli Stati Uniti ma anche all’estero, dove Seinfeld per esempio non ha mai avuto la stessa centralità.

Friends è la porta d’accesso alle comedy contemporanee: figlia del suo tempo, è una delle massime espressioni pop degli anni Novanta nella loro essenza più pura, e fa proseliti ancora oggi a oltre trent’anni dalla prima messa in onda.

Friends ha il merito di aver riscritto i canoni delle comedy familiari attraverso una rivisitazione intensa del concetto d’amicizia e d’amore, qui messi in scena attraverso dinamiche intime e divertenti che hanno creato un senso di immedesimazione con rarissimi eguali nella storia.

Per comprendere gli anni Novanta, non si può non passare attraverso Friends. Per comprendere che direzione abbiano intrapreso le comedy dopo la golden generation degli 80’s, pure. Avremo mai la fortuna di assistere a un’altra serie tv capace di ottenere un effetto del genere? Non possiamo escluderlo, ma non sarà affatto semplice. Se per più di qualcuno Friends è la serie tv per eccellenza, un motivo ci sarà.

Sex and the City (1998-2004)

sex and the city, una delle migliori serie tv di sempre
Credits: HBO
  • Disponibile su Sky e Now.

“Benvenuti nell’età dell’anti-innocenza. Nessuno fa colazione da Tiffany e nessuno ha storie da ricordare. Facciamo colazione alle 7 e abbiamo storie che cerchiamo di dimenticare più in fretta possibile”. Il prologo di Sex and the City è in qualche modo il suo manifesto. Correva l’anno 1998 e la tv era ancora confinata sul “piccolo schermo”: Twin Peaks era ancora un’eccezione, e il nome HBO non diceva niente a nessuno fuori dagli Stati Uniti. A distanza di ventisette anni, siamo testimoni più o meno diretti di una rivoluzione. Una rivoluzione che puntava tutto su un brutale realismo narrativo che è oggi fonte di dibattito ancora più di quanto lo fu in quel periodo: mentre al tempo fu l’emblema e l’impulso al cambiamento di un’intera generazione di donne, è ora riletta con chiavi che ne rimarcano spesso e volentieri le spinte anti-femministe.

Non è questo il pezzo giusto per parlarne, anche se ci sarebbe moltissimo da dire in un senso o nell’altro. Quel che resta, però, è il valore del dibattito stesso, sufficiente per evidenziare il valore storico di una serie tv che ha segnato milioni di persone (nel bene e nel male). Sex and the City è a sua volta una di quelle serie tv che hanno riscritto i canoni, e che ci hanno portato con personalità nell’età dell’anti-innocenza. Obiettivo ambizioso, centrato: la serie fu il primo grande esempio del potenziale televisivo smisurato della HBO, poi sottolineato ed enfatizzato un anno dopo dall’avvento dei Soprano (sì, ci siamo quasi). Una serie tv generazionale, ancora una volta. Svincolata dai dettami televisivi degli anni Novanta e proiettata almeno dieci anni avanti con un piglio del tutto innovativo.

Non ci sentiremmo di definirla una delle migliori serie tv di sempre, ma in fondo cambia poco.

Al tempo del primo esordio, il New York Times la presentò con un titolo emblematico: “Sex and the City non è carino, ma è vero”. Titolo un po’ troppo duro, ma rileggere una serie tv del genere a posteriori è più semplice: farlo in contemporanea genera sempre un certo senso di confusione, quando si ha a che fare con opere spartiacque. “It’s not TV. It’s HBO”, sostiene uno degli slogan pubblicitari più riusciti di sempre. E no: Sex and the City non è tv. O meglio, non lo era. Non lo era stata al punto da averla cambiata per sempre.

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