Paramount+ si è subito imposta nel grande continente delle aziende dello streaming. Ha saputo affidare molti dei suoi prodotti originali a quel geniaccio di Taylor Sheridan ottenendo una grande, immediata considerazione da parte del pubblico di tutto il mondo.
Come ogni servizio streaming che si rispetti a gestire quello che vogliamo (o dobbiamo) guardare è il famigerato algoritmo che, instancabilmente, ci propone quello che più rientra nei nostri gusti. Tralasciando, purtroppo e molto spesso, una serie di piccole perle davvero molto interessanti.
Ma non preoccupatevi! Noi di Hall of Series siamo pronti a venire in vostro soccorso proponendovi, di seguito, cinque spettacoli che dovreste assolutamente vedere almeno una volta nella vostra vita. Alcuni, come Happyish sono piuttosto datati. Altri invece, decisamente recenti.
Perciò, avviate la vostra app di Paramount+ e digitate nella barra di ricerca i prossimi titoli. Se non li doveste aver già visti siamo certi che ci ringrazierete.
1) Happyish
Irriverente. Sconveniente. Terribilmente sfacciata, quasi del tutto priva di freni inibitori, Happyish, uscita nel 2015 presente nel catalogo di Paramount+, è qualcosa che a parole è difficile descrivere. Fatevi un favore, non ve ne pentirete: se amate le sitcom guardatela. Sono soltanto dieci puntate (purtroppo!).
Protagonista di questo gioiellino troppo sottovaluto è Thom, interpretato da uno splendido Steve Coogan (Stanlio & Ollio e Philomena) il quale si trova a dover rivedere completamente la sua vita lavorativa (e di conseguenza quella famigliare) per via dell’arrivo dei due nuovi, giovanissimi responsabili dell’agenzia pubblicitaria dov’è impiegato, come creativo.
Ad affiancarlo in questa lotta generazionale c’è la moglie, interpretata da Kathryn Hahn (Trasparent), perennemente in lotta contro la suocera, e il migliore amico, interpretato da Bradley Whitford (The West Wing), troppo genuflesso nei confronti dei nuovi responsabili
Creata da Shalom Auslander, Happyish è un inno al cinismo.I suoi dialoghi sono perfetti perché per nulla artificiosi. Fin dalla sua prima puntata lo spettatore viene catapultato in un mondo reale, concreto, per nulla artificioso. Non c’è desiderio di far ridere, semmai di far riflettere. Le battute, alcune delle quali oltremodo scorrette, si susseguono rapide e taglienti come affilate lame di rasoio non risparmiando nessuno.
Mai stucchevole, le dieci puntate di Happyish si divorano in un attimo. Regalano una scarica di adrenalina pura lasciando, subito dopo, l’amaro in bocca di un prodotto che avrebbe meritato decisamente migliore fortuna.
2) That Dirty Black Bag
Se vi piace il genere western, That Dirty Black Bag, uscita nel 2022 Paramount+, è quello che fa per voi. Nonostante il titolo questa unica stagione (finora) composta da otto episodi nasce da un’idea del tutto italiana. Il creatore, infatti, è Mauro Arrigoni, probabilmente sconosciuto ai più ma che farà sicuramente parlare di sé, coadiuvato da Silvia Ebreul e Marcello Izzo, entrambi sceneggiatori de Il cacciatore.
Il cast è composto, tra gli altri, da Douglas Booth (PPZ: Pride and Prejudice and Zombies), nei panni di Red Bill, Dominic Cooper (Preacher), in quelli di McCoy, Niv Sultan (Teheran), in quelli di Eve, e Guido Caprino (Il commisario Manara), in quelli di Bronson.
That Dirty Black Bag è un piacevolissimo, quanto sorprendente omaggio allo spaghetti westerm di leoniana memoria, capace, però, di andare oltre il semplice ripescaggio dei topoi del genere. Nel corso delle puntate, infatti, la storia, pur utilizzando i cliché tipici, prende forma rivelandosi piena di sostanza e concretezza.
La sceneggiatura risulta vincente grazie anche all’inserimento di tematiche inedite e più moderne e nella sua drammaticità non affonda mai nella tragedia anche grazie a un sapiente utilizzo dell’ironia, pungente ma mai parodistica.
I personaggi sono tutti apprezzabili, ben definiti e con un background alle spalle radicato in un passato comune a tutti che viene fuori rispolverando le tematiche della vendetta e del perdono, un grande classico del genere.
3) Bargain
Vincitrice del Cannes International Series Festival nella categoria miglior sceneggiatura originale, Bargain è una miniserie coreana uscita nel 2023 su Paramount+, composta da otto drammaticissime puntate.
Ideata e scritta da Byeongyun Choi e Woo-Sung Jeon, quest’ultimo anche nelle vesti di regista, Bargain è una dura, costante critica alla società coreana, fin dalla sua prima puntata. Gli argomenti trattati, infatti, che vanno dalla prostituzione al traffico di organi, dal patriarcato al classismo più becero, dipingono una società spaventosamente competitiva, per nulla empatica e quasi del tutto priva di morale.
Bargain non è il classico K-drama al quale siamo normalmente abituati. Va ben oltre. Attraverso una regia rapida e nervosa e una scenografia claustrofobica, entrambe molto (forse troppo!) coinvolgenti gli autori impongono allo spettatore un ritmo martellante continuo, senza sosta. Un cataclisma distrugge un albergo nel quale si trovano i protagonisti i quali, pur con principi e morali del tutto differenti, sono costretti a fare fronte comune per poter sopravvivere e provare a salvarsi. Ci riusciranno? Non è la domanda corretta da porsi. Il mondo sta impazzendo, ci dicono gli autori, per cui quella giusta è: perché qualcuno dovrebbe salvarsi?
4) The English
Paramount+ sembra essere il luogo ideale per il western. Abbiamo già citato That Dirty Black Bag per non parlare delle opere di Taylor Sheridan. Anche la miniserie The English, uscita nel 2023 e composta da 6 episodi, è ambientato nel selvaggio west e ha come protagonisti Emily Blunt e Chaske Spencer, rispettivamente nei panni di una nobildonna inglese alla ricerca di vendetta e un sergente della cavalleria nativo della tribù dei Pawnee.
La miniserie è ideata, scritta e diretta da Hugo Blick (The Honourable Woman e Sensitive Skin) ed è stata candidata a cinque BAFTA. La trama scava a fondo nel rapporto che si instaura tra la nobildonna inglese e il nativo americano, così diversi tra loro eppure accomunati entrambi dalla ricerca di qualcosa nelle sconfinate praterie dei nascenti Stati Uniti d’America. Il rapporto, non privo di parecchie difficoltà, è destinato a cementificarsi nel corso delle sei sedute ed entrambi avranno modo di imparare che la diversità non è poi così male.
Nonostante uno scorrere lento la miniserie non disdegna scene cruenti e le interpretazioni dei due protagonisti sono davvero, davvero eccellenti garantendo così un impatto emotivo forte nello spettatore.
5) Who Is America?
Bella domanda. Chi è l’America? A risponderci è nientepopodimeno che Sacha Baron Cohen, su Paramount+. E lo fa alla grandissima tirando fuori dal suo cilindro una serie di personaggi davvero istrionici.
Le sue maschere sono eccessive e fortemente stereotipate ma la tempo stesso rivelano una natura tale da esser fortemente credibili. Per lo meno è quello che l’attore, in questo caso anche ideatore insieme ad Adam Lowitt, cerca di far credere al pubblico ma soprattutto alle persone che intervista.
Una volta indossati i panni di un personaggio, infatti, l’attore britannico incontrerà per una chiacchierata più o meno informale una serie di rappresentanti politici (ma non solo) della destra conservatrice americana.
Sasha Baron Cohen è un maestro del trasformismo e i suoi mokumentary hanno fatto sempre molto ridere. Oltre la presunta superficialità, accusa ricevuta da diversi suoi intervistati, c’è ben altro, però. L’attore inglese ha la capacità di prendere in giro un’intera nazione mostrando come essa sia realmente. Who Is America parte come una commedia ma finisce, purtroppo, in tragedia evidenziando gli eccessi di un paese che sembra disgregarsi in tanti, troppi, piccoli microcosmi personali.
Gran parte degli intervistati, naturalmente, una volta svelatogli l’arcano si sono detti ben felici di esser stati presi in giro dall’autore di Borat. Così, queste sette puntate della durata di circa 25 minuti l’una uscite per la prima volta su Showtime nel 2018, rischiano di lasciare un certo amaro in bocca a uno spettatore straniero, come potremmo essere noi.