Migliori serie tv di sempre – Succession (2018-2023)
E qui da dove iniziamo? Da un mugugno. Da uno di quelli che hanno caratterizzato i dialoghi nei modi più disparati, sia chiaro. Perché di mugugni, da parte del pubblico, se ne sono sono sentiti ben pochi. Quattro stagioni, il numero giusto di episodi e la dote rara di sapersi fermare in tempo, prima che potesse iniziare il declino. Quattro stagioni maestose, uno dei massimi esempi di scrittura televisiva negli ultimi anni, un finale perfetto e la sensazione che Succession abbia raccontato tutto quello che aveva da raccontare senza avere niente che fosse fuori posto.
Al centro del racconto, una famiglia a dir poco disfunzionale, devastata e distrutta da lotte intestine per il potere e per il denaro. Messa in scena con una rara abilità nel mescolare i generi, ridefinirli e finire addirittura per irriderli. Succession combina il dramma con la commedia all’interno di una cornice peculiarmente shakesperiana, abbattendo le barriere che di solito si frappongono tra la tragedia e la farsa. Tutto ciò, senza mai smorzare in alcun modo la tensione emotiva, abbracciando così un racconto che dice tanto del gusto che ha assunto oggi la tv ai massimi livelli. Senza mai lasciare niente al caso: quando si parla di un’opera monumentale del calibro di Succession, niente è mai lasciato al caso. E ogni dettaglio sviluppa una situazione che si regge tra detti e non detti. Se non su un mugugno, spesso e volentieri.
Risultato? Una vagonata di premi e il plauso unanime di critica e pubblico. Alla faccia di chi pensa che l’era della grande qualità sia finita da anni.
Mad Men (2007-2015)
Sarebbe assurdo definirla la migliore serie tv di tutti i tempi, al pari di quanto è stato fatto con The Wire o con molte altre serie tv menzionate in questo articolo? No, affatto. Ci sarebbe parecchio da dire a riguardo, ma Mad Men è indubbiamente un’opera manifesto della golden age televisiva. E impressiona pensare che andasse in onda negli stessi anni di Breaking Bad nella medesima emittente (AMC), facendo a spallate con la stessa agli Emmy e alle varie cerimonie. Insomma, l’abbondanza regnava sovrana. Ed è inevitabile pensare a quante straordinarie pagine televisive ci abbia regalato la televisione a cavallo tra i primi Duemila e gli anni Dieci.
Mad Men, si diceva. Don Draper, si pensa. Un personaggio iconico, leggendario. Talmente presente nel nostro immaginario comune da esser sfuggito alle regole della fantasia ed esser diventato, nel tempo, una persona vera. Da amare e da detestare con la medesima intensità. Ma Mad Men non è solo la storia di un uomo complesso: è la Storia, con la S maiuscola. Una storia che ha attraversato i decenni per raccontarci l’evoluzione dell’Occidente nel secondo dopoguerra, attraverso lo sguardo attento e le prospettive di un gruppo di persone che hanno abbracciato l’era del consumismo con l’ideazione e la valorizzazione del grimaldello prediletto: la pubblicità.
“Quelli con i prodotti migliori hanno i clienti peggiori”, diceva a un certo punto Roger Sterling: niente di più vero. Ma se si parla di Mad Men e del suo pubblico, tutto cambia: il suo, infatti, è un pubblico altamente selezionato da un racconto che non si spicca per particolare immediatezza e si valorizza attraverso una profondità sopraffina e complessa. Non è per tutti, insomma: quando lo è, tuttavia, è inevitabile arrivare al dieci di valutazione.