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La scena del cappello è ciò che ha convinto definitivamente i fan di One Piece

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Il colore arancione, il profumo dei mandarini, un tatuaggio, le mappe. L’universo di One Piece creato dall’immaginazione sfrenata di Eiichiro Oda, è costellato di simboli e di significati a volte nascosti. Di oggetti di fantasia che hanno ruoli ben precisi, pensiamo al Log Pose o ai simpatici lumacofoni, così come di indumenti, armi e persino ambientazioni che possono rappresentare qualcosa di più ampio e importante. Anche un elemento piccolo e all’apparenza insignificante, nel corso delle puntate può rivelarsi essere fondamentale. Pensiamo a una delle spade di Zoro, o al cappello di paglia di Luffy.

Cappello donatogli da Shanks e che diventa ben presto il soprannome del protagonista così come il disegno della sua bandiera pirata. Oda non lascia niente al caso e, a distanza di vent’anni, noi fan siamo così tanto affezionati al manga e alla serie animata, proprio perché ci sono ancora diversi filoni narrativi e tante sfumature che devono essere svelati e spiegati.

Quindi quando abbiamo saputo la notizia della realizzazione del live action dedicato a One Piece, non eravamo proprio così entusiasti. La storia dell’adattamento di una serie animata attraverso persone in carne e ossa ci ha insegnato che è un prodotto “da prendere con le pinze”, perchè spesso rovina l’opera originaria dalla quale deriva. Il nostro sesto senso si è attivato immediatamente ma dopo aver visto (e rivisto) la prima stagione, la nostra opinione è sorprendentemente cambiata. Quanti di voi, per fare un esempio, si sono commossi durante il racconto della storia di Zeff e Sanji? Praticamente identica alla versione originale.

Luffy in una scena del live action One Piece
Netflix

Ma all’interno di quest’ultima ci sono delle scene più iconiche di altre, diventate quasi sacre, intoccabili, sia per ciò che succede sia, soprattutto, per come sono state rappresentate. Shanks che perde il braccio per proteggere Luffy. Quel cappello appoggiato sulla testa del bambino di gomma, in lacrime. È un passaggio di testimone da una generazione all’altra, ma anche un gesto di fiducia incondizionata tra uno dei pirati più forti esistenti nel mondo di One Piece, e un bambino che ha un sogno ed è determinato a raggiungerlo. Il cappello per Luffy è molto più di un oggetto. È una promessa, un patto, e il simbolo di un legame con una persona lontana miglia e miglia da lui, ma sempre presente nei suoi pensieri. Per tutti questi motivi non se ne separa mai, è parte di lui, come un prolungamento del suo corpo e della sua identità.

Gli indizi con i quali abbiamo iniziato questo articolo vi hanno sicuramente fatto pensare a uno dei personaggi chiave della ciurma di Luffy, ossia Nami. I fan della serie animata così come i lettori accaniti del manga, conoscono le vicende della navigatrice e cartografa del gruppo. Sanno che, come per la maggior parte dei protagonisti di One Piece, la ragazza porta con sé un passato di sofferenza, di abbandono e di difficoltà. Nami infatti ha stretto un patto con Arlong, un individuo inaffidabile e corrotto a capo degli Uomini Pesce, a cui deve dei soldi in cambio della liberazione del Villaggio di Coco e dei suoi abitanti. Ma Arlong tradisce Nami e così quest’ultima, dopo aver scoperto il doppio gioco del nemico, è disperata.

uno dei villain principali del live action One Piece
GameRant

L’Uomo Pesce inoltre ha ucciso la madre adottiva della ragazza quando era ancora una bambina, obbligandola a lavorare per lui e imprimendole sulla pelle quel maledetto tatuaggio, simbolo della sua razza. Ecco perché Nami si inginocchia a terra e con un pugnale si trafigge più volte il braccio su cui è stato inciso il disegno. Un gesto violento e incontrollato che ci ha mostrato efficacemente tutta la vulnerabilità di Nami, nonostante il suo carattere forte e indipendente. Ed è in questo preciso momento che arriva Luffy. La sua mano blocca il braccio di Nami, prendendolo per il polso. E la ragazza, in lacrime, solleva lo sguardo verso di lui e gli chiede aiuto.

Le conseguenze di questa sequenza sono tante e profondamente significative: Luffy, per la prima volta dall’inizio dell’avventura, si toglie il cappello per appoggiarlo sulla testa di qualcun altro, Nami. Lo stesso gesto che Shanks aveva fatto con lui. Glielo dona senza esitazioni, anche se la cartografa non fa ancora parte della ciurma. Si separa da quell’oggetto a cui tiene tanto. Un modo silenzioso per dire “mi fido di te.  Ti considero mia amica e compagna, perciò per te farei qualsiasi cosa”. Oltre a questo, non avevamo mai visto un Luffy così seriamente arrabbiato e non avevamo mai visto il lavoro di squadra che Usop, Zoro e Sanji metteranno in atto per proteggere e salvare la loro Nami. Inoltre Arlong è il primo vero nemico ostico e crudele con il quale il gruppo deve confrontarsi.

Nami in una delle scene più commoventi di One PIece
Netflix

Insomma la scena del cappello rappresenta un punto di svolta, non solo per il protagonista di One Piece, ma anche per l’intera ciurma e per le vicende che accadranno successivamente. E noi spettatori, con i lacrimoni, siamo rimasti stupefatti perché abbiamo rivissuto le stesse emozioni che avevamo provato guardando o leggendo il prodotto originale. Tutta l’angoscia e la rabbia di Nami si sono nuovamente riversate su di noi. Il suo bisogno di riscattarsi e di liberarsi da un fardello portato per troppo tempo, è stato un po’ il nostro anche questa volta. Il cappello di Luffy potrebbe rappresentare infatti non solo un simbolo di fiducia e di eredità, ma anche un’allegoria della libertà. Il passaggio da una condizione di sofferenza a una di redenzione. E la conferma di un legame e di un’amicizia che non potranno spezzarsi mai.

Il live action ci aveva già convinti dagli episodi precedenti a quelli dedicati alla saga di Arlong. Merito del cast, perfettamente somigliante ai personaggi dell’anime, così come dello sviluppo della trama. Ma la scena del cappello ha confermato definitivamente la nostra soddisfazione, perché ha saputo più di altre cogliere l’anima e la profondità di One Piece. Non un anime fatto solo di combattimenti e di situazioni comiche, ma un’opera più sfaccettata e matura. Tanto che l’uscita della seconda stagione è tra gli avvenimenti più attesi della piattaforma Netflix.

Sappiamo che il prossimo protagonista a entrare in scena sarà Chopper (qui abbiamo visto le prime immagini del medico-renna). E anche nelle storie future di One Piece ci saranno scene iconiche quanto quella tra Nami e Luffy. I creatori del live action saranno ancora una volta all’altezza della situazione? Tra gli alberi di mandarino piantati sulla Merry e il mare aperto davanti ai nostri occhi, noi pensiamo di sì.