The Bad Guy
- Disponibile su Prime Video
Molti dei discorsi fatti a proposito di Bang Bang Baby si possono replicare per The Bad Guy, pur riscontrando peculiarità espressive e narrative molto distanti. L’assunto di base, però, è in qualche modo associabile: cosa succederebbe se si inserisse un corpo estraneo all’interno di un’organizzazione mafiosa? Cosa succederebbe, soprattutto, se il corpo estraneo fosse profondamente estraneo, se non addirittura opposto? Ecco, se da un lato abbiamo una ragazzina di 16 anni che si ritrova a cambiar vita, dall’altra abbiamo un magistrato che si finge morto e si infiltra nei meandri di un clan mafioso.
Anche in questo caso, assistiamo a una destrutturazione di un tema affrontato troppo spesso con superficialità, seguendo le tracce di un antieroe che disvela la sua anima, presta il fianco a interpretazioni ambigue e a una progressiva discesa negli inferi. Tutto questo, con una chiave espressiva sovversiva e pulp, carica di ironica ma non per questo meno tensiva.
Dalla colonna sonora alla regia, passando per i dialoghi e le interpretazioni, tutto funziona benissimo dall’inizio alla fine della prima stagione (la seconda è in arrivo), regalandoci così una delle migliori serie tv italiane degli ultimi anni.
Sembrava difficile crederci, visto che a una prima occhiata sarebbe sembrata una serie come tante altre, ma The Bad Guy è davvero un unicum del panorama italiano e internazionale.
Se poi il protagonista è Luigi Lo Cascio, uno di quegli attori che non scelgono mai un ruolo per caso, il gioco è fatto: nasce un prodotto incatalogabile, destinato a non avere figli dopo non aver avuto padri.
Mare Fuori
- Disponibile su Netflix e RaiPlay
Oh, no: cosa ci fa Mare Fuori dopo tre serie come Christian, The Bad Guy e Bang Bang Baby? Questo si domanderà qualcuno, e non abbiamo dubbi a riguardo.
Ma il pezzo non è incentrato sulle migliori serie tv italiane degli ultimi anni, bensì sulle più sorprendenti.
Potremmo discutere a lungo anche a proposito dell’inserimento di Mare Fuori in una potenziale prima lista, però il punto è un altro: al di là di come la si pensi a riguardo, quel che è certo è che Mare Fuori è stata una delle sorprese più grandi degli ultimi anni.
Dopo aver navigato per due anni su RaiPlay e sulla tv generalista senza trovare la consacrazione definiva, Mare Fuori è esplosa grazie a Netflix. Abbiamo già analizzato il fenomeno in un articolo di qualche tempo fa, mentre ora ci concentriamo sull’impatto pazzesco che ha avuto sul pubblico. Mare Fuori, un teen drama sui generis ambientato in un IPM di Napoli, ha offerto (soprattutto nelle prime due stagioni) una narrazione alternativa del sistema carcerario italiano, creando un microcosmo di personaggi e situazioni che hanno stregato il pubblico più giovane e attirato l’attenzione del pubblico più esperto. Un successo fragoroso, certificato da numeri piuttosto inusuali per le produzioni Rai, e che si è espresso attraverso trend dominanti sui social e un hype globale pazzesco.
Risultato? Mare Fuori, arrivata alla quarta stagione, si allontana dai canoni delle fiction tradizionali e “svecchia” la platea generalista della Rai, trovando nuova linfa in un nucleo di personaggi riconoscibili e dinamiche che, tuttavia, hanno progressivamente spostato la serie su binari più familiari. Non apprezzati da tutti, ma di sicuro impatto. Piaccia o meno, è inevitabile fare i conti con Mare Fuori. Abbiamo bisogno, d’altronde, di prodotti di qualità, ma anche di prodotti che sappiano massimizzare il successo apportando qualcosa di nuovo: Mare Fuori, nel bene e nel male, l’ha fatto e lo farà ancora.