4) Milano – Breaking Bad
Ci sono giorni che io vorrei dormire
Ed altri, invece, in cui io vorrei tornare
Ma non ci riesco più
Se stasera ci sei tu, possiamo cucinare
La voce del testo di Milano in versione seriale non può che essere di Jesse Pinkman. Il ragazzo, scapestrato e desideroso di un affetto che non ha mai ricevuto è stanco della sua esistenza. Vivacchia senza riuscire mai davvero in qualcosa. Almeno fino all’arrivo di Walt. Tra i due si genererà un rapporto morboso e carico di contraddizioni.
Proprio come quello che Calcutta ci descrive nella sua canzone. L’immaginario destinatario del testo, infatti, è una persona che opprime (“Mi va di disegnare ma non ci riesco più se dopo passi tu e mi porti a bere”), metonimicamente rappresentata da “Milano”, città che soffoca il protagonista (“Ma Milano è un ospedale e io stasera torno giù e ritorno a respirare”).
Il crescendo finale (“Ma non ci riesco più, non ci riesco più, non ci riesco più”) ben si associa alla deriva esistenziale di Jesse, completamente destrutturato in qualsivoglia stimolo e speranza. Quello col professor White è un legame tanto forte quanto corrosivo che lo costringe ad atti orrendi (“E scusa, io non voglio fare male”) dai quali non potrà mai più dissociarsi.