Non tutte le scelte che vengono fatte all’interno di una serie tv sono volute. A volte accadono per problemi interni, altre volte a causa di errori. A volte però, come abbiamo vissuto quest’anno con il lockdown dovuto alla pandemia, il tutto avviene a causa di fattori esterni.
Poco più di un decennio fa, esattamente il 5 novembre 2007, iniziò uno degli eventi che più avrebbe segnato il mondo delle serie tv. Colossi come Breaking Bad, Prison Break, solo per fare due nomi si trovarono impossibilitati a proseguire regolarmente. Ma spieghiamo bene i fatti.
Quello che oggi viene ricordato come lo “Sciopero degli sceneggiatori del 2008” (o 2007-2008) fu un evento iniziato a seguito di mancati accordi dei sindacati delle due Writers Guild Of America: East e West (WGAE e WGAW), con la Alliance of Mortion Picture and Television Producers (AMPTP), un’associazione che rappresentava 397 delle più famose case di produzione cinematografica e televisiva degli Stati Uniti.
Senza scendere troppo nel dettaglio, gli sceneggiatori chiedevano un incremento dei benefici degli sceneggiatori proporzionalmente agli introiti delle produzioni.
Lo scioperò durò per un totale di 14 settimane e due giorni, concludendosi il 12 febbraio 2008 dopo quattro giorni in cui venne steso ed approvato un accordo tra le parti. Fu uno sciopero di proporzioni incredibili non tanto per il numero di persone che vi parteciparono, oltre dodicimila, ma per il suo grande impatto economico.
Quelle 14 settimane vennero a costare all’industria dell’intrattenimento una perdita stimata di 1,5 miliardi di dollari. Serie come Supernatural, The Big Bang Theory o How I Met Your Mother subirono la diminuzione di episodi per la stagione successiva. Un qualcosa a cui andarono contro quasi tutti i prodotti in preparazione in quel periodo.
Ma cosa hanno di speciale queste cinque serie tv che andremo ad analizzare?
Su questi cinque prodotti, lo sciopero del 2008 creò delle vere e proprie reazioni a catena che si tramutarono in lati positivi, negativi o addirittura in entrambi. Quindi partiamo subito e vediamo nel pratico
1) Scrubs
L’iconica comedy di Bill Lawrence subì le conseguenze nella sua settima stagione. Ed è forse uno dei prodotti che ha più saputo lavorare sul massimizzare i lati positivi.
La settima stagione di Scrubs, ristretta nei suoi undici episodi, riuscì a dare il meglio di sé concentrandosi su un argomento ed un personaggio in particolare: Bob Kelso.
La scarsa quantità di puntate tra quando si scoprì che era prossimo al pensionamento e il suo effettivo addio, diedero un forte senso di rapidità al tutto. Gli spettatori si trovarono in un vortice di emozioni canalizzato nella puntata dell’addio al Sacro Cuore.
Inoltre, tutti gli argomenti che avrebbero dovuto essere affrontati nel resto delle puntate, vennero convogliati nell’ottava stagione. Regalando agli spettatori diciannove episodi, ognuno pregno di contenuti, argomenti e significati. Probabilmente una delle, se non proprio la, stagione più bella e amata dello show.
2) Lost
Per Lost le conseguenze arrivarono durante la quarta stagione della serie, i cui primi otto episodi erano già stati mandati in onda quando lo sciopero era ancora in atto, a gennaio 2008.
Alla conclusione dello sciopero, i produttori scelsero di decisero di girare cinque episodi aggiuntivi. Dopo un incontro tra i produttori della serie ed il presidente della ABC, venne girato anche un quattordicesimo episodio a conclusione della stagione.
Gli episodi mancanti dalla quarta stagione non vennero però persi. Le due stagioni successive vennero infatti allungate a diciassette e diciotto episodi, semplicemente facendo scivolare in avanti le idee di trama già pronte. Ed a pochi giorni dal finale della serie, venne aggiunta un ulteriore mezz’ora alla puntata finale, già lunga il doppio rispetto al solito.
Venne così creato un episodio conclusivo di ben 105 minuti. Quasi un film. Che nel bene e nel male fece e fa ancora parlare di sé per come Lost si concluse. Insomma, senza questo sciopero le cose sarebbero andate molto diversamente.
3) Prison Break
La terza stagione di Prison Break, penalizzata anch’essa dallo sciopero dei produttori, creò una serie di eventi a catena assurdi.
La terza sarebbe dovuta essere la stagione conclusiva che avrebbe completato la trilogia di Prison Break. La trama sarebbe stata divisa in due metà: la prima ambientata nella prigione, e la seconda avrebbe riguardato Michael nella sua ricerca del resto della compagnia.
Nel momento in cui ci fu il taglio degli episodi, la seconda storyline fu rimandata alla quarta stagione, e diluita poi nel corso della stessa. Molti fan ritennero la quarta stagione fin troppo allungata e probabilmente troveranno una spiegazione in queste vicende.
Un’idea basata su nove episodi fu traslata in ben ventidue, con aggiunte del caso, ma forse non abbastanza da compensare il tutto. Se la terza stagione non fosse stata tagliata e portata a conclusione, probabilmente saremmo di fronte a un’altra storia, forse ancora più adorata dai fan di quanto non lo sia ora. Però bisogna lavorare con quel che si ha e Prison Break, come molte altre, ebbe grandi difficoltà.
4) Dr. House
La quarta stagione di Dr. House ebbe un’incredibile sfortuna riguardo la vicenda.
Inizialmente pensata per 24 episodi, la stagione venne ridotta a sedici con una grande difficoltà nella gestione del cast. La stagione infatti aveva alla base l’idea di un House che, dopo esser rimasto senza collaboratori, sarebbe andato alla ricerca dei nuovi.
Partendo da una grande lista di quaranta, questi avrebbero dovuto esser eliminati man mano dal dottore nel corso della stagione, fino ad arrivare a una cerchia ristretta di candidati. A causa della diminuzione degli episodi si dice che le eliminazioni di molti dei dottori siano state anticipate più del dovuto.
Superati i dieci licenziamenti immediati, e gli altri venti mandati a casa alla fine dell’episodio “Una donna vera”, la serie avrebbe dovuto rallentare i tempi con i personaggi rimasti, ma lo sciopero li costrinse a tagliare molte scene e idee.
La messa in onda della serie inoltre venne interrotta a tratti, mancando addirittura per quasi due mesi tra la dodicesima e la tredicesima puntata, per dare tempo ai produttori di preparare gli ultimi quattro episodi della stagione.
5) Breaking Bad
Anche il capolavoro di Vince Gilligan finì nel tornado di conseguenze dello sciopero. E vi assicuriamo che il produttore a oggi ringrazia il fato che lo ha messo in quella posizione.
Breaking Bad si trovò a dover accorciare la sua prima stagione, passando dai classici tredici episodi a soltanto sette. Avendo quasi dimezzato il tempo a disposizione, Gilligan decise di rivoluzionare completamente la trama.
Nelle idee iniziali del produttore, infatti, c’era quella di uccidere sia Jesse che Hank durante la prima stagione, ed entrambe le morti vennero tagliate fuori per mancanza di tempo, in un primo momento solo per essere rimandate.
Il riscontro che i due personaggi ebbero durante la prima stagione dal pubblico fu incredibile e fece ritornare Vince sui suoi passi, decidendo di portare avanti lo sviluppo di due dei migliori personaggi che il mondo delle serie tv abbia mai conosciuto (in un cast stellare).
Se quell’anno nessuno avesse protestato, ora staremmo parlando di una storia completamente diversa, probabilmente peggiore. Un effetto farfalla incredibile, che i fan di Breaking Bad ringraziano come non mai.