Le serie italiane, lo sappiamo, non godono spesso di grande considerazione. Non importa che tra gli anni ’60 e ’70 siano state prodotte delle opere senza eguali; non basta che ultimamente siano nate serie tv originali, recitate e scritte egregiamente, come Boris, Romanzo Criminale, La linea verticale oppure Il Miracolo: la mole delle serie italiane mediocri supera purtroppo di gran lunga i prodotti di alto livello. Sappiamo che i gusti sono soggettivi, ma in questo caso l’aggettivo “brutto” non deriva da una considerazione estetica. Il metro di giudizio che abbiamo applicato per stilare questa lista ce lo offre Boris. Questa serie fuoriclasse non solo dimostra che un’altra televisione è possibile, ma prova che nella televisione italiana domina la cultura del brutto in cui la qualità è un rischio.
Perché queste 10 serie italiane sono brutte?
Progetti nati dall’alto e con finalità non artistiche, censura, e un sistema viziato e non meritocratico. Eroi positivi, stereotipi, retorica pomposa e un intrattenimento che strizza l’occhiolino al politicamente corretto. Una scrittura scadente a più riprese, storie inconsistenti, regia alla… avete capito. In più di un caso attori poco talentuosi nei panni dei protagonisti e attori molto bravi in ruoli minori. E poi l’inconfondibile fotografia aperta, o meglio smarmellata! Da Carabinieri, Anni ’60 con Ezio Greggio a Il bello delle donne, gli esempi di serialità spiacevole sono davvero tanti, vediamo però quei 10 che purtroppo sono andati oltre.
1) Pupetta – Il coraggio e la passione
Iniziamo da una serie atroce che ha attirato polemiche da ogni fronte, ma che ha ottenuto uno share altissimo. La miniserie del 2013, diretta da Luciano Odorisio e trasmessa su Canale 5, narra in modo ambiguo le vicende di Assunta Maresca, detta Pupetta, una delle donne emblematiche della camorra, nota per aver ucciso il killer di suo marito. Pupetta non è solo qualitativamente rivedibile: è un prodotto televisivo trasmesso in prima serata che ha creato più di una polemica.
Tralasciando ogni tipo di difetto, la fiction interpretata da Manuela Arcuri, Tony Musante ed Eva Grimaldi è riuscita infatti a scomodare perfino l’anticamorra. Alcuni tra i suoi esponenti hanno manifestato la loro preoccupazione su La Repubblica. Paolo Siani, Don Tonino Palmese e Lorenzo Clemente hanno rilasciato delle dichiarazioni amare mentre Raffaele Cantone, ex PM anticamorra di Napoli, ha invitato gli spettatori a boicottare lo show con queste parole:
Si fa passare per un modello “di coraggio” una persona che, persino al di là di un omicidio commesso, negli anni successivi ha avuto problemi seri con la giustizia ed è stata poi compagna di un pericoloso narcotrafficante, Ammaturo. Dipingerla come una donna coraggiosa, un’eroina solitaria mi sembra inaccettabile e, devo dirlo, ai limiti dell’istigazione a delinquere.
2) Vento di ponente
La serie di due stagioni prodotta nel 2002 da Rai Fiction è basata sul format olandese Westenwind e narra le vicende di due famiglie genovesi – i De Caro e i Ghiglione – che detengono dei cantieri navali. La trama possiede dalle reminiscenze shakespeariane con l’amore contrastato di Francesca (Serena Autieri) e Marco (Enrico Mutti), i rispettivi membri delle famiglie rivali. Chi ha confidenza con Boris coglierà forse il riferimento tra il titolo della serie e Libeccio – una delle fiction de La Rete – che prende il nome da un vento che spira da sud-ovest.
I presupposti per l’allusione ci sono: la fotografia sembra il risultato del lavoro di uno smagliante Duccio Patanè; i primi piani basiti si intervallano a delle scene ricche di confessioni scontate e le puntate pullulano di ovvi spiegoni. Tutto sommato però, rispetto a Pupetta, la recitazione di Vento di ponente è di gran lunga superiore. Con qualche anello del conte e un pacchetto azionario qua e là, la fiction andata in onda su Rai 2 potrebbe essere un prodotto di punta degno del palinsesto del dottor Cane.
3) Il peccato e la vergogna (… delle serie italiane?)
Torniamo sulle reti Mediaset con una fiction trasmessa dal 2010 su Canale 5. Si tratta di un melodramma ambientato nella Roma degli anni ’30 dove vive Nito Valdi (Gabriel Garko), Carmen Tabacchi in Fontamara (Manuela Arcuri), Valerio Fontamara (Massimiliano Morra) ed Eva Grimaldi che interpreta Liliana Pratesi.
Alcune tematiche sono interessanti, tra i triangoli amorosi spiccano la questione ebraica durante il fascismo e le leggi razziali. Peccato però che la resa sia di un livello un po’ così. La trama è patinata e le vicende sono contorte e violente, i dialoghi sono illogici e sensazionalistici e la recitazione presenta i soliti toni forzati, impacciati e finti. Il vero peccato non è quello narrato dalle vicende, ma il fatto di offrire un racconto storico rivisitato e lontano dalla realtà dei fatti accaduti.
4) L’onore e il rispetto
Non si tratta di una congiura contro Gabriel Garko e Manuela Arcuri, i quali prendono sul serio il loro lavoro e sono vittime di un sistema dove la qualità non è contemplata. Purtroppo i prodotti televisivi che li vedono protagonisti sono spesso mediocri, e L’onore e il rispetto trasmessa da Canale 5 dal 2006 al 2017 non fa eccezione.
In questa imponente produzione compaiono in ruoli marginali degli attori importanti come Virna Lisi e Giancarlo Giannini. Del resto, come suggerisce Boris, il mutuo non si paga da solo! Qui sono presenti gli stessi difetti de Il peccato e la vergogna, ma subentrano elementi ancora più esagerati e una volontà di emulare i film d’azione. Tra inseguimenti e sparatorie improbabili, questa fiction di successo svela la formula vincente di molte serie italiane dei primi anni 10: una trama illogica sostenuta solo dalla bellezza dei suoi protagonisti, farcita di pathos e caratterizzata da titoli accattivanti formati da coppie di sostantivi altisonanti.
5) Non smettere di sognare
La serie tv diretta da Roberto Burchielli, trasmessa nel 2011 su Canale 5, è stata un flop indiscusso. Considerata la brutta copia di Paso Adelante, la serie vede tra i protagonisti Katy Saunders (Babi di Tre metri sopra il cielo), Roberto Farnesi e Giuliana De Sio. Nonostante parta da presupposti innovativi, cade nei luoghi comuni più tristi e ci offre una storia melensa che fa il verso a Flashdance, senza raggiungere minimamente il suo livello.
La recitazione è prevedibile, i dialoghi non coinvolgono e la vicenda è inverosimile e ricalcata sui prodotti televisivi come Amici di Maria de Filippi. Mediaset ci prova spesso a riproporre la formula di Saranno Famosi, una serie statunitense degli anni ’80, straordinaria e amara. Ci aveva provato con Grandi domani, prodotta proprio da Costanzo e De Filippi, e in Non smettere di sognare aggiunge un ingrediente in più: il mondo dei talent show che però non emoziona il pubblico.
6) Il sangue e la rosa
Gabriel Garko è il bel Rocco Riboni, Isabella Orsini veste (o sveste) i panni della contessa Isabella Malvolti e Alessandra Martines interpreta l’avida Ortensia. Con questa miniserie in costume trasmessa su Canale 5 nel 2008, Mediaset dimostra tutto quello che non va nelle serie tv italiane realizzando l’ennesima robetta storica, retorica e volgare, piena di incongruenze e attori più belli che bravi, i quali recitano in un improbabile romanesco.
È impossibile scovare una nota positiva in questa serie pregna di errori storiografici, dialoghi sconclusionati e trash della migliore specie. Il cast è un’accozzaglia insensata di nomi: protagonisti dalle discutibili capacità attoriali e professionisti del calibro di Virna Lisi, Ornella Muti e Giancarlo Giannini relegati in ruoli marginali. Di nuovo, attrici e attori di talento inseriti en passant in un’altra fiction che, oltre a non valorizzarli, sminuisce la loro bravura.
7) Fratelli Benvenuti
La fiction prodotta e interpretata da Massimo Boldi, andata in onda su Mediaset nel 2010, ha deluso lo stesso Cipollino e ha ottenuto degli ascolti talmente bassi da essere sospesa in tronco. Le vicende però sono interessanti: Lorenzo Benvenuti, il titolare di una salumeria, è costretto a trasferire l’attività di famiglia in un nuovo centro commerciale e si scontra con una realtà moderna e innovativa.
Purtroppo la serie finisce per scadere nei soliti toni macchiettistici, populisti, isterici e negativamente all’italiana. Oltre a Boldi, nel cast troviamo Barbara De Rossi, Enzo Salvi ed Elisabetta Canalis che donano quel tocco in più di comicità da cinepanettone.
8) La freccia nera
Non parliamo certo dello sceneggiato del 1968 prodotto dalla Rai e tratto dal romanzo di Stevenson, ma della versione del 2006 interpretata da Riccardo Scamarcio e Martina Stella. Insieme a Il falco e la colomba con Fabio Testi, questa rivisitazione si inserisce nel filone dei prodotti tratti da romanzi storici che avrebbero potuto cambiare il panorama delle serie italiane, ma hanno rovinato tutto.
La vicenda è raccontata in maniera debole, la recitazione è incerta (perfino il talentuoso Ennio Fantastichini nei panni di Raniero di Rottenburg ci delude), la sceneggiatura è superficiale e i luoghi comuni abbondano. Questa produzione Mediaset, sebbene migliore delle serie menzionate, risulta un polpettone indigesto che non offre nulla di nuovo e non si dimostra all’altezza dello sceneggiato che invece aveva conquistato tutti.
9) Adrian
La serie animata del 2019, ideata e scritta da Adriano Celentano, non poteva rimanere fuori da questa lista. Gli elementi di altissimo livello ci sono: la sceneggiatura curata da Cerami, Milo Manara per il character design e le musiche originali di Piovani. Eppure qualcosa è andato storto. Il progetto si è rivelato una manifestazione autocelebrativa, barocca e solipsistica del suo autore, il quale ci offre una narrazione piena di dialoghi fastidiosi e scene erotiche gratuite.
La serie è stata annunciata come un evento e forse è proprio a causa delle aspettative che la delusione è stata più aspra. Adrian è tronfio e noioso: non solo è stato stroncato dalla critica, ma è stato massacrato dal pubblico ed è diventato un nuovo baluardo del trash italiano.
10) Sorellina e il principe del sogno
La miniserie del 1996 diretta da Lamberto Bava (produttore e regista anche di Fantaghirò e Desideria e l’anello del drago, La principessa e il povero) presenta un cast che non avrebbe senso nemmeno nei peggiori incubi: Valeria Marini, nelle vesti dello Spirito della Fonte, recita (ci prova) nella stessa serie dove compare anche Christopher Lee, il temibile mago Azaret, il quale si è preso una vacanza dai capolavori del livello di Star Wars e Il Signore degli Anelli.
Veronica Logan interpreta la sfortunata Alisea, Sorellina, che verrà salvata dal suo amato Raz Degan, Demian. La serie cavalca il successo di Fantaghirò e degli altri fantasy tv ma non ne azzecca mezza. La trama mescola elementi fantastici e a tratti inquietanti e si tinge di grottesco. Si tratta comunque di una serie radicata nell’immaginario di una generazione di ragazzini incollati alla tv nel periodo natalizio. Però se la guardiamo da adulti non possiamo non notare la scarsa qualità che la rende uno degli esempi più imbarazzanti di fiction italiana di genere fantasy.
Insomma 10 serie italiane mediocri sotto ogni punto di vista.
Nonostante alcuni lati positivi, purtroppo queste 10 serie italiane lasciano davvero il tempo che trovano, promuovendo spesso peraltro storie e personaggi mistificati che ruotano intorno all’attore popolare di turno solo per raccogliere ascolti tra un’audience che non dovrà mai scoprire che gusto ha la qualità. E se poi dovesse piacere?