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5 volte in cui gli italiani sono stati un po’ troppo stereotipati nelle Serie Tv

peaky blinders
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Pizza, pasta e mandolino“. Si sa, gli italiani nelle serie tv vengono sempre rappresentati con le solite caratteristiche. A volte si tratta di stereotipi innocui, come quello dell’amore per il buon cibo, altre di quelli più negativi, come quello dell’italiano malavitoso (basti pensare a Peaky Blinders e a personaggi come Sabini o la famiglia Changretta). Gli italiani sono visti come coloro che, con la migrazione di famiglie dall’Italia agli Stati Uniti nel primo Novecento, hanno portato la mafia oltreoceano. Particolarità di queste famiglie italoamericane è divenuta quella di essere attaccate alle tradizioni della patria, nonché molto devote alla religione.

Intrappolati all’interno di modelli standard, gli italiani sono stati ingiustamente stereotipati tante volte, alcune più di altre, finendo per alimentare la caricatura dell’italiano mafioso (sempre con accento del Sud) e amante della buona cucina. In questo articolo vi proponiamo alcune serie tv talmente conosciute da aver contribuito alla creazione di queste linee di pensiero, attraverso i loro aspetti positivi o negativi.

1) In Peaky Blinders

peaky blinders

Peaky Blinders, la cui sesta stagione è appena stata conclusa da Steven Knight e presto raggiungerà i nostri schermi (qui trovate tutti i dettagli), è una delle serie tv di genere storico più famose e apprezzate dal pubblico. Grazie a un’ottima ricostruzione dell’Inghilterra e di Birmingham dopo la prima guerra mondiale e fino ai primi anni del fascismo, Peaky Blinders ha mostrato in più occasioni di avere un’idea precisa degli italiani e del loro ruolo all’interno della malavita inglese e americana. Prima con il personaggio di Charles Sabini, poi con quelli di Luca Changretta e della sua famiglia, ci troviamo di fronte all’italiano tipo per eccellenza.

Uomini del Sud Italia divenuti ricchi attraverso i crimini compiuti, il cui unico interesse è il denaro e il potere che ne deriva. Eppure, Peaky Blinders è riuscita a unire lo stereotipo dell’italiano criminale e di quello amante del cibo quando Matteo Changretta (che in quest’intervista ci ha raccontato tutti i segreti della quarta stagione) chiede a Luca di rinunciare alla sua vendetta contro il gruppo criminale di Birmingham, adducendo tra le varie motivazioni che lì il cibo è davvero pessimo. Insomma, una serie splendida ma non priva di stereotipi.

2) Ne I Soprano

peaky blinders - i soprano

Tra il 1999 e il 2007, I Soprano hanno portato sullo schermo le vicende del mondo malavitoso italiano, contribuendo a creare l’immagine del boss mafioso inseparabile dal suo sigaro e profondamente attaccato alle tradizioni e alla famiglia. Lo spazio che, in questa serie, viene dato all’interiorità di Tony Soprano, protagonista indiscusso, permette di dare un’occhiata più approfondita a un mondo per troppo tempo rimasto ingabbiato da stereotipi. Nonostante il modo crudo con cui rappresenta gli italiani e che gli è costato qualche critica, I Soprano è divenuta un cult in America, e da questa hanno tratto ispirazione molte altre serie tv.

Secondo molti, infatti, la serie HBO non rende giustizia alle comunità italiane che per prime si sono insediate in America, influenzando negativamente le opinioni del pubblico sugli italiani in generale. Nessuno mette in discussione il valore di questa serie, ma è certo che la rappresentazione che dà dello stile di vita delle famiglie italoamericane e italiane non corrisponde necessariamente al vero.

3) In How I Met Your Mother

peaky blinders - how i met your mother

Gli italiani, però, non sono rappresentati e stereotipati solo attraverso i loro lati negativi, basta aver visto How I Met Your Mother e aver conosciuto Lily e Marshall per saperlo. Questa sitcom statunitense, attraverso il personaggio di Marshall Eriksen e la sua passione per l’Italia e gli italiani ha saputo introdurre con ironia elementi tipici della nostra cultura. Non ci si può non divertire quando Marshall si trova a Little Italy e si trasforma in un moderno Don Vito Corleone.

Ma l’amore per l’Italia vuol dire anche amore per il cibo e per la cultura nostrana. Non si può certo dimenticare il momento in cui Josh Radnor nei panni di Ted Mosby recita a memoria un passo della Divina Commedia dantesca, offrendo agli spettatori anche un altro dei punti di forza di una nazione come la nostra.

Insomma, non sempre gli stereotipi si basano su aspetti negativi, e How I Met Your Mother ne è la dimostrazione.

4) In Prison Break

prison break

Un’altra serie tv molto conosciuta e che ha dato sfogo a molti degli stereotipi sugli italiani è senz’altro Prison Break. Il carcere di Fox River regala il giusto sfondo a personaggi interessanti e complicati come quello del boss mafioso John Abruzzi. Caratteristica di quest’uomo è quella di aver acquisito una solida e profonda fede in Dio, a seguito della morte del figlio. Questo non fa che alimentare l’idea del tipico delinquente che ripone tutto nella fede cristiana, cercando un conforto che solo la religione può dare.

Nonostante il suo animo da fedele, John Abruzzi non perde mai la spietatezza e la violenza con cui sa farsi rispettare dagli altri detenuti. Dunque, ad alimentare lo stereotipo dell’italiano mafioso, questa volta si aggiunge quello dell’attenzione alle tradizioni e di una fede cieca che non trova corrispondenza negli atti di questo personaggio. Abruzzi usa la religione come ancora di salvezza, senza applicarne i veri e più profondi valori.

5) Ne I Simpson

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Altra rappresentazione del tipico boss mafioso, seppure in chiave più ironica, è Tony Ciccione de I Simpson. Uomo spietato, corrotto e pronto a tutto, criminale fino alla fine. L’immagine del malavitoso un po’ sovrappeso e con il sigaro in bocca, un grande senso per le tradizioni e la famiglia, ormai, ha fatto il giro del mondo, ed è qualcosa di cui non ci libereremo tanto presto. Tony è sempre dietro a qualsiasi attività criminale di Springfield: gioco d’azzardo, contrabbando e chi più ne ha più ne metta.

Un pregiudizio, quello dell’italiano mafioso, che I Simpson hanno contribuito a creare e diffondere, seppure in modo ironico e a tratti satirico. Però, ciò non fa che alimentare un’idea anacronistica degli italiani, la cui rappresentazione è condannata a rimanere ferma alla prima metà del XX secolo, quando i loro spostamenti li hanno costretti ad andare oltreoceano in cerca di fortuna.

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