4) I can’t escape myself, The Sound – Mr Robot
Mr. Robot prima di essere una Serie Tv su un movimento di hackeraggio anarco-insurrezionalista è innanzitutto un’opera incentrata sulla complessa psicologia del suo protagonista. Di quell’Elliot in costante lotta con se stesso e in precario equilibrio mentale. Ci inoltriamo nei meandri della sua schizofrenica personalità rimanendone inebriati e inebetiti.
The Sound è invece una band anni ’80 tra le migliori nel panorama inglese del periodo. I testi ermetici e cupi rispecchiano i disagi post-punk malinconici, nichilisti e nevrotici. I can’t escape myself in particolare ci proietta in un vortice calustrofobico con un giro di basso ridondante e psicotico. “Così tanti sentimenti / In attesa qui / Lasciati tutti soli, sono con loro / Quello che temo di più / Sono malato e stanco / Di ragionare / Voglio solo uscire fuori/ Scuotere via questa pelle / Io, io non posso / Scappare da me stesso”.
Sembra proprio che a parlare sia Elliot. La sua malattia, il suo desiderio di uscirne. L’incapacità di farlo. I tarli della mente che scuotono il protagonista. L’inettitudine a esprimere i sentimenti che si accavallano dentro di lui. E quel bipolarismo da cui vorrebbe fuggire. Quel Mr. Robot che vorrebbe uccidere ma: “Io, io… non posso scappare da me stesso / Sembra che la mia ombra morda ogni passo / Imparo a conviverci /Cosa è intrappolato all’interno?”. È nella seconda stagione che il ragazzo accetta infine il suo onnipresente alter-ego, la sua “ombra”. Ma accettarlo non significa capirlo: cosa c’è dentro la tua mente, Elliot?