Cosa stavate facendo voi nel 1996??? Io probabilmente stavo giocando in cortile con le barbie e all’ora prestabilita sarei salita in casa a sciropparmi l’ennesima puntata di Dial MTV, dove avrebbero trasmesso ancora questa selezione di video deprimenti (eh sì ragazzi, si era ancora nel vortice grunge di inizio decennio) e anche un po’ meno: Oh yeah degli Ash, Wonderwall e Don’t look back in anger degli Oasis ( pezzoni!), Country house e Charmless man dei Blur , Spaceman dei Babylon Zoo e via discorrendo. Ma questo ritorno al passato non serve solamente a far(mi)ci rendere conto che vent’anni sono passati in un battibaleno, ma ad introdurre una serie che in Italia è ancora inedita e la si può vedere solo in rete in lingua originale: My Mad Fat Diary
My Mad Fat Diary è una serie andata in onda sul canale britannico E4 dal 2013 al 2015, il cui titolo prende spunto dal compito assegnato dallo psichiatra alla protagonista, Rachel Earl, internata in ospedale per quattro mesi in seguito ad un tentativo di suicidio. Non è il solito teen drama, qui si piange davvero. Rae è obesa e ha sedici anni: alle superiori viene bullizzata dalle sue compagne per via della forma fisica e, come tutti a quell’età, non ha la mente sufficientemente lucida per capire che quello è solo un momento della sua vita. A seguito del suo tentativo di suicidio, viene ricoverata in ospedale e sua madre tiene nascosta la cosa come la figlia le ha chiesto, ma poi tutto verrà a galla negli episodi successivi.
Fortunatamente Rae non è sola, ha degli amici che in molte occasioni le mostrano di essere davvero affezionati a lei: Chloe, sua amica d’infanzia, all’apparenza un po’ oca ma molto protettiva, Archie, sua iniziale cotta e dopo uno dei suoi migliori amici, Tix, sua confidente dell’ospedale. Oltre ai suoi coetanei Rae può contare anche su sua madre, con la quale non sempre le cose vanno per il meglio, e su Kester, lo psichiatra che la segue nel suo percorso di guarigione. Le vicende narrate a volte sono esilaranti, ma a volte sanno veramente toccare quella piccola parte molliccia di noi che è stata tanto maltrattata durante l’adolescenza per un motivo o per un altro, commuovendoci fino alle lacrime.
Altro punto a favore di My mad fat diary, che purtroppo è durata solo tre stagioni, è la colonna sonora: essendo la protagonista una grande appassionata di musica, gli spettatori vengono catapultati nel Britpop anni ’90: Stone Roses, Oasis, Blur, Suede, utilizzati non solo come sottofondo ma anche come parti importanti della trama.