E ora passiamo all’era Moffat, alla sua gestione come showrunner. La prima critica che gli si muove è il netto distacco dalla gestione di Davies, evidente già dal cambio della sigla, ma ancora più accentuato dalla (quasi) totale mancanza di riferimenti alle stagioni precedenti. Personalmente, la cosa mi ha inizialmente sconvolta – e sì, sono umana anch’io – ma poi ho compreso che questo non era più lo show di Davies, che Moffat ha uno stile completamente diverso da quello del precedente showrunner e che meritava che guardassi le sue puntate scevra da qualunque pregiudizio. E non me ne sono pentita.
La quinta stagione ha una storyline brillante, che si dipana piano piano, con piccoli riferimenti tra un episodio e l’altro. La sesta parte dalla fine e, con una serie di puntate brillantemente intrecciate e colpi di scena indimenticabili, torna indietro nel tempo per poi arrivare allo stesso risultato.
La settima presenta una delle storyline più belle di sempre, quella della ragazza impossibile, con una struttura ancora diversa: metà stagione per dire addio ai Ponds, l’altra per farci conoscere Clara. L’ottava è costituita da episodi scollegati, la cui unica connessione è una donna misteriosa, una certa Missy, che appare alla fine di (quasi) ogni episodio, mentre la nona prevede due episodi collegati tra loro, ma tutti orientati verso la stessa conclusione. Su coraggio, venitemi ancora a dire che Moffat non ha capacità di pianificazione: cinque stagioni e ognuna ha un impianto diverso.
Altro punto a favore di Moffat è sicuramente la forte trama orizzontale, che vede stendersi l’intreccio per tutta la stagione, addirittura per più stagioni. Come dimenticare che le crepe nel muro (la prima cosa che abbiamo visto dell’era Moffat) sono spiegate completamente solo nell’episodio di Natale The Time of the Doctor, speciale di Natale tra le settima e l’ottava stagione. Insomma, tre stagioni per raccontarcele.
Ora, io capisco che questo aspetto possa anche non piacere. Per carità, il mondo è vario ed è bello perché è così. Io non dico che tutti debbano amare lo stile di Moffat e i suoi intrecci lunghissimi, ma perché accanirsi contro di lui, dicendo che non sa scrivere, che è un pessimo showrunner, che qualunque cosa non si capisca è colpa sua. Avete mai pensato che magari alcune cose semplicemente non le avete capite a una prima visione? Che in una serie (specialmente una come DW) non tutto deve essere spiegato per filo e per segno, ma bisogna lasciare un po’ di spazio anche all’immaginazione? Che oggi vanno di moda le serie a trama orizzontale (sbaglio o avete tutti – o quasi – apprezzato True Detective, Fargo, American Horror Story e così via)? È il nuovo modo di fare televisione, fatevene una ragione.
Parliamo infine dei suoi personaggi. I personaggi femminili – tutti i suoi personaggi femminili – sono forti e indipendenti, ma anche fragili, esattamente come quelli maschili, e hanno un percorso di crescita straordinario. Amy all’inizio è poco più di una ragazzina avventata, viziata e spaventata che cresce però fino a diventare una moglie, una madre e soprattutto una donna capace di sacrificare letteralmente tutto per quello in cui crede. Clara è una ragazzina dolce e timida che però non si fa mettere i piedi in testa e acquista sempre più coraggio e carattere, soprattutto quando il Dottore cambia. River è psicopatica, certo, ma anche buona, coraggiosa, sarcastica e soprattutto appassionata e passa tutta la vita a cercare di fare ammenda al suo crimine, fino a sacrificare la sua vita per il Dottore. Madame Vastra e Jenny sono due donne indipendenti e sicure di sé che si amano e si completano a vicenda.
Anche i personaggi maschili sono più di quello che si vede in realtà. Rory è molto più dell’uomo ideale. È un ragazzo timido e insicuro che non crede in se stesso. E viaggiare con il Dottore che persino lui può essere un eroe, che può fare la differenza, che può meritarsi l’amore di una donna che ha sempre creduto di non meritare. E il Dottore! Eleven, così clownesco negli atteggiamenti quanto spietato e pericoloso quando lo fanno innervosire, e Twelve così brusco e sociopatico, ma che cela un’umanità che nemmeno lo stesso Ten aveva.
Insomma, personaggi costruiti meravigliosamente bene. Certo, qualche errore Moffat l’ha fatto, eh, come Davies prima di lui, cercate di non dimenticarvene. Avete presente gli alieni scorreggioni nella prima stagione? Insomma! Ma niente toglie che Davies sia un ottimo scrittore nonostante i suoi errori e forse anche grazie a quegli errori. E si può dire la stessa cosa di Moffat.
Non so perché Moffat sia così odiato da una parte del fandom, tanto da festeggiare il suo addio a DW senza considerare tutto quello che ci ha regalato in questi anni. Quello che so è che mi è morto il gatto l’altro giorno e la colpa è di Moffat.
Un saluto agli amici di Doctor-Who, la pagina italiana., Doctor Who: il migliore, Doctor Who Fans, Io sono il Dottore! “Doctor Who”, Doctor Who ” ita “ e Doctor Who a madman with a box.