7) I Soprano
Torniamo adesso nel 1999 con I Soprano, la Serie Tv per antonomasia. Straordinaria, iconica, intellettuale, mastodontica: sono tanti gli aggettivi che si potrebbero accomunare a questa produzione, e ognuno di questi sarebbe calzante. Perché I Soprano è tante cose. E’ un briciolo di Scorsese in Quei Bravi Ragazzi, è uno Scarface, Il Padrino. Ma è anche salute mentale, psicologia, attacchi di panico e vulnerabilità. La Serie Tv delle Serie Tv racconta infatti la storia di boss mafioso italo-americano che cerca di fare i conti sia con i suoi affari che con la sua sua vita privata. E nella vita privata di Tony Soprano non c’è soltanto Mafia o atti criminali mirati al potere. C’è anche la sofferenza, il costante e continuo senso di frustrazione di un uomo che ha a che fare con tanti tipi umani ma che, alla fine, deve vedersela con il suo nemico più grande: se stesso.
I Soprano mette infatti al centro della narrazione le sedute di terapia di Tony. Scavando nella sua mente a ogni seduta di più, scopriremo tutte le sue debolezze, le fragilità che non può permettersi di mostrare al di fuori di quella stanza. Passando dal complesso rapporto con sua madre fino ad arrivare alla parte più intima del proprio io, I Soprano racconta per la prima volta in Tv il valore e l’importanza della terapia accendendo una luce su un tema a quel tempo oscurato. La salute mentale era infatti un argomento tabù che non veniva mai affrontato, qualcosa a cui nessuno dava la giusta importanza. I Soprano, mostrando per la prima volta la figura dell’antieroe, riesce ad attirare l’attenzione su questa tematica dando vita a un capolavoro senza tempo che ha influenzato alcuni dei grandi capolavori futuri come Breaking Bad.
Non a caso la serie, durante le sue stagioni, ha ottenuto ben 82 vittorie su 211 nomination totali, un dato che – ancora oggi – la rende una delle produzioni più premiate di sempre.
8) The Wire
Se parliamo di grandi capolavori, non possiamo non parlare di The Wire. Distribuita nel 2002, questa produzione HBO rimane un vero e proprio mistero per molti spettatori italiani: da noi, The Wire, non ha fatto breccia. The Wire viene considerata dalla critica come una delle migliori Serie Tv HBO (e non solo) di sempre. E con ragione. D’altronde stiamo parlando di una produzione capace di farti del male episodio dopo episodio. Ambientata a Baltimora e caratterizzata dall’utilizzo del dialetto baltimorese, The Wire si caratterizza per il suo realismo e per il suo modo crudo di raccontare i drammatici eventi di una periferia dimenticata da chiunque e in cui tutto ciò che accade ha a che fare soltanto con la perdita del controllo e del limite.
Passando dalla corruzione fino ad arrivare alla povertà, il ruolo dei media e l’educazione americana, The Wire mette in atto una narrazione cruda e nuda gettando un riflettore su tutti i dimenticati, su tutta quella parte di popolazione che, nella Serie Tv, vediamo definita come di Serie B. The Wire racconta di loro come delle persone che, anche volendo, non hanno alcuna possibilità di decisione. Un destino già scritto, una pagina bianca che può solo godere di scarabocchi, e mai di frasi continue o disegni. Analizzando la società, The Wire diventa presto una Serie Tv concreta e realista che utilizza anche la lingua per catapultare chiunque all’interno del contesto protagonista. Grazie a questi espedienti, The Wire sembra infatti una produzione dal taglio documentaristico, un vero e proprio documentario sulle strada di Baltimora, sulla vita di chi fa botte ogni giorno con l’esistenza.