8) The Leftovers
Cosa succederebbe se improvvisamente sparisse nel nulla il 2% della popolazione mondiale, senza un motivo né una spiegazione? È questo il mistero attorno a cui ruota la serie thriller The Leftovers, la gemma del panorama televisivo fin troppo sottovalutata in Italia, meno che dai nostri attentissimi utenti, secondo i quali si attesta tra le 10 migliori serie tv HBO di sempre. Il misterioso dramma raccontato dalla vicenda è quello degli abitanti di Mapleton, cittadina poco distante da New York. Essendosi trovati a dover gestire le più strane manifestazioni di questo disagio collettivo, in molti si sono rassegnati all’assenza di risposte, mentre per molti altri risulta più semplice decidere a quale forza imputare l’accaduto: il destino, Dio, il caso.
In qualunque modo si scelga di affrontare l’evento, per tutti i cittadini la speranza si traduce principalmente nell’ossessione di provare a far tornare le cose come prima. Una speranza, però, su cui i protagonisti non hanno alcun ruolo attivo essendo totalmente privi di colpe o di risposte; la perdita dei propri cari, che svaniscono repentinamente nel nulla, è uno shock al quale ognuno reagisce in maniera diversa ma ugualmente e comprensibilmente devastata. In The Leftovers convivono dunque speranza passiva e rassegnazione, e il dolore è sviscerato nella sua forma più ancestrale.
L’espediente fantascientifico non è infatti altro che una metafora per raccontare altro: la vita dopo la perdita. Questa profonda e toccante produzione HBO costringe i telespettatori a guardarsi dentro, rispondendo a quegli interrogativi a cui nessuno mai vorrebbe dare una risposta. L’emozionante vicenda è un’esperienza che può essere unicamente vissuta più che raccontata, e una serie tv che va capita e non solo guardata.
7) The Wire
Acclamata tanto dalla critica quanto dalla nostra Community, la serie drammatica The Wire rientra di diritto tra le migliori serie tv HBO di sempre per la sua cruda rappresentazione della società americana nel suo rapporto con la criminalità legata al traffico di stupefacenti.
La serie ambientata a Baltimora è infatti particolarmente apprezzata dai suoi telespettatori per il ritratto estremamente realistico della vita urbana che emerge dalla sua visione, e per l’attenta esplorazione di temi sociali e politici complessi portati sapientemente in scena dai suoi personaggi. La povertà, la morte della classe operaia, l’inadeguatezza del sistema scolastico, le falle dell’amministrazione locale sono solo alcune delle tematiche che caratterizzano ciascuna delle 5 stagioni da cui è composta la serie tv, la cui città di ambientazione diventa essa stessa protagonista della vicenda.
La città di Baltimora emerge infatti anche dalla lingua utilizzata dai protagonisti della narrazione, il baltimorese, variante dell’americano tradizionale caratterizzata da espressioni volgari e rozze, parlata sia dagli spacciatori che dai politici locali, delineando al meglio il minuzioso e fedele affresco della storica città del Maryland.
Pur privati di questa preziosa peculiarità dal doppiaggio italiano, i membri della nostra Comunità di Recupero hanno saputo ugualmente apprezzare questa serie gioiello del panorama televisivo, consigliandone la visione a chiunque non sia ancora incappato nelle vicissitudini della speciale unità della polizia di Baltimora in lotta con la banda criminale a capo del più grande traffico di droga del paese.
6) Band of Brothers
Prodotta da Steven Spielberg e Tom Hanks, la serie HBO Band of Brothers ha innovato il genere drammatico storico attraverso il racconto delle atroci sofferenze di chi ha vissuto la guerra più devastante della storia sulla propria pelle, diventando in soli 10 episodi una serie pilastro del panorama televisivo. La drammaticità della vicenda e la sua accurata precisione storica rendono infatti Band of Brothers tra le migliori serie tv HBO della storia, nonché tra le visioni più intense ed emozionanti secondo i membri della nostra Community.
La storia vera della Easy Company, l’unità di paracadutisti scelti dell’esercito americano, è snocciolata nel racconto delle numerose battaglie affrontate dai protagonisti, arrivati poi a capo della fondamentale missione di conquista di Berchtesgaden. Come mostrato perfettamente dalla serie, i soldati non possono però considerarsi i veri protagonisti della vicenda, tanto quanto non riescono a esserlo fino in fondo del proprio destino: l’atrocità della guerra è proprio nel suo essere l’unica e insindacabile protagonista nel teatro della vita dei giovani combattenti.
La scelta di includere le interviste ai membri effettivi della Easy Company nell’introduzione e alla fine di ogni episodio, rende ancor più toccante questa straordinaria produzione HBO, confermandone al contempo l’accuratezza storica. Band of Brothers può essere senza dubbio definita, a detta dei nostri utenti, come la migliore serie sulla seconda guerra mondiale e sulla guerra in generale mai realizzata.
5) Six Feet Under
La toccante, commovente e struggente Six Feet Under ha lasciato un incolmabile vuoto in chiunque abbia guardato il suo epilogo, considerato dai nostri utenti tra i migliori finali nella storia della televisione. La serie drammatica ideata da Alan Ball non poteva quindi che attestarsi tra le migliori serie tv HBO di sempre a detta degli stessi, secondo i quali sarebbero poche le serie televisive a reggere il confronto in termini emozionali.
Protagonista della vicenda è il giovane Nate Fisher (Peter Krause), figlio di un impresario funebre che, in seguito alla morte del padre, decide a malincuore di diventare socio dell’azienda di famiglia insieme al fratello David. La morte è dunque al centro di ciascun episodio delle cinque stagioni da cui la serie è composta, tanto quanto lo è della vita stessa, di cui ne rappresenta il naturale epilogo. Attraverso dialoghi fittizi che i personaggi credono di avere con alcuni fantasmi, Six Feet Under mette a nudo tutte le paure dei protagonisti accendendo una luce sulla naturalità degli eventi e dell’esistenza.
Solo chi conosce la morte come la famiglia di becchini Fisher può infatti insegnarci l’accettazione della mancanza di logica della vita, il cui valore è dato dalla sola esistenza della sua fine. In Six Feet Under, vita e morte sono vicendevoli presupposti che non necessitano di religione per poter coesistere.