Lo sappiamo bene: spesso i personaggi delle Serie Tv sono lo specchio della nostra vita, della nostra essenza. In loro riusciamo a ritrovare delle peculiarità o dei fattori che sentiamo vicini o lontani da noi, e non importa quanto la vicenda possa essere surreale. Le loro caratterizzazioni sono fondamentali per narrare una storia nel migliore dei modi. La loro costruzione – sia mentale che caratteriale – se fatta bene conferisce un valore aggiunto allo show. In alcuni casi Netflix in questo senso ha sbagliato tirando fuori dei personaggi che non sono mai riusciti a convincerci (vi lasciamo la classifica qui) ma altrettante volte la piattaforma è riuscita a sfornare delle essenze interessanti, particolari, iconiche e affascinanti che sono riuscite a farci affezionare a loro.
Vediamo insieme i 10 migliori personaggi delle Serie Tv Original Netflix tramite una classifica, e fateci sapere quali sono i vostri preferiti!
10) Eleven, l’iconico personaggio dell’Original Netflix Stranger Things
Eleven – direttamente dalla Serie Tv Original Netflix Stranger Things – è uno dei personaggi più iconici della piattaforma streaming.
Stranger Things è uno dei prodotti più apprezzati nel catalogo degli Original e la ragione ha alla base due caratteristiche fondamentali: la costruzione affascinante della storia della serie e l’iconicità dei personaggi. In questo senso il miglior esempio è riscontrabile nel personaggio di Eleven, la protagonista. Fin dal primo episodio si mostrerà in due modi: un’eroina che cerca di gestire i suoi poteri, e una bambina – sprovvista di un passato sereno – che impara a vivere nel mondo umano fatto non solo più di laboratori e malvagità, ma anche di amici, amore e famiglia. Più Stranger Things va avanti più Eleven cresce e si fa strada verso l’adolescenza. In assoluto questo è uno degli aspetti che più contribuisce a rendere questo personaggio uno dei migliori: assistiamo alla sua maturazione, la vediamo coltivare i rapporti e le stiamo accanto di fronte a tutte le tappe che la porteranno a essere un’adolescente.
Eleven non ha mai sognato di essere un’eroina, ma lo è sempre stata senza troppi sforzi. Il sangue da salvatrice scorre nelle sue vene e questo è tangibile fin dalla prima stagione. Il suo carattere è dinamico: inizialmente sembrerà ambigua, inaffidabile, ma poi – con il tempo di un paio di episodi – sarà tangibile il suo lato umano che inizialmente sembrava quello meno prevalente per via della sua difficoltà al rapportarsi al mondo dopo aver vissuto la sua vita in preda a esperimenti da laboratorio.
Stranger Things ha creato un personaggio iconico, un’eroina anti convenzionale che è riuscita a imporsi nel nostro mondo dando a nuovi travestimenti: carnevale non è più solo Mia Wallace o mantelli, ma anche vestito rosa e parrucca bionda.
9) Lady Diana – The Crown
Netflix grazie alla Serie Tv The Crown è riuscito raccontare una delle storie che più ha affascinato il mondo, quella di Lady Diana.
Certo, non è un personaggio creato dalla piattaforma e questo potrebbe essere un motivo per non considerarlo all’interno di questa classifica, ma la realtà è che la costruzione di Diana all’interno della serie non ha lasciato dubbi dandoci un risultato più che credibile.
La quarta stagione mette al centro di tutto la sua storia all’interno della Famiglia Reale e lo fa senza l’intenzione di romanzare o estremizzare raccontando solo ciò che sappiamo e che la stessa Diana ha rivelato. Fin dal suo arrivo nella serie la ricostruzione degli eventi ci affascina e ci aiuta ancor di più a empatizzare con una donna che prima di essere una principessa era una persona. Questo dettaglio – da sempre lampante agli occhi del mondo – è stato raccontato con estrema delicatezza all’interno di The Crown.
Non è semplice decidere di dar vita a un personaggio come questo, eppure Netflix è riuscita a vincere questa sfida grazie anche e soprattutto all’interpretazione magistrale di Emma Corrin che – con i suoi occhi – è riuscita a trasmetterci tutta la vulnerabilità e l’inquietudine che ha vissuto la giovane principessa fin dalla sua entrata al palazzo.
8) Ottavo posto per Gilbert Blythe, il futuro dottore di Chiamatemi Anna
Chiamatemi Anna è una delle Serie Tv Netflix che più ha lasciato perplessità rispetto alla sua conclusione. In molti, infatti, non erano pronti a salutarla dopo solo tre stagioni, ma volente o nolente questo è stato il suo destino. Per fortuna, però, in mezzo a questa chiusura anticipata una cosa bella è rimasta comunque: Gilbert Blythe.
Un posto in questa classifica era doveroso per Gilbert Blythe. Fin dal primo momento il ragazzo è una vera e propria boccata d’aria fresca all’interno della Serie Tv. Tutti criticano, giudicano e deridono la nuova arrivata – Anna – ma non lui. Il suo personaggio è uno dei più maturi e intelligenti: non si lascia mai travolgere dalle cattiverie, ha un carattere forte e allo stesso tempo emotivo. La sua crescita all’interno della serie è tangibile e lo rende a tutti gli effetti uno dei personaggi che più compie un’evoluzione.
La sua storia d’amore con Anna ha dovuto aspettare tre stagioni per concretizzarsi, ma nonostante gli screzi e gli allontanamenti Gilbert le è sempre stato vicino fungendole da spalla.
Il suo personaggio spicca anche per le sue ambizioni e ostinazioni: vuole fare il medico e questo obiettivo è mosso dal suo lato umano e generoso nei confronti di tutti i personaggi. Ogni qualvolta che qualcuno ha bisogno di lui – non importa quanto sia grave la questione – Gilbert cerca di fare il possibile per risolvere la situazione. Unisce la razionalità e il buon senso alla sua parte emotiva e dà vita a soluzioni ingegnose che ci fanno dimenticare che in realtà lui sia un adolescente.
7) Elizabeth Harmon, la campionessa degli scacchi
La Regina Degli Scacchi è la Serie Tv Netflix rivelazione del 2020. Il settimo posto della protagonista in questa classifica suona come un vero e proprio scacco matto.
Beth è un personaggio estremamente complesso dotato di tante sfumature che la rendono interessante e accattivante. Non cade mai nel banale e la sua vena ambigua contribuisce a renderla una delle migliori creazioni della piattaforma. Con il passare degli episodi assistiamo a tutti effetti all’evoluzione di una ragazza che da bambina diventa una donna pronta a sfidare ogni proprio limite. Questo percorso di formazione – che inizia fin da quando è solo una bambina fredda e distaccata – porterà la protagonista a diventare una donna che vuole affermare il proprio valore sia di fronte alla scacchiera che fuori da essa.
Alla fine della serie quello che abbiamo di fronte è un personaggio libero, finalmente pronto a essere se stesso. Non ha più bisogno di allontanare le persone da lei perché adesso si sente pronta abbastanza per vivere davvero in mezzo al mondo senza essere vittima delle sue vulnerabilità, ma dominatrice.
6) Esty – Unorthodox
Unorthodox è una miniserie Original Netflix, libera esattamente come Esty, la protagonista che – con la sua libertà – si guadagna il sesto posto di questa classifica.
La diciannovenne Esty è una ragazza di fede ultra-ortodossa chassidica che vive nel quartiere di Williamsburg, a Brooklyne. La sua libertà d’espressione in questo posto viene perennemente messa a tacere: niente musica, niente canto o studio. Le sue ambizioni si concentrano nell’unico obiettivo di sfornare figli, tutto il contrario di quello che la giovane vorrebbe fare. Proprio per questo motivo Esty decide di abbandonare questa vita per trasferirsi in Germania con la speranza di poter ricominciare da capo e fare tutto ciò che ha sempre voluto con libertà.
Stiamo parlando di una miniserie fatta di sole quattro puntate, eppure il suo personaggio riesce a evolvere e crescere più di quanto facciano altri in Serie Tv da venti puntate e otto stagioni. Ostinata, coraggiosa e pronta a creare sopra ogni limite una strada per superarlo. Non è questione di ribellione, non è questo l’obiettivo di Esty. Ciò che fa non è limitabile a un concetto di denuncia del sistema in cui abitava, ma solo un cammino per fare ciò che ha sempre voluto. Quello che si apprezza fin dal primo momento della sua essenza è proprio questo: non si soffermare a giudicare ciò che non comprende, ma trova il modo per fare ciò che ha sempre voluto senza guardarsi intorno. Per lei conta la sua libertà, la sua voglia di cultura e di pace interiore e non esiste motivo più valido per fare di se stessa una rivoluzione.
5) Hannah Kahnwald – Dark
Dark è una delle storie più complesse mai raccontate da Netflix. Oltre tutte le date, gli schemi e le difficoltà, la serie mette al centro di tutto la vulnerabilità di tutti i personaggi. In questo senso Hannah Kahnwald riesce a imporsi nella scena in ruolo ambiguo e non sempre piacevole, ma estremamente affascinante.
Hannah non è uno dei migliori personaggi degli Origanal Netflix per via del suo carattere o di una bontà che siamo riusciti a cogliere dentro la sua essenza. Non è buona, è arrabbiata. Fin da piccola ha sofferto e il primo amore che ha conosciuto – che è poi lo stesso che si porterà dietro per anni – è quello non corrisposto. Questo sentimento che ha sempre provato per Ulrich l’ha portata sempre a un passo verso la follia: perché non la voleva? Cosa le mancava?
Queste domande nascono perché Hannah è insicura, affranta. Tutto il dolore che ha ricevuto l’ha distrutta talmente tanto da farla diventare quello che adesso è: la vendetta in persona. Disconosce il significato della parola responsabilità, e non è importante quanto questa si riveli necessaria. Agisce secondo le regole che la sofferenza le ha imposto, e non ha paura di essere cattiva.
Il punto è che il suo personaggio è così complesso che nasconde sotto ogni azione diverse sfumature che portano a un bivio: o la si ama, o la si odia. Non esistono vie dei mezzo nei suoi confronti e questa è la base che le permette di essere qualsiasi cosa lei voglia. In alcune puntate è stabile, in altre è completamente fuori di testa ma noi non ci chiediamo mai nulla di fronte a tutto ciò: sappiamo che è normale. Lei sceglie cosa essere ogni giorno, mantenendo salda però la sua essenza contaminata dal dolore, lo stesso che muove tutte le sue azioni.
4) Marty Byrde – Ozark, l’apparente calma piatta di Netflix
A un passo dal podio troviamo lui, Marty Byrde. Direttamente da Ozark, il protagonista ci mostra quanto l’apparenza non sempre sia lo specchio della realtà.
Inizialmente la vita di Marty è colma di tutto ciò che ha sempre voluto: stipendio gratificante, una moglie bellissima con cui ha avuto due figli, un lavoro che lo soddisfa e un’ottima abitazione da sfoggiare con colleghi e amici. Le cose però nell’idilliaca vita del protagonista cambiano e hanno bisogno di essere rimesse al loro posto: questo significa illegalità, significa rischio, significa che ogni giorno si ha qualcosa da perdere. Eppure Marty è un personaggio che sa come non impazzire, come mantenere la calma piatta e continuare a resistere.
In tutte le situazioni che vive le cose si fanno sempre più complicate ma tutte le difficoltà dovranno vedersela con la sua essenza. Riesce a salvarsi da loro grazie a un autocontrollo che all’apparenza non si riesce a intravedere: sembra debole e sull’orlo della disperazione. Ma il punto fondamentale sia della serie che suo è che l’apparenza non fa altro che ingannarci. Sa gestire i suoi istinti, sa essere l’equilibrio che manca a Wendy e sa anche come gestire quel malsano mondo in cui sono finiti. Ha imparato a essere la soluzione, a perseverare a non arrendersi. Riesce a essere forte senza alzare la voce e impara qualcosa ogni volta che sbaglia. Non è un eroe, non è un cattivo. È solo un umano che ha imparato a non essere più una vittima degli impulsi emotivi o dei disastri che accadono dentro il suo mondo riuscendo – con temperanza ed equilibrio – a imporsi a ognuno di loro.
3) Wendy Byrde – Ozark
Arriviamo finalmente al podio con uno dei personaggi che più ha cambiato le regole dell’antieroe: Wendy Byrde, direttamente dalla Serie Tv Original Netflix Ozark.
“È sempre meglio essere quello che impugna l’arma che chi scappa da chi è armato.”
Wendy Byrde
Già questa citazione basterebbe per far comprendere l’essenza di Wendy. Inizialmente quasi innocua, si trasforma in un turbine che non scappa mai di fronte a nessuna situazione, non importa quanto sia pericolosa. Questo aspetto è uno di quelli che più evidenzia la sua evoluzione da vittima a carnefice. Si innamora della vita criminale anche se questa potrebbe spezzare in due la sua famiglia: lei gioca per vincere la partita, e non importano i rischi.
La protagonista femminile di Ozark è ben consapevole della propria intelligenza e la sua ambizione è la forza che più la traina verso ogni tipo di situazione. Non ha paura ad affrontare il destino che le si pone di fronte perché sa di essere molto più forte di lui. Al tempo stesso – così innamorata del potere – è lei stessa a creare situazioni difficili. Quando parliamo di lei parliamo dell’evoluzione e della rinascita di un personaggio a cui non è mai importato fare le cose secondo standard prestabiliti: non è importante come, ciò che conta è vincere la battaglia. In questo senso diventa l’esatto opposto di Marty: prevarica la sua calma, il suo ruolo. Non ha bisogno di silenzio, ma di chiasso. Non è facile essere Wendy – la stessa che è sempre sul piede di guerra e non vuole concedersi a nessuna debolezza – ma lei lo fa così bene che sembra quasi essere semplice.
2) Tony Johnson – After Life
Secondo posto per Tony Johnson, il protagonista della Serie Tv Original Netflix After Life.
Quella di After Life è una storia che assume le forme di una convalescenza. Tony si ritroverà a essere completamente da solo senza sua moglie e non è importante quanta gente accanto cerchi di non fargli pesare l’assenza, senza lei è tutto più vuoto. Tony piace e piace perché non idealizza quello che nella vita di tutti i giorni è un vero e proprio trauma. Lo vive chiudendosi in se stesso, non si comporta da eroe. Umanamente si lascia sopraffare dal dolore senza la presunzione di poterlo sconfiggere. Perché Tony vuole stare male, ha bisogno di coltivare quella sofferenza. L’obiettivo della serie non è quello di metterla da parte o aiutare Tony a innamorarsi di qualcuna e fargli dimenticare la moglie, ma di aiutarlo a vivere una vita in cui starà sempre male, sempre con un pezzo mancante.
Tony accetta il dolore e si rifugia in esso scavando dentro di lui una fossa in cui solo da solo può stare. In molti cercano di entrare e fargli compagnia, alcuni ci riescono anche, ma nessuno può pretendere di rimanere lì accanto a lui. Il dolore che prova è l’ultima cosa vitale che conserva di sua moglie, l’ultima cosa che gli ha lasciato. Episodio dopo episodio Tony va avanti nei giorni e riesce a trovare il metodo per soffrire scovando in questo stato mentale un’abitudine: è come bere acqua quando hai sete, come mangiare quando hai fame. Il dolore è un’abitudine adesso, e questo sarà il modo per conviverci sorridendo ancora qualche volta.
1) BoJack Horseman, il cartone animato Netflix più umano che mai
Primo posto per BoJack Horseman, il cavallo antropomorfo che ha conquistato tutti malgrado la disperazione che inietta nelle nostre vene.
La verità è che questo è un primo posto ambiguo a cui nessuno può dare una spiegazione se non che sia proprio questa impossibilità a regalargli tale posizione. Perché la verità è che nessuno sa perché ama BoJack Horseman, e nessuno sa per quale motivo ci si ritrovi estasiati di fronte ai suoi drammi. Empatizzi, lo capisci, lo giudichi, lo ami e lo odi, ma alla fine rimani lì e non ti scosti. La sua caratterizzazione – e badate bene, stiamo parlando di un cartone animato – è significativa e distruttiva: non rinuncia a nessuno dei suoi dolori, ci si fionda dentro e tocca il fondo. Non si rialza, muore lì.
Ma quando un personaggio ha la capacità di farsi amare anche così – malfunzionante e distrutto, oltre che distruggitore – allora vuol dire che funziona, che va bene. Significa probabilmente che i suoi drammi sono l’estremo dei nostri e rispondono alla domanda: come saremmo, se ci lasciassimo completamente avvolgere dalla disperazione?
Il primo posto di BoJack Horseman appare quasi intoccabile. Un cartone animato che riesce a essere più vivo di alcuni esseri umani e non importa quanto sia dannoso. In fondo lo siamo un po’ tutti, no?