In un mondo vasto come quello delle serie tv, impressionare è importante. È per questo che molti prodotti, non a caso, curano nei minimi dettagli le proprie sigle. Che queste accompagnino solo una stagione, o tutte quante, un’ottima sigla ha la possibilità di entrare nella testa dello spettatore e invogliarlo a pensare alla serie anche solo in modo indiretto.
Non sempre la cosa ha funzionato, e certe serie tv non sono riuscite proprio a sfornare una opening memorabile. Finendo nella nostra lista delle peggiori sigle delle serie tv. Soprattutto se rapportate a un’opera al contrario di ben altra caratura.
In alcuni casi abbiamo difficoltà ad associare la serie a una sigla di quel livello.
Oggi vedremo quindi le 5 serie tv con le peggiori sigle.
1) 13 Reasons Why
È interessante notare che uno dei più discussi prodotti Netflix degli ultimi anni (e che sta per tornare con un nuovo cast, come potete leggere qui) abbia una sigla di cui è praticamente impossibile parlare bene.
I 27 secondi si riempono con un paio di immagini disegnate a matita, un ritmo lento e neanche una parola cantata o un suono emesso da una voce. Si potrebbe dire che rappresenta la lentezza e il vuoto che la serie vuole lasciare tra una puntata e l’altra, ma sarebbe solo un modo per mascherare una sigla poco originale e incisiva.
Il risultato è deludente, e per questo finisce dritto dritto nelle peggiori sigle delle serie tv.
2) Queer as Folk
La serie, andata in onda dal 2000 al 2005, è stata di sicuro un grande passo in avanti nell’ambito della lotta all’omofobia. L’idea alla base della sigla di Queer as Folk è ottima: nessun timore nel nascondere la propria sessualità e la propria personalità. È un urlo contro ogni repressione subita nel corso degli anni.
Se l’intenzione era comunque lodevole, la realizzazione non riesce a funzionare come vorrebbe.
Le scene, fin troppo veloci e frenetiche, non danno l’idea di libertà ma di molta confusione. Lo spettatore non riesce bene a seguirle. La musica è banale, monotona, ciclica. Ricorda molto qualcosa da mettere in discoteca per scalmanarsi senza seguire un ordine preciso.
Una sigla che non ha per fortuna inficiato sulla qualità del prodotto, ma che avremmo volentieri barattato con altro.
3) Covert Affairs
Qui basta una parola: personaggi.
Il più grande errore di questa opening è il modo in cui gli attori interagiscono con le sagome nere intorno a loro. Irrealistico, confuso, senza alcuna vera motivazione. Un mix tra animazione e realismo che stona in entrambi i campi.
Covert Affair, che tratta di spionaggio sul campo, è molto più qualitativa di quanto la sigla dia a vedere. La canzone di accompagnamento non è delle migliori, è abbastanza banale ma ha i suoi momenti di parlato che attirano l’attenzione. La durata non è eccessiva, né esagerata. Il più grande problema sono proprio le immagini.
Se avessero preso una strada più sicura, totalmente realistica con personaggi e scene d’azione, avrebbero di sicuro risolto gran parte dei problemi.
4) Da Vinci’s Demons
Forse quella meno meritevole di stare in questa lista.
La sigla di Da Vinci’s Demons ha un’ottima idea di base: le immagini di strumenti legati a Leonardo, tutte con uno stile che ricorda le sue bozze che si susseguono a raffica per rappresentare la vastissima versatilità dell’uomo.
Ciò in cui pecca questa opening è la ripetitività e la musica. Molto lunga. Ben riempita ma comunque troppo lunga, tanto da annoiare letteralmente. L’intenzione del designer si capisce già molto bene, portarla avanti per così tanto fa distogliere l’attenzione dello spettatore. È una di quelle sigle che dopo un paio di volte ti viene voglia di saltarla.
La musica non aiuta, anch’essa ciclica e ripetitiva, non ha acuti o cambi di tonalità.
Leonardo non la avrebbe approvata.
5) Community
Forse, tra le cinque serie, quella che fa più male vedere qua. Il prodotto di Dan Harmon è una delle sitcom più iconiche dell’ultimo ventennio.
Andata in onda per la prima volta nel 2009 ha saputo dimostrarsi un prodotto fresco, appetibile e con un’ottima comicità.
E la sigla? Beh, la sigla di Community ha fatto storia… in senso negativo.
La cortissima scena dell’origami, usato in gioventù per divertirsi in modo spensierato tra ragazzi in classe, è pieno di scarabocchi e schizzi di inchiostro che presentano i nomi. La musica, per quanto un fan della serie la riconduce subito a Community, è piuttosto anonima e con una tonalità fissa. Non rappresenta per niente l’evoluzione e la profondità che i personaggi hanno nel corso delle stagioni.
Anzi, li rende nomi su un foglio di carta, indistinti. Neanche il ricambio di personaggi nelle ultime stagioni ha dato una rinfrescata al tutto, e se per molti il cambiamento tra la terza e quarta stagione è uno dei momenti più bassi di Community (e spieghiamo perché qui), noi non possiamo che criticare una sigla che avrebbe potuto, ma non ha neanche provato.