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Selfie: quando “mi piace” non è solo un click su un pollice alzato

Selfie
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Tutti noi sappiamo cos’è un selfie, e probabilmente tutti noi sappiamo come farlo: prendiamo il cellulare, giriamo la fotocamera se serve e scattiamo foto di noi con amici/oggetti/ambienti come se non ci fosse un domani. Insomma, il classico autoscatto con un nome internazionale.

Meno noto è il fatto che è stata creata un’intera serie TV sull’argomento. Di breve durata, Selfie si compone di un’unica stagione da 13 episodi, di 20 minuti l’uno. Perchè così pochi episodi, vi state chiedendo? Perchè, ahimè, la serie è stata brutalmente cancellata per bassi ascolti, dopo la messa in onda del terzo o quarto episodio. Risultato: la serie TV ci lascia con un finale aperto e la sensazione che la storia potrebbe continuare. Ma dobbiamo immaginarcelo noi, perchè un seguito reale non c’è stato.
Insomma, sarebbe quasi inutile parlarne, dati questi presupposti.

Io però sono fermamente convinta che Selfie sia stata, nonostante la sua brevità, una serie geniale. Già ne avevo parlato con le serie che meriterebbero un reboot o uno spin off, e, ad oggi, ancora non ho cambiato parere. Così mi è venuta un’idea: dopo aver fatto un piccolo focus su Flesh and Bone, in cui analizzavo la serie più nel dettaglio, ho pensato di fare la stessa cosa con Selfie, e chi lo sa, magari con altre serie TV. Magari non andrò a rispiegare nello specifico perché non andavano cancellate, ma credo che ognuna di loro si meriti una storia a sè.

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Indubbiamente Selfie mi è piaciuta tantissimo. Avevo deciso di guardarla originariamente per la presenza di Karen Gillian, in un ruolo diverso dalla sua ben più nota Amy Pond, e devo ammettere che non sono rimasta affatto delusa dalle prodezze della giovane rossa all’interno di una comedy. 
Per fare un breve riassunto della trama: Eliza Dooley è una giovane impiegata di un’azienda farmaceutica, ossessionata dalla fama provocata dai social media, che si rende conto di aver molto da imparare sulla vita vera e sui rapporti umani, più ancora che sulle nuove tendenze. Ad affiancarla nella riscoperta della realtà troviamo Henry Higgs, responsabile marketing dell’azienda farmaceutica per cui lavora anche Eliza.

Detta così potrebbe suonare come una trama abbastanza stupida, ma io credo invece che proprio in questo tema trattato risieda la sua genialità. E’ ormai una cosa nota che la nostra generazione, e più ancora di noi anni ’90 le generazioni 2000, sia fissata dall’apparenza, dall’immagine che di noi viene data, specie tramite l’uso dei social network. I “mi piace” su Facebook, i “like” su Instagram, i retweet di Twitter e gli annessi hastag hanno per lo più la funzione di rappresentarci, mostrare la nostra unicità e, allo stesso tempo, renderci uguali a tutti gli altri, omologandoci tutti insieme. Il mondo è diventato più apparenza che sostanza, e sembra ci sia una costante gara a chi ottiene più like o follower.
Con questo non voglio generalizzare, sia chiaro, so bene che non tutti sono fissati con l’idea di apparire. Bisogna però ammettere che il quantitativo di persone che pubblica foto su qualsiasi social network, in più momenti della giornata e magari evidenziando con qualche hashtag le azioni che compie, è estremamente più alto rispetto a chi decide di non postare nulla.

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Da questo punto di vista, Eliza Dooley è l’emblema di questa generazione, che mira ad ottenere la fama tramite lo scambio di like o tweet sui social. Con la selfie-mania, Eliza ci mostra come non ci sia nulla che un po’ di trucco e di chirurgia estetica non possano sistemare. Dopotutto, lei è la ragazza passata dall’essere “la brutta anatroccola” ad essere “la più sexy”… Deve aver pur fatto qualcosa per diventare così, no? E se non fosse stata sottoposta ad una figuraccia colossale di fronte a tutti i suoi colleghi, sicuramente Eliza avrebbe continuato a vivere la sua vita sulla stessa linea: dedicandosi solo a selfie e like, senza la minima parvenza di vere relazioni nella sua vita. La giovane Dooley è convinta che le persone che la seguono su Instagram la amino e la rispettino davvero, anzi peggio, pensa che siano realmente suoi amici. Ma basta una sola brutta figura perchè la sua immagine perfetta venga intaccata, ed è in quel momento che Eliza se ne rende conto: non importa quanta gente ti segue suoi social se nessuno poi viene a preoccuparsi di come stai mentre piangi nel bagno di un aereo. 

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Nell’arco di pochi episodi, Eliza riesce a passare da insta-famous a real-famous, e il tutto adottando alcuni piccoli accorgimenti ai quali non aveva mai veramente prestato attenzione in precedenza. La morbosità con cui Eliza ci appare, inizialmente, attaccata al suo telefono, va pian piano affievolendosi, mostrando il lato tenero, sensibile e umano della ragazza con il maggior numero di tweet retweettati. In soli tredici episodi Eliza Dooley diventa una persona diversa, in grado persino di lasciarsi andare a quei sentimenti più seri, come l’amore. E’ vero, continua comunque, in alcuni momenti, ad avere momenti di infantilismo e di egocentrismo, ma in un certo senso Eliza ci piace anche per questo. Se non mantenesse questo suo lato, se vogliamo, un po’ sopra le righe, non sarebbe davvero lei.

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Ad aiutare Eliza ad uscire dal tunnel della dipendenza da selfie e da social network ci pensa Henry Higgs, responsabile marketing di successo dell’azienda farmaceutica dove lavora al fianco di Eliza. Rispetto alla sua collega, Henry è esattamente l’opposto: incapace di divertirsi e dipendente dal lavoro, non riesce a capire cosa le persone ci trovino di allettante nella popolarità da social network. A voler riassumere la sua filosofia si potrebbe dire: non è meglio mangiare e scambiare due chiacchiere con un amico invece di fare foto a quello che si sta mangiando? 

Sarà proprio lui, in ogni caso, ad insegnare ad Eliza come fare amicizia, anzi, sarà lui a farle riscoprire l’importanza di avere rapporti umani veri, che nulla hanno a che vedere con lo scattare selfie o con lo scambio “like for like”. La disintossicazione di Eliza dalla tecnologia che ormai sta fagocitando la sua vita la porterà non solo a riscoprire sentimenti veri, ma anche a rendersi conto che esiste per tutti un’anima gemella, e che per lei potrebbe essere proprio Henry, nonostante sia una persona a lei diametralmente opposta. Neanche a farlo apposta, anche Henry è attratto da Eliza, nonostante sia quasi costantemente in fase di negazione, ma avevamo capito da subito che i due erano fatti per stare insieme. Dopotutto, gli opposti si attraggono, no?

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Con le lezioni di vita e i compiti assegnati da Henry, Eliza riesce perfino a trovare una vera amica: Charmonique, ovvero la segretaria dell’azienda. Con l’aria da ghetto girl e il suo atteggiamento spigliato e irriverente, Charmonique è quel tipo di persona in grado di trasmettere sicurezza solo guardandola. Il suo atteggiamento diventa addirittura un’ispirazione per Eliza, che per un momento deciderà anche di prenderla come modello. La cosa non dura moltissimo, ma si sa che le diversità sono utilissime anche nell’amicizia. Certo, Charmonique ci mostra ogni tanto delle sue piccole fragilità, un po’ come tutti, ma è sempre in grado di ritirare fuori la sua grinta e di trasmetterla agli altri.

Quindi, in definitiva, Selfie è una di quelle serie TV in grado di fornire uno spaccato della società moderna. La dipendenza da social network è un argomento di cui raramente fa piacere parlare, ma in questa serie TV sono riusciti a trattarlo con ironia e leggerezza, lasciandoci comunque un messaggio importante: mai rinunciare a rapporti veri e reali per una mera finzione.

Non so se l’argomento probabilmente spinoso abbia spinto i produttori a cancellare la serie, ma sono più che sicura che, se mai si decidesse di riprenderla in mano, Selfie farebbe davvero una gran figura. Se vi piacciono le comedy, dovreste davvero darle un’occhiata, se non altro vi passate un pomeriggio in allegria, e forse, ma solo forse, l’idea di uscire con i vostri amici e di farvi dei selfie di tanto in tanto vi risulterà, poi, ancora più divertente del solito.