Quest’anno è stato forse uno degli anni più prolifici per il regista statunitense Ryan Murphy, il quale ci ha regalato non uno ma ben tre prodotti Netflix apprezzatissimi, svettando primo in classifica dei contenuti più visti in Italia. Partiamo dalla miniserie dedicata all’artista Andy Warhol a cui Murphy ha dedicato I diari di Andy Warhol, seguita dal successo mondiale Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, seguita subito dopo da The Watcher.
Tutti e tre questi prodotti si sono focalizzati su storie, personaggi e ambientazioni differenti per cui non possiamo certamente sostenere che Ryan Murphy si sia limitato ad una ripetitività narrativa. Ripercorriamo molto rapidamente le loro trame a partire dalla prima uscita. I diari di Andy Warhol è una miniserie che cerca di fare luce sulla figure enigmatica, controversa e sfaccettata di uno degli artisti più amati e discussi del ‘900. Attraverso i diari scritti dallo stesso Warhol, conosciamo la parte più umana, intima e lontana dai riflettori che la sua arte delle volte non è riuscita ad arrivare a tutti. Nella seconda serie, invece, Murphy sceglie di raccontare la genesi di un “mostro”, un serial killer atipico realmente esistito che ha terrorizzato la comunità nera in particolar modo durante gli anni ’80 in America. L’ultima invece è la storia di una famiglia tormentata dalla figura di un osservatore, una persona dall’identità ignota che però sembra essere al corrente di ogni dinamica familiare e tenta di insinuarsi in maniera spaventosa ed inquietante nella loro vita quotidiana.
All’apparenza, si tratta di mondi completamente distanti, che si parlano a malapena tra loro e invece forse Ryan Murphy non li ha immaginati proprio così opposti e distanti. Basti pensare al fatto che tutte e tre le serie si basano su fatti realmente accaduti e che quindi, pur attenendosi a fonti completamente differenti da portare a sostegno della narrazione, trattano di dinamiche accadute in un tempo e in un luogo reali. Non sappiamo se la scelta di Ryan Murphy sia stata casuale o intenzionale ma questa osservazione è un fatto evidente. Soprattutto nei primi due casi, non sono solo evidenti le fonti a cui sono riconducibili i raccontati ma è evidente anche una certa somiglianza anche degli ambienti in cui si muovono i protagonisti stessi.
Andy Warhol, così come Dahmer, erano parte di una comunità omosessuale bandita e non accettata dalla società dei loro anni. Questo aspetto diventa parte integrante della storia, la anima e in qualche modo le fa non solo da cornice ma anche da supporto. Andy Warhol non sarebbe stato Andy Warhol se non avesse vissuto la sua sessualità e gli ambienti ad essa connessi di quegli anni, le sue opere forse sarebbero state diverse e noi oggi potremmo non parlare di molti suoi spunti artistici rivoluzionari e innovativi.
Allo stesso modo, anche se di Jeffrey Dahmer sappiamo molto meno e ancora oggi i moventi delle sue brutalità rimangono un mistero, quest’uomo secondo studi e analisi successive al suo arresto, portarono a pensare che forse fu proprio la difficile accettazione della sua sessualità a scatenare in lui dei moventi psicologici inspiegabili.
I locali e le feste all’insegna di eccesso, droga, alcol furono una costante di questi due uomini che comunque, com’è chiaro a tutti, intrapresero strade completamente differenti ossia quella dell’arte da una parte e dall’altra quella del male estremo, della morte e addirittura del cannibalismo. La storia che potremmo definire più distante è quella di The Watcher eppure anche qui, dopo un’approfondita analisi che mira più in profondità e mira ad andare oltre le apparenze. è possibile evidenziare molti punti di contatto e soprattutto far emergere il vero trait d’union.
Innanzitutto è evidente come Ryan Murphy ami “condire” tutte le sue storie da una buona dose di mistero. Ogni racconto non abbandona mai quelle tipiche vibes da thriller. Anche in Andy Warhol dove non c’è effettivamente niente di inquietante da dire, Murphy riesce a creare un’aura di indefinito intorno a questa figura che viene “scartata” un po’ alla volta, a piccole dosi, finendo per accrescere la tua curiosità. Un po’ come accade nelle storie misteriose.
Ma l’elemento quasi fondativo, su cui si basa gran parte dell’estetica poi scelta a livello visivo e fotografico, è il tema dell’ossessione. Cerchiamo però di capire il perché.
Tutti e tre i racconti anche se in maniera diversa vogliono mettere in evidenza una parte ossessionata dalla natura umana, attratta in maniera inspiegabile da qualcosa o qualcuno senza possibilità di potervisi opporre. Lo vediamo ne I diari di. Andy Warhol che ci raccontano di un’artista la cui omosessualità ha permeato gran parte non solo della sua vita ma anche della sua stessa arte. Ad esempio, scopriamo che la sua attività di fotografo vide protagonisti soggetti maschili nudi, spesso scattati nel mezzo di rapporti sessuali. In questo modo, Andy cercava di esprimere una parte della sua persona, proprio attraverso la venerazione del corpo maschile e quindi della pulsione erotica nei loro confronti.
Questo aspetto ossessivo compare anche in Dahmer ed è evidente nel momento in cui conosciamo il modus operandi del serial killer che attraeva le sue vittime proprio proponendo loro di posare per i suoi scatti a sfondo erotico e omosessuale. Ritorna qui la centralità del corpo che costituisce l’oggetto di una vera e propria attrazione fatale. Anche Dahmer così come Andy hanno tentato di metabolizzare la propria attrazione attraverso un’ossessiva e costante “cattura” di corpi attraverso il dispositivo fotografico, di dettagli anatomici che potessero rendere socialmente accettabile quella che un tempo veniva considerata una “devianza”. Nel caso di queste due serie tv, è evidente anche lo stesso contesto socio-culturale, con un portato di tendenze, mode e comune sentire. In The Watcher è innegabile il ritorno di questa tematica anche se reiterata in un modo diverso. Anche qui, l’ossessione si esprime però con un’attività “voyeuristica” a cui sembra non esserci una fine. Anche qui, quindi, l’oggetto delle attenzioni e dello sguardo finiscono per focalizzarsi su un unico soggetto, la casa e la famiglia che abita tra le sue mura.
Ryan Muprhy in questo 2022 ci ha sicuramente consegnato tre prodotti differenti ma questa analisi cerca di metterne in evidenza i punti di contatto che ad una visione attenta e ad un’analisi comparata non possono sfuggire. I diari di Andy Warhol, Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer e The Watcher per motivi diversi hanno attratto il grande pubblico e sono senza dubbio storie di cui vi consigliamo la visione.