Delle serie tv ormai non possiamo più fare a meno. Le piattaforme di streaming rilasciano un titolo dietro l’altro, un enorme catalogo di serie di tutti i generi. Negli ultimi anni la produzione è aumentata a dismisura ed è sempre più difficile trovare serie originali, innovative, che guardino avanti ancora prima di altre. Ma di serie tv degli anni Ottanta che, invece, hanno anticipato i tempi per tematiche, linguaggio, struttura interna, ce ne sono state parecchie. Ne abbiamo selezionate 8 che sicuramente tutti, anche chi non ha vissuto in pieno quegli anni, hanno sentito nominare almeno una volta. E non a torto.
Ormai ci siamo stufati di guardare sempre le stesse cose, ma una volta, quando ciò che vediamo era ancora l’elemento di novità, tutto era bello, e osare era sintomo di intraprendenza. Vediamo insieme i titoli più sfrontati di un periodo che tutti ricordiamo con una grande dose di nostalgia e che tanti prodotti seriali hanno cercato di riportare nel suo massimo splendore.
Ecco le 8 serie tv degli anni Ottanta che, in qualche modo, hanno anticipato i tempi.
1) Supercar
Supercar (o Knight Rider in originale) è andata avanti per 4 stagioni, dal 1982 al 1986, prima che il protagonista David Hasselhoff (qui nei panni di Michael Knight), entrasse a far parte del cast di Baywatch. Prima che la serie di fantascienza venisse cancellata per mancanza di ascolti dopo la quarta stagione, sono stati introdotti elementi tematici davvero avanti per i tempi in cui Supercar è stata creata. Si parla delle automobili KITT completamente automatizzate e con i comandi vocali incorporati (una cosa adesso piuttosto banale ma all’epoca decisamente all’avanguardia). Si parla di intelligenza artificiale in un modo che non è affatto prevedibile e si cavalca l’onda della fantascienza senza però prendere prestiti troppo grandi da altre serie televisive. Per i fan più appassionati, questa serie è rimasta iconica, così come la macchina che alcuni hanno anche cercato di riprodurre.
2) Baywatch
Anche se siamo sul finire degli anni Ottanta, Baywatch non poteva essere dimenticata. Le sue 11 stagioni, andate avanti dal 1989 al 2001 hanno lasciato un segno indelebile nelle menti e nell’immaginario degli spettatori. Hanno ridefinito una figura statica come quella del bagnino, facendo sognare a chiunque di mettere piede nelle limpide spiagge della costa californiana. Ha messo in mostra fisici statuari di attori e attrici come Pamela Anderson, Alexandra Paul e David Hasselhoff (appena nominato per Supercar), dando un connotato diverso alle serie drammatiche e di avventura che caratterizzavano la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta. Non si tratta di una serie televisiva che richiede un particolare impegno, ma di una di quelle serie che utilizza la leggerezza e le poche pretese per provare a portare sullo schermo tematiche attuali. Inoltre, fa un uso in realtà molto pudico della sensualità più apparente. Dunque, il fisico come strumento per attirare il pubblico, una specie di specchietto per le allodole.
3) Seinfeld
Il modo in cui Jerry Seinfeld ha osato, quando ha deciso di portare una parte di sé sul piccolo schermo con la serie che ha il suo cognome, è rimasto nella storia. Ancora per poco entra nelle serie tv degli anni Ottanta, perché il suo primo episodio è stato trasmesso negli Stati Uniti il 5 luglio 1989, ma di quel periodo, Seinfeld, ha tutta l’atmosfera. Ancora prima di Friends è un gruppo di amici il vero protagonista della serie. Loro e l’appartamento dell’Upper West Side di New York nel quale si trovano a vivere la loro quotidianità. Per la prima volta sono le piccole cose della vita di tutti i giorni a generare l’azione comica della serie. Inoltre, questa sitcom è la prima, in assoluto, ad abbandonare la struttura a episodi singoli e a utilizzare una storia che si evolve nel corso delle puntate, dove gli eventi di quella precedente influenzano quelli della successiva e via dicendo. Vincitrice di ben 10 Emmy e di 3 Golden Globes, Seinfeld è diventata un vero e proprio fenomeno mediatico, influenzando irrimediabilmente il modo di fare comedy e inaugurando un rapporto metanarrativo tra protagonista, attore e ideatore della serie che è rimasto indelebile nei cuori degli spettatori.
4) I Jefferson
Ancora prima de I Robinson (1984-1992), che pure ha dominato tutti gli anni Ottanta, I Jefferson ha lasciato un segno che molte altre serie televisive hanno calcato da quel momento in poi. Per ben 11 stagioni, dal 1975 al 1985, i coniugi Jefferson ci hanno accolto nella loro casa e ci hanno fatto entrare in una dinamica familiare che ricordiamo ancora con molta simpatia e tenerezza. Non è la prima serie tv a tema interraziale di quegli anni, eppure è sicuramente la prima che tratta l’argomento senza banalizzarlo e renderlo vittima dei soliti stereotipi legati a una visione fin troppo macchiettistica dei personaggi. Il produttore Norman Lear, che nelle sue serie era solito inserire tematiche a sfondo politico, ne I Jefferson ha ridotto drasticamente la quantità di questo genere di temi, ma ne ha lasciati alcuni assolutamente essenziali per una sitcom come questa. Povertà, suicidio, problemi con l’alcol e, soprattutto, il razzismo affrontato con estrema delicatezza e con il giusto rispetto. Pur trattandosi di una commedia, la leggerezza non è mai stata un problema per i suoi contenuti.
Una delle serie tv degli anni Ottanta più iconiche.
5) Dallas
Dal 1978 al 1991, Dallas ha prepotentemente fatto irruzione nelle case degli spettatori, prima negli Stati Uniti e poi, con un’incredibile onda d’urto, fuori dai confini nazionali. Parte della particolarità di Dallas sta proprio qui. Il suo successo è stato talmente grande da farla diventare una delle prime serie televisive distribuite in tutto il mondo. Ma perché tanto clamore per una soap opera che ha come argomento le vicende della famiglia Ewing? Perché questa serie tv è stata tra le prime a portare sullo schermo argomenti delicati come il sesso, le dipendenze da droga e alcol, i problemi legati al desiderio della classe dominante di rimanere tale attraverso ogni mezzo possibile. Dallas è stata una delle prime serie a utilizzare il cliffhanger a fine episodio, per sere il pubblico a seguire la storia e a voler assolutamente vedere l’episodio successivo. Un espediente che da quel momento in poi diventa classico di qualsiasi serie televisiva che si rispetti. E viene sdoganata la vittoria del cattivo, una soluzione narrativa impensabile prima di questa soap che vede i ricchi imporre impunemente la propria visione del mondo agli altri senza conseguenze.
6) Hill Street giorno e notte
Hill Street giorno e notte (o Hill Street Blues) è andata in onda dal 1981 al 1987 per 7 stagioni, dimostrando ogni volta di essere andata ben oltre il classico stampino del genere poliziesco. Anche se il crime e le serie investigative hanno sempre esercitato un grande fascino sul pubblico, Hill Street è riuscita a rendersi originale e a scavare molto più a fondo di quanto altre serie del genere siano riuscite a fare, lasciando un’impronta non indifferente per altri prodotti seriali successivi. Un importante critico televisivo italiano, Aldo Grasso, ha lodato in più occasioni questo poliziesco, riconoscendo al dramma statunitense il primato in fatto di qualità narrativa. Le storie di cui la serie parla sono prese dalla cronaca locale, dalla cultura pop, dalla letteratura. Niente è lasciato al caso o inventato di sana pianta e, soprattutto, un lieto fine negli episodi non è sempre così scontato perché nella vita vera, quando si tratta di crimini, non può sempre andare a finire per il verso giusto.
7) Cin Cin
Con Cin Cin (Cheers in originale) abbiamo avuto ben 11 stagioni e 11 anni di risate ininterrotte, dal 1982 al 1993. Una serie tv che attraversa tutti gli ani Ottanta e si conclude negli anni Novanta, sovrapponendosi ad alcune delle migliori sitcom di questi anni. Cheers è stata candidata ben 117 volte agli Emmy e che da queste nomination è riuscita a strappare 28 vittorie, un numero davvero impressionante. I protagonisti sono cinque personaggi che si vedono abitualmente in uno dei bar divenuti più famosi e iconici, il Cheers, per l’appunto. Ma a rendere speciale questa serie non c’è solo una dinamica diventata poi un must per le sitcom, quanto piuttosto il realistico e appassionante rapporto d’amore tra Sam (un giovanissimo Ted Danson) e Diane (Shelley Long). Un continuo prendi e lascia che getterà le basi, per esempio, per quello altrettanto famoso tra Ross e Rachel in Friends o quello tra Ted e Robin in How I Met Your Mother. Ed è stato il primo prodotto per il piccolo schermo a serializzare non tanto la storyline principale, quanto l’evoluzione dei personaggi principali.
8) Cuori senza età
Cuori senza età, una piccola ventata d’aria fresca per le sitcom degli anni Ottanta. Una commedia innovativa e molto avanti rispetto a quanto era stato fatto fino a quel momento e rispetto a tutto ciò che è stato fatto dopo. Dal 1985 fino al 1992, The Golden Girls (il titolo in originale), ha osato dove molti altri non hanno avuto il coraggio di farlo. Stiamo parlando di una delle primissime serie, se non la prima in assoluto, che è stata in grado di parlare della terza età in termini decisamente ambiziosi. Non c’è il solito approccio sempre un po’ standardizzato, stereotipato e privo di carattere delle serie precedenti. Fino a Cuori senza età non si riusciva ad andare nel profondo senza essere banali e senza inceppare in una scrittura basica e poco centrata sulla vera interiorità di personaggi come quelli che popolano questa serie. Per avere un prodotto attuale che arrivi a giocare su questo argomento come ha fatto Cuori senza età, bisognerà aspettare il 2015 (ben 30 anni, con Grace and Frankie.