Dopo due anni dalla notizia dello sviluppo della serie da parte di Disney Plus, il 27 gennaio 2022 è stata annunciata ufficialmente la realizzazione della serie tv di Percy Jackson, tratta dall’omonima saga di romanzi per ragazzi scaturita dalla penna dell’autore e professore statunitense Rick Riordan. Una notizia che senz’altro non ha lasciato indifferenti i fan del giovane semidio e delle sue avventure a cavallo tra il nostro mondo e quello della mitologia greca. In molti avevano perso le speranze di una degna trasposizione della serie dopo il clamoroso flop dei due film Percy Jackson e Gli Dei dell’Olimpo – Il Ladro di Fulmini (2010) e Il Mare dei Mostri (2013), da cui lo stesso autore aveva preso le distanze con una serie di commenti molto ironici su Twitter. Sono passati degli anni, e Rick Riordan è tornato sui suoi passi, considerando la strada della serie tv e con il coinvolgimento di una piattaforma certamente in ascesa come Disney Plus.
La nuova formula sarà vincente? Percy Jackson avrà il successo e la riuscita che i suoi fan auspicano? E quali errori dovrà cercare di non commettere la serie, per evitare il fallimento dei film?
Il successo letterario della saga di Percy Jackson è indubbio: 30 milioni di copie vendute solo negli Stati Uniti e una traduzione in ben 37 lingue: Rick Riordan è uno degli autori di fantasy per ragazzi più amati e sa arrivare al cuore dei lettori con grande ironia e freschezza, portando alla luce tematiche attuali e rispondendo con sensibilità alle esigenze del pubblico più giovane, ma non solo. Con una premessa del genere, è quasi difficile credere che i due film distribuiti dalla 20th Century Fox abbiano incontrato un favore così basso sia dalla parte della critica, sia dalla parte del pubblico. E pensare che il primo film è stato anche diretto da Chris Columbus, di certo non nuovo alla regia di film per ragazzi di successo (Harry Potter). Eppure, qualcosa non ha funzionato e sarà bene che la serie tv si tenga alla larga dagli errori che potrebbero costarle un simile esito.
Il primo elemento che è saltato all’occhio ai lettori più affezionati quando fu annunciato il cast del film è stata senz’altro l’età degli attori e dei relativi personaggi. Logan Lerman, nei panni del protagonista, è stato molto apprezzato e amato, questo è innegabile: è riuscito a impersonare in maniera efficace Percy Jackson, restando abbastanza in linea con la descrizione di Riordan. Il problema? Il Percy Jackson del film era un vero e proprio adolescente, mentre quello del libro nel primo volume ha appena 11 anni.
Cambio di età, per cambio di target: l’idea era quella di attirare spettatori un po’ più grandi rispetto ai lettori e la scelta sarebbe anche potuta essere efficace, non fosse che una delle caratteristiche più interessanti della serie di Percy Jackson è il suo essere (anche) romanzo di formazione. Il percorso personale del figlio di Poseidone che attraversa pre-adolescenza e adolescenza di volume in volume è un viaggio importante e risulta fondamentale anche ai fini della trama stessa: quello che fa, dice, pensa Percy Jackson nel primo volume è quello che fa, dice, pensa un qualsiasi undicenne. Traslare l’età dei personaggi, significa dover riadattare tutta la storia e, purtroppo, nei film non è stato fatto in modo adeguato.
Ma a proposito di questo, abbiamo già una buona notizia: l’interprete di Percy Jackson è stato scelto e sembra in linea perfetta con il libro.
A dare il volto al figlio di Poseidone sarà Walker Scobell, che abbiamo visto di recente in The Adam Project (Netflix) al fianco di Ryan Reynolds. L’annuncio è stato accolto con grande positività dal pubblico, che ha visto in Scobell un interprete dell’età giusta e che rispecchia fisicamente la descrizione di Percy Jackson, anche se necessiterà di una tinta scura ai capelli, di cui si sta già parlando.
E, a proposito di tinte, uno scivolone del film è stato senz’altro quello di non dare la giusta attenzione ai dettagli. Trattandosi di una Saga letteraria così amata, è logico che il pubblico-lettore si faccia sentire (spesso, gli spettatori-lettori sono proprio il pubblico più esigente e anche un po’ rompiscatole) e uno dei commenti che più sono rimbalzati sui social è stato quello sui capelli di Annabeth Chase, interpretata da Alexandra Daddario.
Come nel caso di Logan Lerman, Daddario è stata apprezzata dal pubblico per la sua interpretazione della figlia di Atena, ma fin dal primo trailer del film è stata criticata la scelta di lasciare il suo colore naturale di capelli – castano scuro – ben diverso dal biondo del personaggio descritto nel libro. Una scelta volontaria o una svista? Qualsiasi fosse il caso, c’è stato un tentativo di rimediare nel secondo film, dove la tinta finalmente è arrivata. Così abbiamo una Annabeth mora prima e una Annabeth bionda poi. Non sarebbe stato meglio fare attenzione al dettaglio fin da subito?
A essere fondamentale sarà senz’altro anche la gestione della trama e del wordbuilding.
I libri di Rick Riordan hanno il pregio di avere una trama molto chiara che riesce a essere diretta e lineare, ma al contempo piena di chicche e dettagli. Il merito è del worduilding ben costruito, che attinge dalla mitologia greca e viene arricchito da alcune invenzioni dell’autore, invenzioni sempre coerenti con il mondo di cui racconta. Questo senso di ordine e coerenza si è un po’ perso nei film, dove la trama è deviata molto dal libro, risultando confusionaria e lacunosa. Gli elementi di interesse e novità sono stati appiattiti, la storyline principale è stata banalizzata e la sensazione è che tutto sia stato reso in maniera molto superficiale.
L’autore stesso si è spesso dichiarato perplesso riguardo la direzione imprevista presa dal progetto cinematografico e proprio per questo motivo ha affermato in varie interviste che avrebbe considerato l’idea di un’altra trasposizione solo in caso di un piano davvero convincente. Anche a questo proposito, come per i casting, sembra essere tutto sul giusto binario: infatti, Rick Riordan – affiancato da sua moglie – è parte integrante del progetto in ogni sua fase, dalla scelta degli attori alla sceneggiatura.
Sarà quindi molto probabile che la materia narrativa dei libri venga rispettata maggiormente o che, in ogni caso, qualsiasi modifica sia coerente con la storia e con l’essenza della saga. Allo stesso modo, ci si auspica di vedere il wordbuilding rispecchiato in modo più dettagliato e approfondito: tutto ciò che riguarda il Campo Mezzosangue, ad esempio, può costituire un elemento trainante per il successo della serie. Un esempio banale? Le magliette arancioni del Campo Mezzosangue (ogni semidio ne ha una), che non abbiamo visto nei film, ma che potrebbero essere determinanti anche per il merchandising.
E il merchandising potrebbe essere proprio un’altra carta vincente per la serie.
Pensiamo al mondo di Harry Potter, con tutta la sua oggettistica che ricopre scaffali di negozi e di store online da anni e anni. Oppure pensiamo al baby Yoda di The Mandalorian che troviamo in giro in tutte le salse, dai pupazzi alle agende, dai modellini ai nastri per capelli. Sarebbe possibile qualcosa del genere con Percy Jackson?
Oltre alla maglietta del Campo Mezzosangue, nella saga ci sono molti oggetti che nei film sono stati trascurati ma che potrebbero essere gadget interessanti come la penna di Percy o il cappellino dell’invisibilità di Annabeth. Per non parlare di tutta la simbologia relativa alle varie divinità greche, tipo il tridente di Poseidone o il gufo di Atena, ottimo materiale per stickers, copertine di quaderni e tante altre cose.
Ciò che la serie dovrebbe fare per sfondare in realtà è molto semplice: sfruttare le grandissime potenzialità del libro. La chiave del successo è contenuta proprio tra le pagine di Rick Riordan che ha saputo inventare un mondo coinvolgente, con personaggi ben approfonditi, tanta avventura, ma anche tanto spazio per l’introspezione, il tutto veicolato tramite un tono di sferzante ironia che sarebbe divertente ritrovare anche nel progetto di Disney Plus. Insomma, Percy Jackson avrebbe tutte le carte per diventare un fenomeno di successo, una pietra importante nel panorama del genere fantasy che proprio in questi ultimi anni sembra stia trovando lo spazio che merita. Dovremo aspettare ancora un po’ per scoprire se sarà così, ma speriamo che l’attesa venga ricompensata.