Quando Michael Scott era venuto a conoscenza che la prossima convention nazionale della Dunder Mifflin Paper Company si sarebbe tenuta in California, nei pressi della Città degli Angeli, la sua mente aveva iniziato a immaginare scenari che noi umani non possiamo nemmeno provare a comprendere, fatti di sogni di gloria, celebrità , gite in barca e grandi serate alcoliche trascorse in compagnia di tutti i suoi dipendenti in libera uscita. Arrivato sul luogo il manager regionale della filiale di Scranton non perde tempo e subito dichiara ai suoi colleghi di The Office che quella sera avrebbe offerto da bere a tutti in un locale esclusivo, famoso in tutti gli Stati Uniti per essere frequentato dalle più note star di Hollywood. Toby, spesso considerato l’ultima ruota del carro di The Office, aveva provato ad avvertirlo che senza prenotazione non sarebbe andato da nessuno parte, ma per tutta risposta Michael Scott aveva alzato gli occhi al cielo e risposto “Tu sei un ammazza-gioia professionista e nessuno ti ha invitato”. Non vi stupirà scoprire che Toby aveva ragione e che, alle ore 21 di un mercoledì di ottobre, i dipendenti dell’ufficio meno produttivo del paese si trovano a dover fare i conti con un buttafuori molto divertito dalla loro pretesa di entrare senza aver prenotato con mesi d’anticipo e sono quindi costretti a ripiegare su un piccolo pub in fondo alla strada, dentro il quale una famiglia allargata e rumorosa – una vera Modern Family – si era ritrovata per festeggiare la chiusura di un affare importante della compagnia di armadi di famiglia.
Preparatevi a trascorrere una serata di ordinaria follia insieme alla famiglia più moderna d’America, alle prese con i protagonisti di The Office e la loro travolgente indolenza.
Una volta sedutosi al tavolo con i suoi poco entusiasti colleghi, Michael Scott non ci aveva messo molto a intromettersi nella conversazione portata avanti al tavolo affianco dalla famiglia Pritchett-Dunphy-Tucker senza che nessuno glielo avesse chiesto, provocando grande imbarazzo in ognuna delle persone dotate di buon senso sedute nel locale (quindi non molte) e dando inizio allo strano incontro tra due mondi che non avremmo mai potuto nemmeno sperare si incontrassero: quello di Modern Family e quello di The Office.
Come qualsiasi fan dei due mockumentary più famosi della televisione non avrà alcun dubbio a credere, Michael Scott si trova subito perfettamente a suo agio con Phil Dunphy, una delle poche persone sulla faccia del pianeta altrettanto infantile, testarda, esilarante e con un’innata propensione al compiere scelte impulsive salvo poi pentirsi nel giro di minuti. I due non ci mettono molto a coinvolgere buona parte della compagnia in un torneo di freccette, gioco al quale nessuno dei due ha mai davvero giocato in precedenza, ma che entrambi ritengono essere talmente semplice da non richiedere alcun sforzo. E così, quasi senza accorgersene, Phil Dunphy e Michael Scott si trovano eliminati dopo il primo turno insieme a Kevin Malone e passano il resto della serata seduti in un angolo a parlare delle loro vite sentimentali mentre Cam, Oscar, Darryl e Creed si contendono la vittoria dell’ambito titolo di re delle freccette a suon di tripli 20.
Ovviamente Cameron Tucker, il solo rappresentante di Modern Family rimasto in gara, un uomo il cui passato da sportivo non è mai stato un mistero, si rivela un vero campione anche a freccette, gioco che era solito praticare ogni sabato sera nei peggiori bar del Missouri. Un talento, quello di Cam, che secondo un perspicace Kevin lo avrà senza dubbio portato a “conquistare molte pollastrelle”. L’unico vero sfidante di Cam è Creed, che in una fase misteriosa e piuttosto confusa della sua vita racconta di aver trascorso 5 anni in Colombia in compagnia soltanto di Pablo Escobar e di un set per giocare a freccette. Infatti, sebbene ancora in gara, né Darryl, né Oscar, convinto di conoscere una tecnica infallibile basata su inconfutabili calcoli matematici, sono in grado di competere con i due sopracitati campioni e presto la partita si risolve in uno scontro a due che andrà avanti fino alla chiusura del pub.
Sedute a un tavolo poco distante, Gloria e Claire si ritrovano presto importunate da un determinato Ryan Howard, il precario divenuto capo divenuto stagista di The Office, che incurante della presenza di Jay Pritchett e Phil Dunphy nel locale decide di fare un tentativo per conquistare due delle donne più attraenti che abbia mai visto. Tuttavia, sceso a patti con l’inevitabile doppio due di picche ricevuto, Ryan non si perde d’animo e inizia a parlare alle due di Wufph.com, un brillante nuovo sito internet sul quale le due non possono perdere l’occasione di investire. Purtroppo per lui, l’arrivo di Mitch e della sua competenza in materia di frodi digitali interrompono il sogno idilliaco portato avanti da Ryan di avere parte di protagonisti di Modern Family tra gli investitori di Wufph.com in un futuro prossimo, lasciando lo stagista sempre più disperato e a corto di denaro.
Dall’altra parte del pub, sedute su dei divanetti di dubbia provenienza, le sorelle Dunphy fanno la conoscenza della crème de la crème delle dipendenti della Dunder Mifflin. E non è un caso che la conversazione, inizialmente non esattamente scorrevole, si accenda nel momento in cui la reginetta di Modern Family Haley Dunphy trova qualcuno con cui condividere la sua passione per la vita delle celebrità : Kelly Kapoor, colei che una volta per Halloween si è travestita da Kate Middleton in abito da sposa. Le due iniziano un acceso dibattito sul recente scandalo che ha coinvolto Adam Levine dei Maroon 5 e sua moglie Behati Prinsloo, discussione alla quale non mancano di prendere parte anche Meredith (“Cosa farei se mi trovassi quell’Adam davanti”), Phyllis (“Non capisco cosa ci trovino le ragazze in lui, Bob Vance della Vance Refrigeration ha molto più fascino”) ed Erin (“I Maroon 5 sono quelli che cantano Wonderwall? Li adoro”). Pam Beesly e Alex Dunphy cercano di spostare senza successo il focus del discorso sulle conseguenze della mercificazione del dramma altrui e la spettacolarizzazione del tradimento portata avanti dall’industria del pettegolezzo, senza però che questo riesca in alcun modo a cambiare la direzione intrapresa dalla conversazione.
In un angolo, davanti a un tavolo sul quale è presente un numero di bicchieri da shot pieni fino all’orlo superiore alla media di kilogrammi di pasta pro capite consumati in Italia ogni anno, Jim Halpert convince Dwight e Andy a sfidarsi in un gioco alcolico per determinare chi dei due è l’unico vero maschio alfa dell’ufficio. Sotto quello stesso tavolo, attenti a non farsi scoprire, ci sono Luke Dunphy e un poco convinto Manny Delgado, intenti a cercare di rubare i bicchieri pieni di alcol senza che nessuno – nemmeno Phil Dunphy – se ne accorga.
E se è vero che nel pub californiano l’allegria regna sovrana e ci sente accolti come in famiglia, non si può certo dire che si stiano tutti divertendo. Seduti al bancone, in rigoroso silenzio davanti a un buon pretzel e un boccale di birra, Jay e Stanley si rivolgono la parola solo per commentare la qualità dello spuntino (“Non male questo pretzel”, “Già ”), mentre ritrovatesi fuori dal pub alla ricerca di aria pulita e di un po’ di pace, Angela e Lily commentano così la serata:
“Avevo già a che fare con un branco di idioti rumorosi. Ora sono raddoppiati.”
“A chi lo dici. Spero che per Natale i miei padri si decidano a regalarmi quelle cuffie anti-rumore di cui parlano sempre.”
La serata trascorre veloce per (quasi) tutti e presto il gestore del pub, abituato a chiudere ben prima della mezzanotte, si prodiga per far sgomberare il locale, mettendo la parola fine al felice incontro tra i protagonisti di Modern Family e quelli di The Office. Phil Dunphy e Michael Scott promettono di rimanere in contatto e Kelly e Haley iniziano a seguirsi a vicenda su Instagram, ma la verità è che sono tutti consapevoli che difficilmente la magia di quella serata potrà essere ritrovata in un’altra occasione. Il che, se vogliamo essere sinceri, non è poi così un male: significa che l’incontro tra le due famiglie sarà sempre ricordato come voluto destino, come una parentesi indimenticabile in una vita ordinaria e non per questo meno ricca di avventure.