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I 7 monologhi delle Serie Tv che ci porteremo dentro per sempre

3) Josiah Bartlet – The West Wing 2×22

L’episodio 22 della seconda stagione di The West Wing è sicuramente uno dei migliori episodi della serie tv che vede protagonista il presidente Bartlet e una delle migliori scene mai trasmesse su piccolo schermo. Il genio della penna di Sorkin si declina nell’uso del latino, nel confronto tra l’uomo più potente del mondo che si rivolge direttamente in lingua antica verso l’Altissimo. La rappresentazione più accurata di una crisi di fede che sia mai stata raccontata in una serie tv. Non importa quanto tu sia devoto, ci sarà sempre un momento nella tua vita in cui ti arrabbierai per qualcosa, e va bene così, perché – anche se sei presidente degli USA – sei un uomo fallace. Tutta l’umanità è piena di dubbi, a volte uno riesce a superarli, a volte no e questa scena è perfetta nel rappresentare quel dolore, quel conflitto interno, quel pathos che nasce quando non ci è concesso di capire perché sia successo ciò nella vita. Una scena che ci ha segnato il cuore: grazie, The West Wing.

4) Dottore – Doctor Who 8×04

Una puntata incredibile di Doctor Who in cui Peter Capaldi s’interroga sugli strumenti che l’evoluzione ci ha fornito per difenderci o procacciarci il nutrimento, e improvvisamente viene colto da un’intuizione: è possibile che esistano creature il cui balzo evolutivo consiste nel rendersi invisibili, e che quindi esistono al nostro fianco senza che noi ce ne accorgiamo? Le misteriose “creature” a cui il Dottore dà la caccia, presenze fantasmatiche che si muovono ai margini dello sguardo, non sono una minaccia concreta, bensì una personificazione di terrori ancestrali che tormentano l’individuo nelle fasi più suggestionabili dell’esistenza (l’infanzia e la vecchiaia), a cui diamo una raffigurazione percepibile nella forma di spettri, mostri o altre entità che si nascondono sotto il letto durante la notte, momento privilegiato per l’emersione dell’irrazionale. Il nucleo del discorso consiste nel fatto che persino il Dottore, nonostante la sua esperienza secolare e il suo ingegno prodigioso, sia affetto dalle medesime paure, e sia in tal senso riconducibile alla fragilità della natura umana.

5) Rusth Cohle – True Detective 1×08

C’è solo una storia, la più antica: la luce contro l’oscurità. Questa la chiusura della prima iconica stagione di True Detective, la conclusione della storia di Rust e Marty. Prima dell’eterno duello tra luce e oscurità, però, c’è la storia di un nuovo sogno, quello in cui il personaggio di Matthew McConaughey racconta la vicinanza alla morte, il contatto con i suoi cari che se ne sono andati. Una struggente sequela di parole che si concludono in un pianto profondo quanto l’oscurità tangibile raccontata da Rust. Due minuti di parole ininterrotte che concentrano la maestria di Nic Pizzolatto e lo stesso attore nel raccontare con parole, espressioni e recitazione una storia immensa, una storia che è nient’altro che amore. La parola capolavoro è troppo spesso utilizzata a sproposito, ma la prima stagione di True Detective è a tutti gli effetti un masterpiece del piccolo schermo.

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