2) Midnight Mass
Crockett Island è un’isola in mezzo al mare, lontana dalla terraferma e, in qualche modo, dal resto del mondo. Come se la realtà all’isola seguisse, in maniera figurata, regole e tempi note solo ai suoi abitanti. Ma la comunità, ormai sempre più in declino, riflette perfettamente lo stato di isolamento di Crockett Island. Chiusi in se stessi, gli abitanti sono restii a qualsiasi forma di cambiamento. Non vedono di buon occhio i nuovi arrivati e si dimostrano bigotti e superstiziosi. Avviene quindi che la monotonia dell’isola venga bruscamente interrotta da un ritorno e un arrivo inaspettato. Il primo è quello di Riley Flynn, la pecora nera o il figlio prodigo, tornato sull’isola dopo aver scontato una pena per omicidio colposo. Il secondo è quello di Padre Paul Hill
Fede e ragione si scontrano in Midnight Mass, una delle migliori serie tv che trascende il genere horror per diventare una profonda riflessione sulla condizione umana.
E Midnight Mass (qui la nostra recensione) non è altro, in fondo, che un confronto tra due punti di vista, tra due uomini così simili e allo stesso tempo così distinti tra loro. Entrambi fuggiti dalla solitudine soffocante di Crockett Island per cercare, nel mondo di fuori, una risposta alle loro domande più intime. Nel mondo si sono confrontati tutti e due con un’oscurità diversa e ben più profonda di quanto si aspettassero. A Crockett Island sono tornati, invece, con una consapevolezza diversa l’uno dall’altro. Riley ha guardato le ombre dentro di sé e le ha accettate, venendo in qualche modo a patti con il male che vive in ognuno di noi. La logica governa le sue azioni, lì dove la fede cieca e disperata ha portato invece Padre Hill alla dannazione.
Di ritorno sull’isola, infatti, Paul Hill ha portato con sé anche il male incarnato. Un demone incontrato nel suo pellegrinaggio e scambiato per angelo. A questo mostro dai denti aguzzi, l’uomo di Chiesa affida tutto il suo gregge con un sorriso inconsapevole sul volto. In mezzo a questi due uomini, troviamo la terza protagonista di questo viaggio dantesco. Erin Greene rappresenta il connubio tra ragione e fede, tra logica e amore ed è lei quindi a reggere su di sé il peso del mondo e il destino dell’isola. Il monologo di Riley sull’esperienza della morte e successivamente quello di Erin sono riflessioni filosofiche potenti e spiazzanti che ci colpiscono come frecce appuntite.
3) Bates Motel
Prima di Psycho c’era Bates Motel. Conosciuta da pochi ma apprezzata da tutti quelli che l’hanno vista, la serie tv di Showtime è un prequel non ufficiale del film senza tempo di Alfred Hitcock. Il prequel, dunque, offre una nuova prospettiva sulla complessa relazione tra Norman Bates e sua madre Norma analizzando il loro rapporto tossico e le sue tragiche conseguenze. L’orrore, in Bates Motel, si cela dietro ogni sguardo, ogni tocco malsano, ogni gesto di amore portato all’estremo. Qui il confine tra amore e ossessione non è poi così sottile.
Il mondo ha fatto del male a Norma, trasformandola in un rapace feroce che protegge il proprio nido e la prole con le unghie e con i denti. Il primo, indimenticabile episodio ci immerge in queste atmosfere mettendo in chiaro, fin da subito, che il destino dei due protagonisti è inevitabile. Come due personaggi di una tragedia greca, Norma e Norman sono legati a doppio filo l’uno all’altro. Ci sono momenti in cui prima l’uno e poi l’altra tentano di mettere fine alla danza mortale cercando davvero di rompere il legame tossico e liberarsi. Ma non c’è scampo. Il timido e fragile adolescente Norma si è trasformato in in uno psicopatico con il complesso di Edipo mentre Norma si rende pian piano conto di cosa il suo amore abbia generato.
Sappiamo tutti molto bene cosa succederà nel futuro ma siamo comunque catturati e intrappolati nella rete di segreti, follia e mani che è Bates Motel.
Nella serie tv l’attenzione è tutta rivolta ai personaggi principali, laddove in Psycho è invece l’effetto sorpresa finale ad avere la meglio sulla narrazione. Norman e Norma sono due anime sciagurate, il cui destino è già scritto come in una delle più classiche tragedie greche. Più Norma cerca di tenere legato a sé il figlio, meno si rende conto che quella corda si sta man mano stringendo attorno al suo stesso collo. Quando, infine, realizza di essere lei stessa il dottore Frankenstein del suo mostro, ormai è troppo tardi. Le Parche hanno tagliato filo, la tragedia si chiude su queste maschere grondanti sangue e lacrime.