Un film o una puntata di una serie tv possono essere prodotti scadenti, buoni, ottimi; molte sono le variabili che ci permettono di giungere ad una valutazione finale: la trama, l’interpretazione degli attori, gli aspetti tecnici (montaggio, colonna sonora). A quest’ultimo proposito, il piano sequenza rappresenta una delle tecniche cinematografiche più complesse e ambiziose da realizzare e, quando il regista riesce nel suo intento, trasforma la scena (e spesso l’intera opera) da normale a incredibile.
Il piano sequenza, come anticipato, è una tecnica cinematografica consistente nella modulazione di una sequenza attraverso una sola inquadratura, che generalmente si cerca di rendere abbastanza lunga. Detto in parole povere, si tratta di scene che non subiscono il montaggio e quindi non sono tagliate: o scorre tutta alla perfezione, oppure si interrompe e si ricomincia. Già questo fa intuire la difficoltà pratica nel girare scene simili, soprattutto quando il piano sequenza è pregnante di movimento o comprende scene con tanti attori o ancora scene di combattimento. Tralasciando l’aspetto storico e filosofico del cinema che è alla base di questa tecnica, per fare degli esempi noti del grande schermo si pensi negli ultimi anni ai primi minuti di Gravity di Cauron (2013), o alla quasi totalità delle scene di Birdman di Inàrritu (2014): si conti che entrambi hanno vinto rispettivamente 7 e 4 statuette Oscar e in entrambi i casi figura quella alla Miglior Regia.
Ma nelle serie tv? Negli anni recenti (e sono i due esempi su cui ci soffermiamo) abbiamo assistito a due opere che sono state, per i svariati motivi indicati nell’introduzione, definite dei capolavori: stiamo parlando della prima stagione di True Detective e di Daredevil (entrambe le stagioni). Ma cosa, dal punto di vista tecnico, ha trasformato questi prodotti da ottimi ad assoluti capolavori? Proprio il piano sequenza. Partendo da True Detective, la scena in questione è dell’episodio 4: Rust (Matthew McConaughey) ha ripreso il suo precedente ruolo di infiltrato in bande criminali che trafficano la droga per captare informazioni che servono al caso di cui si sta occupando con Marty (Woody Harrelson); arrivati nelle residenze di alcuni delinquenti (parte amici e parte nemici), Rust e i criminali si ritrovano al centro di un’incredibile sparatoria con altri delinquenti e anche con la polizia. Il piano sequenza, che dura ben 6 minuti, si concentra quasi tutto il tempo su Rust e sul trafficante suo conoscente che tiene bloccato con un braccio: per 6 minuti lo spettatore è catapultato in questo scontro incredibile tra corsa, spari, interni di appartamenti ed esterni (con un vero e proprio capolavoro nella parte in cui i due personaggi attraversano un intera casa e la telecamera li segue non da dietro all’interno, ma lateralmente all’esterno), chiamate al cellulare (l’interpretazione di McConaughey è impressionante) e, ovviamente, tanto movimento. Questo modo di fare televisione coinvolge lo spettatore all’ennesima potenza, trasmettendo tutte le sensazioni provate dai personaggi: ansia, paura, adrenalina, non si riescono a staccare gli occhi da questa scena. Il regista Fukunaga ha dichiarato che per girare la scena alla perfezione hanno impiegato un giorno e mezzo di girato e sette ciak. Fenomenale. Ed ecco il video della scena.
Passando a Daredevil, l’analisi si concentra su scene di piano sequenza incentrato sul combattimento; le complicanze sono diverse da quelle di True Detective, perchè ci sono meno soggetti in scena ma c’è molto più contatto e scontro fisico (e non essendo montato, si capisce bene che un solo errore non può essere tagliato ma implica il ricominciare daccapo). Le scene in questione sono due, rispettivamente della prima e della seconda stagione: sono molto simili e infatti la descrizione riguarderà la prima, ma i concetti espressi possono essere estesi anche alla seconda. Dunque la puntata è la seconda e Matt, dopo aver preso parte ad un doloroso scontro con i russi, scopre che essi hanno preso un bambino che sono intenzionati a vendere nel loro sporco mercato; giunge dunque in uno stabile e tutta la scena si svolge in questo spazio ristretto, un corridoio che apre ad alcune stanze in cui si trovano i russi. La scena dura quasi 5 minuti ed è di un dinamismo sconcertante: il realismo tocca il suo apice quando la telecamera segue Matt che entra in una delle stanze e la porta si richiude, lasciando fuori la telecamera stessa e facendo a noi spettatori soltanto immaginare cosa stia accadendo; poi gli scontri si riversano nel corridoio e dureranno più di 3 minuti, senza nessun errore: non ci sono soggetti che cadono senza motivo, ma i colpi sono assestati in modo tale da colpire l’udito di tutti gli spettatori, per farci sentire in una specie di telepatia con Matt che non vede ma sente benissimo. Le sensazioni prevalenti sono ansia e curiosità: riuscirà l’eroe a sconfiggere tutti questi nemici? La risposta è nel video. Questa, invece, la sequenza della seconda stagione.
Dunque lungi da noi paragonare le due sequenze.
Quello che invece va sottolineato è il livello qualitativo che il piano sequenza porta in una puntata o in una intera serie.
Con scene simili non ci si stanca, si è tesi, e non si perde neanche un secondo di quello che effettivamente sta succedendo. La genialità sta nello scegliere il momento giusto per giocarsi una carta così delicata e di valore, e in questo i registi di True Detective e Daredevil si sono rivelati dei maestri.