4. The Idol – Sam Levinson
Allora, se finora abbiamo visto Serie Tv d’autore che sono stati dei flop, The Idol, letteralmente, ha fatto un botto. The Weeknd (Abel Tesfaye) accompagna la protagonista interpretata da Lily-Rose Depp. E se questo è il cast principale, come se non bastasse, alla produzione abbiamo niente poco di meno di Sam Levinson. Affiancare il nome del creatore di Euphoria a una Serie Tv che si propone come critica al mondo dell’intrattenimento sembrerebbe essere la mossa vincente. Eppure non è stato così.
La serie HBO ha voluto volare troppo vicino al sole e ha fatto la fine di Icaro. Si è schiantata contro aspettative elevatissime, deludendo sia critica che pubblico. L’esplorazione di temi impegnativi e rilevanti, come la sessualizzazione delle star e il potere manipolativo di certe figure dell’industria musicale, sarebbe potuto essere estremamente interessante. Tuttavia, la critica all’industry non è stata incisiva e penetrante, cadendo negli stessi cliché e stereotipi che avrebbe dovuto criticare. La sessualità , arma principale di manager e produttori predatori, viene sfruttata in maniera gratuita e provocatoria.
Sembra quasi si sia preferito inserire nudità e violenza in maniera fine a sé stessa, alimentando lo shock, piuttosto che l’avanzamento della trama e la critica ai temi trattati.
La rappresentazione problematica riguarda specialmente il personaggio di Jocelyn (Depp), costretta in situazioni di vulnerabilità e sottomissione. Mentre Euphoria è stata acclamata per la sua capacità di affrontare temi complessi e controversi con uno stile visivo unico e con personaggi profondamente sviluppati, The Idol è sembrata una versione più superficiale e meno ambiziosa. Il tentativo di replicare lo stile visivo e il tono provocatorio di Euphoria non ha funzionato allo stesso modo, risultando eccessivo e privo di una solida base narrativa. L’eccesso di provocazione ha portato alla perdita di caratterizzazione dei personaggi e di analisi sociale, facendo arenare la nave The Idol ancora prima di una vera e propria partenza.
5. Ground Floor – Bill Lawrence
Andata in onda solo per due stagioni sulla rete TBS, Ground Floor (2013-2015), creata da Bill Lawrence, è stata un buco nell’acqua. Ebbene si, quando si hanno precedenti come le grandissime Scrubs e Cougar Town, il paragone è inevitabile e le aspettative diventano insormontabili. Nonostante la notorietà e l’apprezzamento di Lawrence, insieme all’eccellente cast (torna qui, ad esempio, John C. McGiley, il Dr. Cox in Scrubs), questa Serie Tv d’autore non ha catturato il pubblico come le precedenti.
Dialoghi intelligenti, personaggi memorabili e il delicato equilibrio tra comicità ed emotività , infatti, non riescono ad attecchire in Ground Floor, che manca di quel livello di brillantezza e originalità firmati Lawrence. La storia d’amore tra i due giovani protagonisti, Brody Moyer (Skylar Astin) e Jenny Miller (Briga Heelan), non ha lo stesso impatto di quella tra J.D. ed Elliott, non ha il tempo di maturare e farsi desiderare dagli stessi telespettatori. A differenza delle precedenti, Lawrence adotta qui il formato multicamera con risate registrate, un tocco ormai datato. Ai tempi, infatti, lo stile comico di molte sitcom (anche single-camera) stava evolvendo, diventando più fresco e sottile.
Gli stereotipi e le dinamiche ormai prevedibili di Ground Floor non potevano nulla contro sitcom del calibro di The Office, Parks and Recreation e Modern Family. Uno sviluppo di trama poco originale, personaggi principali monotoni e troppo protagonisti in una sitcom tecnicamente corale, una comicità quasi antiquata. Per una Serie Tv d’autore, questi sono errori che affossano e da cui difficilmente si riesce a riprendere.