Se si dovesse individuare un termine per definire sinteticamente i Simpson, sarebbe “universale”. Alla soglia dei 30 anni d’età, la creazione di Matt Groening continua a riunire intorno al focolare di casa Fox la famiglia più variegata della storia delle serie tv. Piace a tutti, piace in qualunque età e alle persone più diverse. Che si sia un bambino di dieci anni, un laureando in Lettere o un medico all’alba della pensione, i Simpson incantano, raccontano e sorprendono. Non ci sono casi neanche lontanamente simili nella storia della serialità: sono universali nel senso più puro del termine.
Perché? Proviamo a dare una risposta.
Le mille traiettorie dei Simpson
Ci sono molti modi per affrontare la visione dei Simpson. La prima è la più innocente e superficiale: la risata infantile. Un bambino di dieci anni rientra a casa dopo una mattina passata tra i banchi di scuola e impara a memoria i tormentoni di Homer e famiglia. Chi tra voi non ha mai utilizzato l’espressione “ciucciati il calzino” o esclamato un “d’oh!”? Nessuno, o quasi. La comicità dei Simpson, strutturata su più piani, può essere il più semplice degli intrattenimenti.
Poi il bambino cresce, passa dai banchi delle scuole medie a quelli delle superiori e scopre una nuova prospettiva. Cresce, matura e si rende conto che tutto cambia, ma i Simpson sono sempre un punto di riferimento imprescindibile. Lo stesso episodio guardato qualche anno prima può essere rivisto sotto una nuova luce. Ci si rende conto che la comicità infantile è in realtà ricca di citazioni raffinate di qualunque genere manco fosse un film di Tarantino e si ride con maggior consapevolezza del prodotto che si ha di fronte.
Il passaggio dai banchi delle superiori a quelli dell’università trasforma tutto e i Simpson sono sempre lì. La famiglia di Groening, spontanea come poche al mondo, prende in giro e descrive la società americana attraverso lo strumento della satira meglio di quanto possa fare il migliore dei trattati sociologici. Che ne sa un bambino di 10 anni? Lo scopre quando ne ha 20. Che ne sa suo padre o suo nonno? Lo scoprono quando si rendono che una serie animata non è sempre un prodotto per bambini o adolescenti. Può essere anche un prodotto per loro, e in questo caso lo è. Innocenza e maturità convergono nello stesso racconto.
I Simpson siamo noi. Chiunque siamo
Innocenza, maturità, citazionismo, sociologia e… immedesimazione. Sopratutto immedesimazione. Chiunque siamo e qualunque ruolo abbiamo al mondo, c’è un personaggio dei Simpson nel quale ci riconosciamo. I Simpson dipingono un affresco nel quale è presente ogni elemento della società che ci circonda.
La caratterizzazione, solo apparentemente stereotipata, copre ogni fase della vita, ogni percorso lavorativo possibile e ogni scelta esistenziale opzionabile. C’è il ricco avaro che riecheggia dall’alba letteraria dei tempi, la madre amorevole e quella superficiale, il padre alcolizzato e quello che tutta casa a e chiesa, il figlio poco sveglio e quello bulletto, il medico cialtrone e il giornalista speculatore, la maestra depressa e il preside mammone. Manca qualcuno? Sì, perché completare l’elenco richiederebbe lo spazio di diverse pagine.
E poi ci sono i personaggi più sfaccettati, capaci di incarnare più anime in una sola. Si pensi a Lisa Simpson: è una bambina di 8 anni alle prese con le tabelline, eppure sembra una ragazza di 20 con le ansie da college. Oppure Bart: alla brutalità delle sue malefatte corrisponde un’anima profondamente sensibile, da comprendere e coccolare. La società americana non offre una seconda occasione ad un bambino di 9 anni, perso in partenza quasi fosse un trentenne senza un lavoro né una prospettiva di vita. L’età dei personaggi centrali (Homer e Marge, oltre a Lisa e Bart) è poco importante: ogni episodio è un viaggio nel tempo e nello spazio con destinazione variabile.
I Simpson siamo noi. Chiunque siamo stati e saremo
Innocenza, maturità, citazionismo, sociologia, immedesimazione e… longevità. Chi eravamo nel 1987? Chi siamo oggi? Chi saremo domani? I Simpson, nati 29 anni fa, mostrano le prime rughe come ognuno di noi. Eppure non muoiono e continuano a crescere con noi. Chi era impegnato con gli esami dell’università ai tempi della guerra fredda in disgelo, oggi è un padre di famiglia con un nipotino alle porte. Chi aveva appena conosciuto il terribile mondo dell’Inps, oggi sogna la pensione.
I Simpson sono maturati con noi, infrangendo ogni barriera generazione. La longevità è universalità: allarga il focolare fino a sfondare ogni muro. Casa nostra si amplia fino ad abbracciare il mondo intero. È questa la magia della serialità: un continuo Big Bang che scopre le scimmie antropomorfe e ritrova un manager in carriera. Oppure uno strano neonato che unisce l’alba dei tempi al suo tramonto in un ciclo continuo senza fine.
Un saluto agli amici di Le Migliori Frasi dei Simpson…!
Antonio Casu
@antoniocasu_