Una delle più grandi delusioni a cui può andare incontro un appassionato di serie tv è proprio questa: il flop della seconda stagione. Avete presente quando pensate in avere trovato la serie perfetta, quella che vi tiene incollati allo schermo, quella a cui non riuscite a smettere di pensare? Ecco, ora immaginatevi la sensazione che proverete sapendo che dopo una prima stagione che vi era piaciuta così tanto, quello stesso prodotto vada verso un declino tanto rapido quanto inspiegabile. È quello che è successo alle serie tv presenti in questa lista, che includono teen drama come Riverdale ma anche alcune delle serie più premiate in assoluto agli Emmy e ai Golden Globes.
Pronti a scoprire quali solo le serie tv partite fortissimo che hanno fallito clamorosamente la prova della seconda stagione?
1) 13 Reasons Why
La prima stagione di 13 Reasons Why rappresenta ancora oggi una delle produzioni televisive più controverse mai andate in onda, diventando il centro di un dibattito infuocato tra chi ne lodava il coraggio, chi ne screditava l’efficacia, chi l’additava come una pericolosa glorificazione del suicidio e chi invece sottolineava gli aspetti poco realistici di una serie che invece voleva proporsi come denuncia della realtà contemporanea degli adolescenti. In ogni caso, la prima stagione di 13 Reasons Why – nella sua natura così apertamente autoconclusiva – è stata per mesi al centro dell’attenzione mediatica e, nonostante la presenza di numerose critiche, è stata tutto sommato considerata un prodotto riuscito, se non altro per la sua capacità di far discutere su argomenti delicati e attuali.
Il grandissimo successo di 13 Reasons Why ha convinto Netflix a rinnovare la serie, nonostante non ci fosse alcuna necessità né spazio per un seguito dopo il finale della prima stagione. Il risultato? La trasformazione di una serie di denuncia in un banale teen drama, che della carica sovversiva della prima stagione non contiene nemmeno l’ombra (ve ne abbiamo parlato qui).
2) Riverdale
Una cittadina all’apparenza perfetta scossa da un omicidio, un gruppo di amici impegnato a indagare, un pizzico di amore e gelosia. La prima stagione di Riverdale, composta di soli 13 episodi, è stata un successo globale e immediato, lodata per le atmosfere quasi oniriche e una trama che, pur non distaccandosi di troppo dai confini consolidati del teen drama, ha tenuto gli spettatori incollati allo schermo, complice il mistero centrale risolto in maniera abbastanza convincente. Tuttavia, l‘idillio di Riverdale è durato poco, perché è diventato presto evidente che gli autori non avevano ben chiaro come continuare la serie.
La seconda stagione – e le successive 4 – è un concentrato di trash, assurdità, misteri senza senso e personaggi tanto inquietanti quanto assolutamente inutili ai fini della trama. Un declino che ricorda molto da vicino quello di un altro teen drama a tinte mystery – Pretty Little Liars – ma che ha stupito tutti gli spettatori per la rapidità con cui è avvenuto.
3) American Gods
Un budget stratosferico, tematiche scottanti, un cast di alto livello e soprattutto una trama psichedelica e originale sono gli elementi che hanno fatto della prima stagione di American Gods una vera e propria bomba, esplosa definitivamente in un finale aperto che ha lasciato gli spettatori a bocca aperta.
Eppure, con la seconda stagione qualcosa – possiamo dire quasi tutto – cambia. Tra tagli di budget, cambi di showrunner e recasting, nonché una trama eccessivamente arzigogolata e a tratti inconcludente, American Gods perde clamorosamente la bussola. La terza stagione ha in qualche modo ripreso la giusta rotta, riprendendo in parte quelle premesse poste nella prima stagione che parevano poterci condurre in un luogo davvero meraviglioso.
4) Quantico
Proprio come avvenuto con la prima stagione di Riverdale, anche nel caso di Quantico è evidente che gli autori avessero in mente come progettare solo la prima stagione della serie e non avessero mai dedicato un pensiero a un suo eventuale seguito.
Se però Riverdale, complici le storie d’amore che catturano l’attenzione dei fan, è riuscita a mantenere ascolti più che dignitosi, lo stesso non si può dire dello spy- thriller di ABC, interrotto bruscamente dopo una seconda e una terza stagione a dir poco fallimentari. La prima stagione di Quantico, ricca di cliffhanger e colpi di scena in grado di giocare sapientemente con più piani temporali, è stata seguitissima, ma sono bastati pochi episodi della seconda stagione per decretarne di fatto la fine. Quantico si perde, diventa eccessivamente ripetitiva, punta a stupire lo spettatore con stratagemmi narrativi triti e ritriti. Non stupisce il crollo di ascolti che la serie ha subito, né la sua chiusura affrettata nel corso della terza stagione.
5) The Following
The Following aveva tutte le carte in regola per diventare un capolavoro: un cast composto di grandi nomi, una trama avvincente, una narrazione originale e dalla carica potenzialmente rivoluzionaria. Eppure oggi ce ne ricordiamo a malapena (e di questo ve ne abbiamo parlato qui).
Quello che poteva essere il più riuscito tra i thriller psicologici portati sul piccolo schermo a un certo punto ha smesso di funzionare e, come non vi sorprenderà sapere, quel punto è proprio la fine della prima stagione, quando gli autori decidono di spingersi un po’ troppo in là nel loro gioco di esagerazioni per cogliere di sorpresa lo spettatore. Non solo, ma molti dei personaggi che avevano contribuito a rendere la prima stagione di The Following così ben riuscita non torneranno nella stagione successiva, decretandone di fatto il fallimento e l’avvio verso un veloce declino.
6) Big Little Lies
Big Little Lies nasce come miniserie. Una miniserie a dir poco perfetta, un ritratto doloroso e puntale delle conseguenze della violenza, delle bugie, del dolore, della maternità. Il plauso di critica e pubblico, una carrellata di premi e lo strettissimo legame di amicizia nato sul set tra le protagoniste ha spinto la HBO a produrre un seguito per la serie, nonostante fosse nata come progetto autoconclusivo.
Il risultato è stata una seconda stagione che, pur rimanendo godibile e includendo nel cast la straordinaria Meryl Streep, non convince realmente nessuno, anche perché va ad aggiungere davvero poco a una storia la cui conclusione era già stata scritta in modo magistrale.
A volte bisognerebbe sapere quando fermarsi e nel caso di Big Little Lies, come in quello di 13 Reasons Why e Riverdale, gli autori non hanno saputo cogliere i segnali.
7) Designated Survivor
Proprio come nel caso di American Gods, anche qui siamo davanti a un cambio di showrunner. Pensate che durante le due stagioni di Designated Survivor andate in onda su ABC prima della sua cancellazione (e successiva resurrezione a opera di Netflix), si sono avvicendati al comando ben 4 showrunner, il cui lavoro non sempre si è allineato con quanto era stato deciso dai loro predecessori.
Questa instabilità dietro le quinte ha avuto forti ripercussioni sulla seconda stagione della serie, che è andata incontro a una impressionante perdita di pubblico, deluso dalla deriva eccessivamente cospirazionista e dalla mancanza di coerenza alla base della trama.
8) Reign
Mai, nemmeno durante la sua prima splendida stagione, Reign ha avuto la pretesa di essere un resoconto storicamente accurato della vita della regina di Scozia Mary Stuart. Tuttavia, i primi 22 episodi del dramma CW sono avvincenti, trash al punto giusto, si concedono qualche licenza storica senza tuttavia snaturare del tutto quanto accaduto realmente alla corte di Francia nel XVI secolo.
Lo stesso non si può dire della seconda stagione, nella quale vengono introdotti elementi di magia nera e storie d’amore poco plausibili pur di coinvolgere il pubblico. Gli autori di Reign, una volta accortisi del disastro, hanno cercato di rettificare quanto narrato nella seconda stagione durante le due successive, ma ormai il danno era stato fatto e la fiducia del pubblico perduta.
9) American Crime Story
La prima stagione di American Crime Story, incentrata sul caso O.J. Simpson, è considerata una delle migliori produzioni di genere true crime mai andate in onda. La profondità dell’analisi psicologica, le interpretazioni magistrali – su tutte quella di Sarah Paulson – e la moralità ambigua portata in scena hanno consacrato il successo della serie, riconosciuto anche dal circuito dei premi.
Tuttavia il grande rischio delle serie antologiche è quello di non riuscire a eguagliare il successo delle storie precedenti, di cercare di strafare per poi perdersi lungo la strada. Esattamente quello che è successo durante la seconda stagione di American Crime Story, dedicata alla ricostruzione dell’omicidio di Gianni Versace. Mentre le interpretazioni sono allo stesso livello di quelle della prima fortunatissima stagione, lo stesso non si può dire di tutti gli altri elementi che caratterizzano la serie e soprattutto della complessità dei personaggi, spesso ridotti a macchiette monodimensionali.
10) True Detective
Come nel caso di American Crime Story, anche qui ci troviamo davanti a una serie antologica, dove il divario qualitativo tra due stagioni rischia di essere molto più elevato. Purtroppo True Detective, nonostante l’altissimo livello che caratterizza la sua prima stagione, finisce di diritto in questa lista, sebbene la sua seconda stagione sia comunque molto intrigante, incompresa dai più e superiore a tante prime stagioni delle serie precedentemente citate.
Il problema di True Detective è che i primi 8 episodi, quelli con protagonisti Rustin Cohle e Martin Hart, sono considerati quasi all’unanimità un capolavoro. E come si scrive una seconda stagione di un capolavoro? La verità è che è un’impresa pressoché impossibile, riuscita solo a pochissimi nella storia della televisione. La seconda stagione di True Detective non rientra tra queste eccezioni e ciò ha fatto sì che moltissimi di coloro che si erano inizialmente professati come fan si allontanassero dalla serie.