Una serie tv – o un prodotto audiovisivo in generale – è composto da numerosi elementi che contribuiscono al suo successo, lo sanno bene show come Ozark, Mad Men o Lost. E se il cast, la sceneggiatura e la regia ne costituiscono l’ossatura fondante, certamente una parte fondamentale è rappresentata anche dalla fotografia. Intesa come biglietto da visita, è proprio la componente visiva in sé e per sé a costituire la prima impressione del prodotto. Ci sono serie tv, d’altronde, che rimangono impresse nella nostra memoria soprattutto per una fotografia specifica e unica. Una palette di colori che diventa caratteristica dello show e che permette a questi di riconoscersi all’interno di un panorama seriale vastissimo e spesso troppo omologato.
Nell’articolo di oggi abbiamo deciso di prendere in esame sei serie tv la cui palette quasi interamente monocromatica dipinge con pennellate accattivanti il mondo che vogliono raccontare.
Da successi come Mindhunter a gioiellini meno conosciuti come il The Kingdom di Lars Von Trier.
1) Mindhunter
Basata sull’omonimo libro, Mindhunter è la serie tv creata da David Fincher e disponibile su Netflix che ci ha lasciati, prematuramente, dopo la sua seconda stagione. Una lavorazione travagliata e costi di produzione eccessivi ne hanno impedito il proseguimento, lasciando a metà la storia dei detective Holden Ford e Bill Tench e delle loro indagini nelle menti dei più famosi serial killer d’America.
Così come Ozark, anche Mindhunter è una delle serie tv di punta del catalogo Netflix.
La fotografia fredda, caratterizzata da scale di grigio e ceruleo, è il collante che tiene insieme l’intera trama, piuttosto che un appendice dimenticabile. La visione di David Fincher, che in altri suoi lavori predilige una fotografia poco satura, ci immerge in un contesto amorfo, grigio e spento in cui la scelta dei colori affianca il viaggio che il protagonista Holden Ford compie man mano che la storia prosegue. Dai completi alle sbarre delle prigioni, dalle stanze asettiche al cielo plumbeo delle svariate città in cui l’agente si reca per scavare più a fondo nella mente di serial killer. Tutto, in Mindhunter, è predisposto per regalarci una sensazione di straniamento.
2) Catch – 22
Nel 1961, Joseph Heller pubblica Catch-22 romanzo anti militarista che racconta la storia di un gruppo di aviatori americani sul fronte italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista, John “Yo Yo” Yossarian, è un bombardiere infuriato con l’esercito perché questo continua ad aumentare il numero di missioni necessarie per poter chiedere il congedo. Decide quindi di fingersi pazzo ma viene a sapere di una legge – il Comma 22 appunto – che specifica come un uomo pazzo che vuole evitare le missioni non lo è in realtà in quanto è assolutamente comprensibile e razionale voler evitare le missioni. Da qui il famoso paradosso del Comma 22.
Dal romanzo di Heller, considerato il primo esempio di letteratura postmodernista americana, è stata tratta una miniserie che vede anche George Clooney nel cast. La serie tv, oltre a rendere omaggio all’opera da cui è tratta, fa moltissima leva sulla componente visiva puntando su un filtro ocra in cui viene immersa l’intera vicenda. Dal sapore retrò, il filtro in questione diventa essenziale per raccontare a pieno la vicenda surreale di cui “Yo Yo” è protagonista. L’ocra è, quindi, la rappresentazione del sole italiano, della polvere, delle ore di addestramento al caldo ma anche un rimando vintage agli anni in cui si svolge la storia.
3) Ozark
Un uomo disperato è disposto a tutto pur di salvare la propria famiglia. Questo è quello che accade al protagonista di Ozark, un consulente finanziario deciso a riciclare denaro per un cartello messicano pur di tenere al sicuro la moglie e i figli, tanto da trasferirsi in una località sperduta nel Missouri. Seppur la serie tv condivida una natura simile a quella di Breaking Bad e The Sopranos, lo sviluppo dei personaggi e della narrazione avviene in maniera interamente diversa.
Un elemento che, senza dubbio, rende Ozark uno show dotato di una propria singolare identità è quel filtro blu onnipresente. Quel blu legato alla desolazione di un luogo sia fisico che interiore è il simbolismo vivente su cui si fonda l’anima di Ozark. Blu come il malumore tipico nello slang inglese, blu come la quiete atmosfera del lago, blu come le lacrime delle vittime, blu come gli stessi occhi di un protagonista che pian piano perde la propria umanità. Al blu onnipresente si alternano sprazzi di verde, simbolo di una flebile speranza che non cessa mai completamente di lottare.
4) The Kingdom
Tonalità di rosso sanguigno sono invece quelle scelte da Lars Von Trier per il suo The Kingdom (Riget in danese), serie televisiva del 1994 che consta di ben due stagioni. Conosciuto da pochissimi, The Kingdom è un prodotto molto complesso e adatto a un pubblico ristretto ma, d’altronde, quasi tutte le opere del regista lo sono. In un ospedale danese, una donna sente il pianto di una bambina all’interno di un ascensore. Da qui in poi il delirio.
La signora Drusse non sa, infatti, che quello che la aspetta nel Regno è un lungo incubo senza fine, scontrandosi con una realtà occulta fatta di rituali e sette dal sentore massonico. Nelle profondità dell’ospedale – la cui struttura labirintica e claustrofobica è accompagnata da una palette fatta quasi interamente di rossi – esiste una realtà disumana che niente ha a che fare con quella della superficie. In cui la malattia diventa la chiave di volta per l’intera comprensione dell’opera.
5) Utopia
Dalla cupezza di The Kingdom passiamo ai colori sgargianti di Utopia. Non stiamo parlando del remake americano ma dell’originale inglese, andato in onda nel 2013 sfortunatamente per sole due stagioni. La serie tv, dalla trama decisamente intricata, ruota attorno a un gruppo di ragazzi appassionati di una graphic novel particolare: Utopia. La graphic novel in questione è stata scritta da un uomo affetto da schizofrenia e sembra contenere persino una profezia sulla fine dei giorni. Quando si viene a sapere di una seconda parte mai pubblicata, ecco che inizia una caccia al tesoro disperata in cui vengono coinvolti non solo i ragazzi ma anche criminali incalliti senza scrupoli.
Giallo ovunque. Questo è il marchio di fabbrica della serie tv inglese (il cui adattamento americano lo potete vedere su Amazon Prime Video), un giallo accesissimo che rimanda al genere di Utopia nonché alla stessa graphic novel. Un giallo tanto saturo da risultare fastidioso e accecante come gli eventi narrati.
6) Hemlock Grove
La palette cromatica di Hemlock Grove risulta meno appariscente ma non per questo di minor impatto. Ambientata nella cittadina fittizia del titolo, la serie tv consta di tre stagioni tutte ugualmente crude, violente e oniriche. Protagonisti sono due ragazzi molto diversi tra loro, uniti da un affetto in comune e da qualcosa di tragico e misterioso che sta accadendo nella loro cittadina. Quello che potrebbe apparire come un dramma adolescenziale dalle tinte horror è, di fatto, un dramma che attinge a piene mani dal folklore rivisitando figure molto note – come vampiri e licantropi – ma riadattandoli in maniera nuova e unica.
E proprio per dare voce ai mostri, alla nebbia, alla palude, insomma, a tutti gli elementi che caratterizzano la serie, la fotografia punta su un filtro verde poco saturo che abbraccia ogni cosa. La foschia, quindi, non è solo un luogo fisico ma una lente attraverso cui osservare le vicende di Roman e Peter.