4) – Bufalo: Freddo c’ha ragione: a fa’ sta zitto uno ce vuole poco, a chiude le gambe de ‘na zoccola meno! Patrizia, è quello il problema da risolve…
– Freddo: Er Dandi ce sta troppo ‘n fissa, mo c’è andata bene, ma fa passa’ un po’ de tempo e quello fa n’artra cazzata, pure peggio! (ep. 7)
Espressione quasi proverbiale quella del Bufalo che con “chiudere le gambe de ‘na zoccola” intende più o meno ovviamente “far perdere il vizio”, “far cambiare modo d’agire”. In questo caso visto il riferimento (Patrizia, prostituta e amante del Dandi) il gioco di parole è doppio. L’espressione “stacce ‘n fissa” significa invece “essere invaghito”, ma anche “essere fissato” in modo maniacale con qualcosa/qualcuno (es.: “Quanto ce sto ’nfissa co’ sta canzone!”).
5) – Dandi: No! Un mijone è troppo poco pe’ mparatte a sta ar monno. Rilancio de questi. So’ trenta zucche, contali. Contali.
– Bufalo: Te li vedo.
– Dandi: Co’ che?
– Bufalo: Co’ sto cazzo! Sulla parola.
– Dandi: ‘A parola? Ma ‘a parola de che? Der pupazzo che sei? (ep. 10)
In questo scambio di battute tra il Dandi e Bufalo che troviamo nel decimo episodio di Romanzo Criminale sono condensate alcune delle espressioni e parole più tipicamente romane. “Mpararsi a sta ar monno” significa come è facile da intuire “imparare a vivere” in un’accezione tipica della vita da strada. Stare al mondo vuol dire “stare al proprio posto”, rispettare le gerarchie, comprendere i propri limiti. Un mondo a parte nel vernacolare romanesco è quello delle unità di misura associate al denaro. Se “’na piotta” indicava centomila lire, “’n sacco” era mille lire, “’na fella” centomila, “’no scudo” cinquemila. Le “trenta zucche” di cui parla il Dandi corrispondono invece a trenta milioni di lire. La zucca a indicare il milione è un’espressione che troviamo anche in altri dialetti e a Roma è una variante meno nota del ben più diffuso “testone”.