Attenzione! Il seguente articolo su Q-Force potrebbe contenere spoiler sulla serie
Le aspettative sull’irriverente e – almeno apparentemente – innovativa serie di Netflix che ha come protagonisti dei personaggi appartenenti alla comunità LGBTQ+ erano a dir poco alte. Tuttavia, come purtroppo molto spesso capita, non sono state soddisfatte pienamente: la mancanza di “spessore” della serie animata di cui vi parleremo oggi, infatti, non ha convinto la maggior parte del pubblico che ha avuto modo di darle un’opportunità. Ma andiamo per gradi.
Q-Force è una serie ideata dal celebre Sean Hayes, che molti addicted ricorderanno nei panni dell’eccentrico Jack McFarland nella sitcom Will & Grace, e da Michael Schur, che ha lavorato a serie come The Office, Park and Recreation, Brooklyn Nine-Nine e The Good Place. Le animazioni sono invece opera della sede canadese di Titmouse, lo studio che ha realizzato – tra gli altri – Beavis and Butt-Head e Downtown per Mtv.
La trama ci racconta della talentuosa spia Steve Maryweather (conosciuto da tutti come Agente Mary), l’orgoglio – almeno fino a un certo punto – dell’American Intelligence Agency (AIA). Tutto cambia, tuttavia, nel momento in cui lui dichiara apertamente di essere gay durante un coming out che fa in pubblico. Non avendo la possibilità di licenziarlo a causa del suo orientamento sessuale, l’Agenzia di cui fa parte decide di “esiliarlo” a West Hollywood nella speranza che sparisca completamente dai loro radar. L’Agente Mary, scontento della reazione dei suoi superiori, decide quindi di non ritirarsi: mette insieme una squadra di spie che non vengono ben viste dalla società, tutti rigorosamente appartenenti alla comunità LGBTQ+, decidendo di lavorare per conto proprio e far vedere a tutti che in realtà sa cavarsela anche piuttosto bene pur non avendo alle spalle l’American Intelligence Agency.
Le premesse per essere una serie innovativa e irriverente, dunque, c’erano davvero tutte. L’idea iniziale sembrava essere quella di distanziarsi una volta per tutte dalle classiche spie – rigorosamente uomini – che sono costantemente circondate da donne avvenenti e ben visti dall’intera società. Si pensava, dunque, che avrebbero stravolto lo stereotipo dato dal più conosciuto James Bond nei famosissimi 007 per dar vita a una serie animata che avrebbe fatto rivalutare il solito cliché della spia forte e invincibile. Il tutto, però, viene reso – almeno in parte – vano dall’apparente ricerca di una battuta che faccia ridere il pubblico e dai personaggi che purtroppo sembrano non avere una grande personalità e non essere caratterizzati nel migliore dei modi, cosa che invece ci saremmo aspettati in una serie apparentemente innovativa come Q-Force.
Il già citato protagonista è Steve Maryweather, il prodigio dell’AIA esiliato in seguito al proprio coming out, biondo e molto muscoloso, che viene chiamato da tutti Mary proprio per rendere più evidente il suo essere queer. Nonostante un fisico statuario, inoltre, viene descritto come incredibilmente sensibile; non c’è niente di male ad attribuire la sensibilità a un personaggio maschile, lo sappiamo bene. Il problema si pone quando sembra quasi che Steve Maryweather sia così soltanto perché è omosessuale. È lui ad aver creato la cosiddetta Q-Force, di cui fanno parte anche Deb, Twink e Stat. Deb è un meccanico che sa costruire qualsiasi cosa, il cui hobby preferito è quello di organizzare barbecue insieme a sua moglie e il suo personaggio sembra essere costruito appositamente per seguire gli stereotipi più comuni sulle donne omosessuali: fisico tarchiato e un po’ mascolino, una passione per tutto ciò che deve essere costruito e per i motori in particolare e un fare un po’ “da genitore” per tutto il gruppo. Sembra, infatti, che gli altri tre non sappiano cavarsela bene senza di lei.
Stat è una ragazza omosessuale, dall’aspetto un po’ dark e gotico, un’hacker esperta di computer e di tutto ciò che riguarda la tecnologia. La particolarità di Stat è che sembra essere sempre un po’ depressa: la vediamo infatti entusiasmarsi davvero di pochissime – e discutibili – cose, il che amplifica ancor di più il classico stereotipo sulla gente che passa molto tempo al pc e che è sostanzialmente nerd e sola. Twink, infine, è il personaggio in cui vengono racchiusi tutti i cliché che siano mai esistiti al mondo sugli omosessuali: di notte lavora come drag queen, è un esperto di travestimenti e il suo “scopo” all’interno della serie sembra essere soltanto quello di fare battute sulla cultura LGBTQ+, che non si rivelano neanche particolarmente divertenti e rendono il personaggio apparentemente fin troppo eccentrico e narcisista.
I personaggi di Q-Force sono quindi fin troppo stereotipati per permettere alla serie di costruirsi davvero una propria identità all’interno dell’Universo seriale. L’idea di base c’è, ed è anche buona: quanto vorremmo finalmente vedere un’opera di genere spionistico che sia un po’ diversa da tutto ciò a cui siamo abituati? Che stravolga completamente i cliché, mostrando al mondo che per essere intelligenti e furbi non si deve necessariamente essere un uomo etero dall’aspetto forte e risoluto? L’obiettivo di Q-Force era forse questo, ma il problema è stato, a nostro parere, nell’esagerazione: non è di certo necessario riunire tutti gli stereotipi sul mondo LGBTQ+ in quattro personaggi per produrre qualcosa che fosse diverso dal “comune”. Basterebbe dare un po’ più di consistenza all’Agente Mary, Deb, Twink e Stat per rendere questa serie molto diversa e sicuramente più godibile da ogni punto di vista. Nonostante la critica non abbia parlato particolarmente bene della serie, dunque, noi pensiamo che potrebbe ancora avere il proprio riscatto. Dopotutto, la prima stagione è servita a conoscere la trama di base della serie e a farci un’idea del prodotto che abbiamo davanti, ma saranno – se ci saranno – le prossime a permetterci di giudicarla. Q-Force è infatti una serie che potrebbe piacerci e che non ha ancora dato tutto ciò che potrebbe.
Non si sa ancora nulla di un’eventuale seconda stagione. La prima è infatti stata rilasciata dalla piattaforma streaming di Netflix a settembre 2021, ma sembra che ancora non ci siano voci ufficiali su un possibile seguito della storia che racconta le vicende dell’Agente Mary e dei suoi compagni. Non ci resta che aspettare e sperare di poter scommettere definitivamente su questa serie che, per ora, non ha convinto abbastanza.