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5 Serie Tv horror che fanno più piangere che spaventare

4) AHS: Murder House

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La famiglia Harmon in AHS

American Horror Story: Murder House ha gettato le fondamenta per una delle serie horror più acclamate della televisione moderna. La serie tv horror di Ryan Murphy, arrivata alla sua dodicesima stagione (che potete vedere sul catalogo Disney+ qui) ha raccontato, stagione dopo stagioni, le migliori urban legend americane e non solo. Dalla casa infestata al manicomio, dal circo dei freak all’hotel dei vampiri, parlando poi anche di sette, di rapimenti alieni, patti con Satana, congreghe e molto altro ancora. Eppure, tra scivoloni più o meno vistosi, nessuna storia sarà mai tanto bella, commovente e agghiacciante come quella di Murder House.

Forse perché rimane pur sempre la prima o forse perché la osserviamo in retrospettiva con il filtro della malinconia che tutto perdona. Sta di fatto che, anche dopo dodici stagioni, Murder House rimane la migliore della serie tv horror di American Horror Story. La famiglia Harmon si trasferisce da Boston a Los Angeles per ricominciare dopo un periodo tumultuoso in cui l’unità del nucleo familiare è stata messa a dura prova. Ben, Vivien e la loro figlia Violet si stabiliscono così in una vecchia villa vittoriana, ignari del suo oscuro passato. Una premessa semplicissima, da manuale da film horror persino. Perché è evidente che la vicina di casa Constance abbia una strana connessione con la casa e che il giovane Tate nasconda un passato problematico.

Così come è ovvio che se la stagione si intitola Murder House, di certo le cose non fileranno lisce in questa serie tv horror.

Eppure, nonostante la nostra preparazione olimpionica da divoratori di film e delle migliori serie tv horror, rimaniamo totalmente impreparati alle emozioni e ai colpi di scena che la storia ci riserva. I personaggi di Murder House sono vittime delle circostanze tanto quanto sono perpetratori. La serie esplora la complessità morale, addentrandosi nelle zone grigie dell’animo e suggerendo come il male possa derivare da dolore, dalla sofferenza e dalla disperazione. Tate Langdon è l’esempio perfetto. Ragazzo problematico, innamorato sfortunato e “mostro” dalla tuta in latex. Tate è tutto questo ma anche molto di più. Un insieme di sentimenti malsani, pulsioni, sogni e speranze mai realizzati che si mischiano tra loro in un vortice oscuro che collide con quello di Violet.

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