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9 interessanti miniserie che purtroppo non hanno mai ottenuto in Italia la fama che meritano 

8) Station Eleven

Una scena tratta da Station Eleven
credits: HBO
HOS Histories

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Station Eleven è una brillante miniserie distopica prodotta da HBO Max e distribuita in Italia da StarzPlay nel 2022 tratta dall’omonimo romanzo di Emily St. John Mandel. Composta da dieci episodi, racconta le conseguenze di una pandemia letale che decima l’umanità e, vent’anni dopo, segue le storie intrecciate di alcuni sopravvissuti. Ma Station Eleven non è l’ennesima serie apocalittica: è una riflessione poetica, dolente e luminosa sulla memoria, sull’arte e sulla necessità umana di raccontare storie. Il cuore pulsante della narrazione è Kirsten, interpretata magistralmente da Mackenzie Davis, attrice itinerante di una compagnia teatrale che porta Shakespeare nei villaggi di un’America disgregata. Accanto a lei, ruotano altre figure, alcune legate al passato, altre al presente, tutte unite da un filo invisibile che ha origine in un libro: Station Eleven, diventato testo di culto in questo nuovo mondo.

La serie si distingue per il suo tono intimista. Ma anche per l’uso sapiente di salti temporali e per un’estetica raffinata, fatta di silenzi, natura che riconquista il cemento e interni spogli attraversati da fantasmi emotivi. Station Eleven parla di lutti, ma anche di rinascite. Mostra quanto l’arte e la cultura siano strumenti di resistenza e guarigione, anche (e soprattutto) quando tutto sembra perduto. La colonna sonora eterea, la regia ispirata e una scrittura attenta ai dettagli emotivi rendono questa miniserie un’esperienza profondamente toccante. A tratti malinconica, a tratti visionaria. Riesce a sfuggire alle convenzioni del genere post-apocalittico per diventare qualcosa di unico: un’ode alla fragilità e alla bellezza dell’essere umano. Probabilmente per la sua complessità, in Italia Station Eleven è rimasta una serie di nicchia. La distribuzione limitata su una piattaforma meno accessibile e la mancanza di un’adeguata promozione l’hanno relegata al margine del discorso seriale, nonostante la sua qualità altissima.

9) Chiudiamo questa lista parlandovi A Very English Scandal, un altro gioiello nascosto nei meandri delle miniserie sottovalutate in Italia

Scena tratta da A very english scandal
credits: BBC

A Very English Scandal è una miniserie britannica prodotta dalla BBC nel 2018. Composta da soli tre episodi, racconta una vicenda realmente accaduta che sconvolse l’opinione pubblica inglese negli anni Settanta. Il caso giudiziario e politico che coinvolse Jeremy Thorpe, carismatico leader del Partito Liberale, accusato di aver organizzato il tentato omicidio del suo ex amante Norman Scott. Interpretato da Hugh Grant in una delle sue performance più raffinate, Jeremy Thorpe è un politico brillante, ma disposto a tutto pur di proteggere la propria reputazione. Questo in un’epoca in cui l’omosessualità era ancora uno stigma pubblico. Il suo ex amante, Norman Scott – portato in scena con grande sensibilità da Ben Whishaw – è invece una figura fragile e imprevedibile, al centro di una relazione che da intima diventa esplosiva. La forza della serie sta nel tono in bilico tra dramma e satira.

A Very English Scandal riesce infatti a raccontare un caso giudiziario complesso con ritmo, ironia e intelligenza, senza mai cadere nella caricatura o nel moralismo. Russell T. Davies costruisce una sceneggiatura brillante, che riflette sulle ipocrisie della politica, sull’omofobia istituzionalizzata e sul potere della stampa. Mentre il regista Stephen Frears dirige con eleganza e misura, restituendo perfettamente l’atmosfera dell’Inghilterra degli anni Sessanta e Settanta. Il risultato è un ritratto amaro e affascinante di una società che cambia, e di un uomo intrappolato tra ambizione, paura e segreti inconfessabili. Hugh Grant, qui lontano dai ruoli romantici a cui era associato, dimostra una sorprendente profondità, mentre Whishaw offre una performance di straordinaria empatia. In Italia, però, A Very English Scandal ha ricevuto un’attenzione limitata. La sua distribuzione su piattaforme meno popolari e una promozione quasi assente ne hanno compromesso la visibilità. Nonostante i premi e il plauso della critica internazionale, la serie non è mai davvero entrata nel radar del grande pubblico italiano.

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