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Calcutta canta le Serie Tv

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Il nuovo album di Calcutta, Evergreen, è attualmente il più venduto d’Italia. Il cantautore, bandiera dell’Indie italiano, ha conquistato un numero sempre crescente di fan bissando il successo di Mainstream. I suoi testi, carichi di amori perduti e traditi, si fanno espressione di un disagio generazionale nel quale molti finiscono per ritrovarsi. L’immobilismo, l’indecisione e la rassegnata consapevolezza di vivere in ghetti sociali asfissianti diventano temi dominanti in ogni traccia.

Con una strizzata d’occhio al vecchio cantautorato e a certe colonne sonore anni ’80 (in particolare in Hübner e Nuda Nudissima) Calcutta si è ritagliato spazio anche al di fuori del panorama indie. In certi gorgheggi strumentali sembra quasi di poter intravedere il perfetto accompagnamento musicale alle nostre adorate Serie Tv.

E se, con una provocazione, provassimo a immaginarci le sue canzoni a fare da soundtrack ai più famosi prodotti seriali cosa ne uscirebbe? Scopriamolo insieme in questo articolo che tenterà di rileggere i testi di Calcutta spiegandoli in associazione a sette diverse Serie Tv.

1) Pesto – 13 Reasons WhySerie Tv

Un’ombra sul soffitto
Mi hai lasciato dei sospiri nel letto
Un filo di voce
Un filo di ferro dentro l’orecchio

Già ce lo immaginiamo il nostro Edoardo (vero nome di Calcutta) a scandire i momenti più intensi di 13 Reasons Why. La seconda stagione della fortunata produzione Netflix, uscita poche settimane fa, avrebbe trovato un valido sottotesto nel brano proposto. Non possiamo, infatti, non pensare a Clay rileggendo i versi di Pesto: canzone tratta dal recentissimo album Evergreen.

I sensi di colpa di Clay, l’ombra (sul soffitto?) di Hannah e quel tarlo che non smette di tormentare il povero ragazzo diventano immagini concrete in un testo carico di acredine; così come il filo di ferro nell’orecchio espressione della voce accusatoria di Hannah nella cassetta di Clay. E quest’ultimo che, tormentato dall’ombra della sua amata, prorompe finalmente in un “Weeee deficiente, negli occhi ho una botte che perde”. Capolavoro. Beh, forse.

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