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La Classifica delle 10 migliori Serie Tv Netflix che parlano di serial killer

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Da quando piattaforme streaming come Netflix e Amazon Prime Video hanno cominciato a spopolare ormai più di qualche anno fa, sempre più gente si è appassionata alle serie tv. Prima dell'”avvento” delle piattaforme streaming, infatti, le persone che decidevano di seguire una serie non erano così numerose come ora. Talvolta, parte del pubblico si limitava alla fruizione di ciò che passava in chiaro in tv. Il tempo ha cambiato tutto questo. E ha cambiato anche il modo di intendere le serie stesse, grazie all’intercettazione dei trend e ai generi in voga. Le serie tv in generale (al di là di Netflix), si sa, trattano i temi più disparati: amore, amicizia, famiglia, il sovrannaturale (qui trovi la classifica delle 5 migliori Serie Tv sci-fi degli ultimi tempi) e… i serial killer.

Casi di omicidi, personaggi perseguitati da chissà chi e la misteriosa e inquietante mente degli spietati assassini finiscono per ingaggiare gli spettatori come poco altro. Forse abbiamo voglia di cercare di capire cosa passa per la testa di queste persone che, il più delle volte, sembrano dei comunissimi cittadini.

Qualunque sia il motivo che ci spinga a essere interessati a suddetti prodotti, sappiamo bene che Netflix ha dato alla categoria di serie tv “serial killer” molto spazio. E in questa categoria, ecco i 10 show più riusciti.

10) You

Joe Goldberg durante la festa di famiglia di Love in una scena di You, tra le migliori serie tv sui serial killer su Netflix
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You è una serie tv su un serial killer, Joe Goldberg, presente su Netflix e che cattura immediatamente l’attenzione grazie al suo protagonista, un libraio dall’aspetto rassicurante e dai modi gentili che cela un’ossessione pericolosa dietro la sua facciata apparentemente innocua. La trama ruota attorno alla sua capacità di trasformarsi in un vero e proprio predatore sociale, pronto a spingersi oltre ogni limite pur di conquistare l’oggetto delle sue attenzioni. Nel corso delle stagioni, la serie mostra come Joe si sposti da una città all’altra, in fuga dai suoi crimini e nel tentativo di ricostruire sempre una nuova vita, che inevitabilmente finisce per tingersi di tinte oscure. L’abilità degli sceneggiatori sta nell’offrire agli spettatori un punto di vista intimo e inquietante, mettendoli nella testa di un personaggio che, grazie alle sue riflessioni interiori, normalizza e giustifica le proprie azioni manipolatorie.

Uno dei maggiori punti di forza di You è la sua capacità di giocare con la suspense (a tal proposito, ci chiediamo come potrebbe mai finire): la serie bilancia momenti di tensione estrema con altri più distesi, creando un flusso narrativo in cui l’imprevedibilità è regina. La regia alterna sequenze serrate a momenti di introspezione che evidenziano la complessità psicologica di Joe, rendendolo al contempo spaventoso e stranamente affascinante. A contribuire alla riuscita dell’opera è anche la caratterizzazione dei personaggi secondari, i quali interagiscono in modo credibile con il protagonista e spesso ne diventano vittime, amici o pericolosi complici inconsapevoli.

Sul fronte stilistico, You punta su atmosfere urbane, luci soffuse e ambientazioni che rispecchiano perfettamente lo stato d’animo tormentato del protagonista. Inoltre, l’inserimento di elementi romantici e drammi quotidiani permette di stemperare i toni più cupi, mantenendo vivo l’interesse del pubblico e offrendo punti di riflessione sulle relazioni sentimentali in epoca digitale. La serie si colloca saldamente tra le migliori produzioni a tema serial killer su Netflix, distinguendosi per l’equilibrio con cui mescola mistero, tensione e critica sociale.

9) I am a Killer

i am a killer, uno dei protagonisti della serie tv documentario sui serial killer presente su netflix
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I Am a Killer si distingue per la sua narrazione cruda e il taglio profondamente realistico, in cui vengono raccontate le storie di alcuni detenuti condannati a morte sfruttando il taglio documentaristico (qui trovi la Classifica delle 10 migliori docuserie del 2024). Nel corso degli episodi, la produzione invita a riflettere sull’esperienza umana dietro ogni atto efferato, concedendo allo spettatore un contatto diretto con testimonianze forti e sconvolgenti. L’attenzione si concentra sulle vicende individuali di uomini e donne che hanno commesso omicidi violenti, ma non ci si limita a ricostruire semplicemente i fatti di cronaca: l’obiettivo è scavare a fondo nel passato di questi individui e indagare le circostanze sociali, familiari e personali che possono aver contribuito alla loro discesa nell’oscurità.

La struttura di questa docuserie alterna materiale d’archivio, interviste ai protagonisti e confronti con vittime o famigliari, formando un mosaico di punti di vista che mette a dura prova il giudizio di chi guarda. L’approccio diretto e l’uso di un linguaggio essenziale sottolineano la complessità delle vicende, evitando di spettacolarizzare la violenza e concentrandosi invece sulla comprensione del contesto in cui tutto ha avuto origine. In questo modo, I Am a Killer riesce a far emergere verità sconcertanti e, talvolta, inaspettate sfumature di umanità persino nei colpevoli di crimini orrendi.

Uno degli elementi più interessanti è la scelta di dare voce sia ai condannati che alle loro famiglie, offrendo un confronto che stimola la riflessione morale: lo spettatore è chiamato a interrogarsi su temi come colpa, redenzione e responsabilità personale. Non mancano momenti di forte impatto emotivo, resi ancora più toccanti da testimonianze che mettono in luce cicatrici psicologiche, traumi mai elaborati e insicurezze che possono portare alle azioni più estreme. Pur restando all’interno del filone true crime, I Am a Killer è una delle migliori serie tv sui serial killer presenti su Netflix anche per la sua volontà di andare oltre il sensazionalismo, focalizzandosi su ciò che significa realmente togliere e perdere una vita, e sollevando domande profonde sul confine tra giustizia, punizione e possibilità di cambiamento.

8) Slasher

una delle protagoniste di Slasher in una scena della serie tv con protagonista un serial killer su Netflix

Slasher è una serie antologica che trae ispirazione dall’iconografia classica del genere horror (vi abbiamo trovato ed elencato 5 tra i migliori episodi horror in Serie Tv non horror), proponendo in ogni stagione una nuova storia legata alla presenza di un killer che semina terrore tra i protagonisti. Pur rientrando a pieno titolo nel filone dei prodotti incentrati su assassini seriali, Slasher assume un’identità ibrida: da un lato attinge a piene mani dalle tipiche atmosfere slasher (colpi di scena sanguinosi, tensione crescente e misteri da svelare), dall’altro sceglie di approfondire le dinamiche psicologiche e le relazioni tra i personaggi, conferendo alle vicende un respiro più drammatico e, al contempo, rendendo la violenza ancora più scioccante per lo spettatore.

Ciò che contraddistingue Slasher è la sua struttura a stagioni autoconclusive, in cui cambiano epoca, ambiente e figure coinvolte, ma resta immutata la presenza di un assassino mascherato, simbolo di un male tanto concreto quanto universale. La serie gioca costantemente sull’ambiguità dei protagonisti, mostrando personaggi che, dietro facciate di rispettabilità e legami di amicizia o parentela, nascondono segreti terribili. Ogni stagione svela pian piano le motivazioni e le vere identità, distribuendo gli indizi con un ritmo incalzante, al fine di mantenere alta l’attenzione del pubblico. Questo continuo senso di pericolo viene alimentato anche dalle scelte stilistiche di regia, che insistono su inquadrature angoscianti e silenzi carichi di tensione, creando un clima di costante sospetto.

Non mancano tocchi splatter ed elementi di tensione psico-emotiva, perfettamente bilanciati da momenti più lenti e introspettivi, dove i personaggi riflettono sui propri traumi e sulle colpe che si trascinano dietro. Inoltre, la narrazione si fa spesso corale, dando spazio alle vicende e ai punti di vista di più protagonisti, così da offrire una panoramica sfaccettata e intensa sulla scia di sangue che l’assassino lascia dietro di sé. Proprio in queste sfumature tra terrore e dramma si cela la forza di Slasher, una tra le migliori serie tv sui serial killer presente su Netflix, che sa rinnovarsi a ogni stagione senza mai tradire le aspettative di chi cerca un’esperienza adrenalinica e disturbante, ma al contempo umana e carica di significato.

7) Ratched

la protagonista di Ratched, vestita di nero, in una scena della serie

Ratched è una serie tv su Netflix che parla di fatto di una serial killer, e si colloca a metà strada tra il thriller psicologico e il dramma d’epoca, prendendo spunto dal personaggio iconico di Mildred Ratched tratto dal romanzo “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Ambientata sul finire degli anni ’40, segue le vicende di un’infermiera all’apparenza irreprensibile, impegnata a ottenere un posto di lavoro in un prestigioso ospedale psichiatrico. Tuttavia, dietro l’uniforme inamidata e il volto rigido, si cela un animo tormentato, pronto a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi. Nel corso degli episodi, la serie mostra come la protagonista intrecci relazioni complicate con medici, pazienti e figure di potere, esplorando tematiche scomode come le sperimentazioni mediche, i trattamenti brutali e la follia che si annida tanto nei corridoi del manicomio quanto nella mente di chi ne gestisce il potere.

Uno dei punti di forza di Ratched risiede nell’atmosfera raffinata e al tempo stesso opprimente, frutto di una regia che si avvale di colori saturi e inquadrature studiate per trasmettere un senso di costante malessere. Gli elementi noir e la vena sadica di alcune sequenze ricordano le radici del personaggio in un universo narrativo a tinte fosche, dove nulla è come sembra e chiunque può nascondere segreti indicibili. Gli abiti eleganti e gli ambienti art déco contrastano con le feroci scene di violenza psicologica (e talvolta fisica), creando un gioco di equilibri e contrasti che rende la visione particolarmente intensa.

La serie spicca anche grazie alla straordinaria interpretazione di Sarah Paulson, la cui espressività fredda e controllata restituisce con precisione la pericolosa dualità di Mildred Ratched: da un lato un’efficiente professionista, dall’altro un individuo spinto da inquietudini profonde e ambizioni oscure. A rendere l’insieme ancor più avvincente contribuiscono personaggi secondari ben caratterizzati, ciascuno con i propri demoni interiori. In questo modo, Ratched diventa un’esperienza coinvolgente e disturbante, che indaga sulle radici della violenza, sul sottile confine tra cura e sopruso e su come l’essere umano possa facilmente scivolare da vittima a carnefice in un sistema corrotto.

6) Making a Murderer

alcuni dei volti di making a murderer, serie tv documentario sui serial killer presente su netflix
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Making a Murderer è una docuserie che si addentra nei meccanismi complessi del sistema giudiziario americano, mettendo in luce contraddizioni e presunti abusi che possono celarsi dietro un verdetto di colpevolezza. La narrazione ruota intorno alla storia di Steven Avery, un uomo del Wisconsin che, dopo aver scontato ben 18 anni in prigione per un crimine che non avrebbe commesso, si trova nuovamente accusato di omicidio.

Attraverso documenti processuali, testimonianze dirette e numerose ore di registrazioni, la produzione porta alla ribalta le possibili falle nella costruzione dell’impianto accusatorio, evidenziando come pregiudizi, pressioni politiche e pratiche investigative discutibili possano influire sull’esito di un processo. Il coinvolgimento del nipote di Avery, Brendan Dassey, aggiunge un ulteriore livello di dramma, in quanto solleva interrogativi su tecniche di interrogatorio considerate invasive e sull’appropriatezza della tutela legale riservata a minori e persone con difficoltà cognitive.

Al di là del singolo caso, tra le migliori serie tv che trattano di serial killer su Netflix, Making a Murderer assume la forma di un viaggio dentro l’essenza della giustizia, ponendo domande scomode sul rapporto tra verità oggettiva e verità giudiziaria. La scelta registica di affiancare immagini d’archivio a momenti di vita quotidiana rende ancora più tangibile il senso di incertezza e di angoscia provato dai protagonisti, costretti a lottare contro un sistema che sembra spesso impermeabile alla revisione delle proprie sentenze. Al contempo, l’utilizzo di riprese in tribunale e interviste esclusive conferisce un taglio documentaristico che coinvolge lo spettatore, stimolandolo a formarsi una propria opinione sulla colpevolezza o l’innocenza di Avery.

Ed è proprio questa interazione tra i fatti narrati e la reazione del pubblico a rappresentare uno dei maggiori punti di forza della docuserie: da un lato, ci si trova di fronte a eventi scioccanti e complessi, dall’altro emerge la necessità di chiedersi fino a che punto possano spingersi gli errori giudiziari, e quanto possa essere sottile il confine tra colpa e vittima di circostanze più grandi di noi.

5) L’uomo delle castagne

una scena de l'uomo delle castagne
Netflix

L’uomo delle castagne è una miniserie danese che si addentra con profonda abilità nel territorio del thriller psicologico, intrecciando un mistero complesso con atmosfere cariche di tensione. Ambientata in una Copenhagen apparentemente tranquilla, la storia ha inizio con il macabro ritrovamento di cadaveri a cui il killer lascia accanto un piccolo omino costruito con due castagne. Questo dettaglio, solo in apparenza banale, diventa un indizio cruciale per risalire alle origini di un piano omicida ben più articolato di quanto inizialmente si possa immaginare. Al centro della vicenda c’è il lavoro di un’ispettora di polizia e del suo collega che, mettendo insieme frammenti di verità disseminati lungo la scena del crimine, si trovano di fronte a un intreccio di segreti, rancori e verità scomode, radicati in un passato che grava su tutti i personaggi coinvolti.

La serie si distingue per la sua capacità di mantenere un ritmo sostenuto pur non rinunciando a momenti di analisi introspettiva, in cui si scava nelle personalità di vittime e sospettati. Gli spazi urbani di Copenhagen diventano un palcoscenico gotico e inquietante, grazie a una regia che sfrutta sapientemente i tagli di luce e le ombre per accentuare il senso di claustrofobia. La stessa fotografia, dai toni freddi e desaturati, contribuisce a creare un clima di instabilità in cui ogni passo falso può rivelarsi fatale.

Uno degli aspetti più intriganti di L’uomo delle castagne è la sua attenzione ai dettagli: ogni indizio, ogni sguardo, ogni retroscena famigliare potrebbe nascondere una verità destinata a sconvolgere le indagini. Questa miniserie, tra le migliori serie tv che trattano di serial killer su Netflix, non si limita a collezionare colpi di scena, ma s’interessa anche alle conseguenze umane e psicologiche di un crimine efferato che lacera la fiducia tra le persone. Nonostante si ponga saldamente all’interno del filone dei thriller polizieschi, L’uomo delle castagne presenta una componente drammatica che riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore, lasciandolo con la sensazione che i veri mostri possano annidarsi nelle pieghe più profondamente nascoste della normalità.

4) The Serpent

i due protagonisti della serie tv The Serpent, mentre camminano per strada

The Serpent è una miniserie che rievoca gli anni ’70 attraverso la storia vera e sconvolgente del truffatore e assassino Charles Sobhraj, soprannominato appunto “il Serpente”. L’azione si dipana tra le strade polverose e gli hotel di lusso dell’Asia meridionale, luoghi in cui il protagonista adesca giovani viaggiatori in cerca di avventure esotiche, sfruttando il loro idealismo per i propri fini criminali. Al centro della narrazione c’è anche l’inseguimento ostinato di un diplomatico olandese deciso a porre fine a questa scia di sangue: le sue indagini si sviluppano tra interrogatori, reticenze e depistaggi, mettendo in luce la difficoltà di muoversi in un contesto in cui l’autorità locale fatica a collaborare o è corrotta.

Tra le migliori serie tv sui serial killer su Netflix, oltre all’ambientazione suggestiva, la serie deve il suo impatto emotivo alla caratterizzazione delle vittime, spesso giovani turisti desiderosi di sperimentare la libertà e lo spirito hippy dell’epoca. Questo contrasto tra l’esotismo radioso dei luoghi e l’oscurità degli eventi delinea un’atmosfera carica di inquietudine, accentuata dal gioco psicologico tra carnefice e prede. Le dinamiche di manipolazione e gli inganni messi in atto dal protagonista mostrano in modo crudele quanto la fiducia e l’ingenuità possano trasformarsi in pericoli mortali, soprattutto in un periodo storico in cui le comunicazioni erano limitate e i controlli internazionali tutt’altro che capillari.

La regia di The Serpent alterna flashback e momenti di tensione crescente, sottolineando sia la componente thriller della storia sia la dimensione umana che vi si cela dietro. I diversi accenti culturali, l’uso di lingue differenti e gli scorci di Paesi tanto lontani catturano lo spettatore, trasportandolo in un viaggio affascinante e sinistro al tempo stesso. Infine, il ritratto di Charles Sobhraj come manipolatore capace di tessere complesse ragnatele di menzogne rappresenta il cuore pulsante di The Serpent: un racconto in cui il confine tra vittima e carnefice si fa labile, e la ricerca della verità diventa un’impresa disperata ma necessaria per restituire giustizia ai tanti che hanno incrociato, inconsapevolmente, la strada di un killer senza scrupoli.

3) The Watcher

il protagonista di The Watcher in una scena della serie, mentre regge l'ennesima lettera anonima
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The Watcher, posizionata al terzo posto in questa nostra rassegna, è una miniserie che riesce a coniugare inquietudine e fascino narrativo in un racconto ispirato a fatti reali. La trama segue la vicenda di una famiglia che, dopo essersi trasferita nella casa dei propri sogni, inizia a ricevere misteriose lettere firmate da un individuo che si presenta come “Il Guardiano”. Questi messaggi, inizialmente considerati bizzarri e innocui, si trasformano ben presto in una vera e propria ossessione, gettando un’ombra di paranoia e sospetto sulle vite di tutti i protagonisti. Mentre la tensione cresce, emergono segreti inquietanti sul passato dell’abitazione, e la presenza di vicini ambigui e personaggi equivoci non fa che aumentare il senso di vulnerabilità di chi abita quelle mura.

Uno degli aspetti più interessanti di The Watcher è la sua capacità di mescolare la componente thriller con un’indagine sul peso del giudizio altrui e sul fragile equilibrio tra intimità domestica e intrusione esterna (d’altronde Ryan Murphy è un maestro in questo). La storia si dipana come una spirale di sospetti, portando i membri della famiglia a interrogarsi non solo sull’identità del mittente delle lettere, ma anche sulla loro stessa percezione di sicurezza e normalità. Questo gioco di specchi tra verità e menzogna si concretizza in una regia che accentua ogni dettaglio, dal suono di un ramo che sfiora la finestra fino all’ombra di un passante sulla strada, trasformando gli spazi più familiari in luoghi opprimenti.

Sul piano stilistico, la serie adotta una palette cromatica dai toni cupi e sfrutta una colonna sonora minimalista per mantenere costantemente alta la suspense. Gli interpreti, con le loro espressioni tese e le reazioni spesso imprevedibili, riescono a trasmettere l’ansia e la frustrazione di chi si sente osservato, minacciato e giudicato da una figura indefinita. The Watcher diventa così un viaggio claustrofobico e al tempo stesso ipnotico, mettendo in scena un incubo moderno che mostra come l’ossessione per il controllo possa trasformare anche la casa più accogliente in un labirinto di timori e ossessioni. Andiamo avanti col podio delle migliori serie tv sui serial killer presenti su Netflix.

2) Conversazioni con un killer: Il caso Bundy

Ted Bundy in Conversazioni con un killer, serie presente su Netflix

Conversazioni con un killer: Il caso Bundy, collocata al secondo posto nella nostra selezione, rappresenta una docuserie che scava in profondità nei meandri della psiche di uno dei più famigerati serial killer della storia americana, Ted Bundy. Attraverso interviste audio inedite, testimonianze dirette e documentazione processuale, la serie riporta alla luce una personalità capace di mostrarsi brillante e carismatica, ma al contempo abilissima nel mascherare pulsioni violente. Il risultato è un ritratto tanto fascinante quanto disturbante, che evidenzia il sottile confine tra una figura apparentemente ben integrata nella società e il mostro che si cela dietro quella facciata rassicurante.

La struttura narrativa di Conversazioni con un killer: Il caso Bundy alterna passaggi biografici, resoconti di eventi criminali e stralci delle vere conversazioni registrate con Bundy, creando un mosaico di prove e confessioni che spinge lo spettatore a porsi continue domande sulla natura del male. Questi momenti, intrisi di un freddo realismo, mettono in rilievo la capacità manipolatoria del killer, che si mostra ora collaborativo, ora astuto e menzognero, con l’obiettivo di piegare la realtà al proprio vantaggio. La produzione presta grande attenzione anche all’impatto mediatico dei crimini e alla trasformazione di Bundy in una sorta di “icona nera”, complici i riflettori costanti dei media che, negli anni ’70, erano già pronti a spettacolarizzare crimini di tale efferatezza.

Sul piano stilistico, la serie si affida a un montaggio serrato che mescola voci originali, filmati d’archivio e ricostruzioni suggestive, immergendo lo spettatore in un’atmosfera di costante tensione. L’uso di fotografie d’epoca e interviste a chi ha conosciuto Bundy da vicino dona ulteriore spessore al racconto, evidenziando come la sua personalità affascinante sia stata spesso il miglior strumento di cui si sia servito per adescare le vittime. Conversazioni con un killer: Il caso Bundy fornisce quindi un punto di vista ravvicinato e raggelante su una mente omicida, costringendo a riflettere su quanto l’apparenza possa ingannare e su come anche i sistemi giudiziari possano talvolta essere sopraffatti da una mente spietata e imprevedibile.

1) Mindhunter

Ford e Tench in Mindhunter durante un interrogatorio/intervista

Mindhunter si colloca al primo posto della nostra lista, guadagnandosi il meritato titolo di vero e proprio cult nel panorama delle serie incentrate sui serial killer. La vicenda è ambientata alla fine degli anni ’70 e segue le intuizioni di due agenti speciali dell’FBI, impegnati a dare vita a un approccio pionieristico per lo studio della mente criminale. Mentre il mondo giudiziario e criminologico dell’epoca appare piuttosto rigido, questi investigatori si spingono ben oltre i tradizionali interrogatori, conducendo lunghe conversazioni con alcuni dei più efferati assassini in circolazione. L’obiettivo? Individuare schemi comportamentali e dinamiche psicologiche ricorrenti, così da anticipare futuri crimini e agevolare le indagini su serial killer ancora attivi.

Uno degli elementi di spicco di Mindhunter è la sua straordinaria capacità di restituire un ritratto impietoso ma affascinante dei criminali, descrivendone il background, le ossessioni e la modalità di escalation verso l’omicidio. La forza della serie risiede nella scelta di concentrarsi non tanto sui dettagli più cruenti dei delitti, quanto sulla complessità dei processi mentali che conducono a compierli. I dialoghi con i serial killer, infatti, si trasformano in veri e propri scontri di intelligenze, in cui bugie, reticenze ed echi di traumi passati creano un clima di costante tensione.

La regia, curata in parte da David Fincher, adotta toni sofisticati e un montaggio studiato per enfatizzare i momenti di confronto tra agenti e detenuti. L’ambientazione d’epoca, con uffici spogli e corridoi bui, accentua il senso di claustrofobia e di alienazione, facendo emergere la durezza della realtà con cui i protagonisti si scontrano. Un altro tratto distintivo è la caratterizzazione dei due protagonisti: da un lato, un agente intraprendente e idealista, dall’altro, un partner più cauto e disilluso. Questo duello di visioni opposte funge da motore narrativo, consentendo alla serie di esplorare non solo la mente dei killer, ma anche i limiti e le contraddizioni del sistema investigativo. In definitiva, Mindhunter offre uno sguardo profondo, inquietante e ricco di sfumature sull’oscurità umana, conquistando meritatamente il primo posto nella nostra top 10.

Per restare in tema, noi vi lasciamo con le 7 Serie Tv true crime più disturbanti degli ultimi 5 anni.