Migliori serie tv di sempre – I Soprano (1999-2007)
Dal figlio… al padre. Chiudiamo la “trilogia” di Breaking Bad facendo un passo indietro. Quando la golden age è iniziata, e si è capito fino in fondo che la televisione potesse essere qualcosa di profondamente diverso. E sì, non stiamo dimenticando Twin Peaks, arrivata quasi un decennio prima, ma c’è un fattore fondamentale che porta a dare maggiore centralità a I Soprano. Non un criterio qualitativo, bensì uno legato alla capacità di incidere a fondo nella storia delle serie tv.
Se da un lato il masterpiece di David Lynch rappresenta ancora oggi un unicum, un’opera a se stante che ha saputo evocare scenari narrativi ed espressivi davvero inimitabili, dall’altra I Soprano hanno schiuso una porta che la HBO ha coraggiosamente affrontato al termine degli anni Novanta. Un nuovo modo di fare tv, da ogni punto di vista. L’opera ideata da David Chase ha aperto un nuovo capitolo, indicato la via, dato una nuova struttura e una nuova logica a un mezzo nella sua globalità.
Quella dei Soprano non solo la storia di un capolavoro e di una delle migliori serie tv di sempre: è la storia di una vera e propria rivoluzione. Una rivoluzione che ci ha poi regalato quindici anni di straordinaria televisione, e che presenta ancora oggi i frutti della sua maestosa eredità. Secondo il suo autore, recentemente coinvolto sul tema, l’era di quella televisione è impossibile da replicare. Per motivare la forte argomentazione, ha parlato dei cambiamenti del pubblico e delle esigenze diverse dei vari network, costretti a operare con modalità molto diverse rispetto a quelle di “quella” HBO. Ci auguriamo, però, che sbagli: abbiamo ancora bisogno della rivoluzione dei Soprano, oggi come non mai.
OZ (1997-2003)
OZ, già OZ. Gran parte di voi l’hanno sicuramente sentita nominare almeno una volta, ma quanti l’hanno vista? Pochi, o comunque non quanti sarebbero giustificati da un’opera del genere. Arrivata ancora prima dei Soprano, è una di quelle serie che hanno chiarito a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila fin dove potesse spingersi l’audacia della HBO. Un prison drama crudo, crudissimo. A tratti indigeribile e insostenibile dai più, che ha messo in scena la brutalità del mondo carcerario con toni realistici che sono talmente estremi da apparire a tratti surreali. Un’opera mastodontica per pochi, e per chi ha la forza di sostenere una narrazione nella quale non si fanno sconti né si lascia alcun spazio alla clemenza.
Un vero dieci, secondo i più. Con una schiera abbastanza nutrita di detrattori che ne hanno evidenziato i presunti cali qualitativi nel corso delle stagioni e un’eccessiva enfatizzazione delle situazioni. Opinioni, da discutere. A patto che OZ la si guardi con la necessaria contestualizzazione, e tenendo in forte considerazione l’arco temporale in cui si inserisce. Se da un lato I Soprano hanno scritto tante delle regole ancora oggi vigenti nel mondo della serialità, OZ è maggiormente figlia della sua epoca. Un tempo che ha però condizionato con una narrativa a cui il pubblico non era affatto abituato: un pugno sullo stomaco che non risulta più digeribile oggi, e che ha fatto di quest’opera un esempio ideale di come i prison drama possano esprimere un’intensità rara ed evocativa. Sottovalutatissima e snobbata, anche dopo più di venticinque anni dalla prima messa in onda.