Vi sarà sicuramente capitato nella vita di guardare un prodotto datato decine di anni fa e avere quel brividino lungo la schiena riguardo a una battuta sessista, razzista o omofoba che viene fatta in totale libertà. È una situazione alla quale pian piano abbiamo imparato ad assistere con più raziocinio capendo che ogni serie tv deve essere posizionata nel contesto storico a cui appartiene. Non è un modo per giustificare certe scelte, ma consente allo spettatore di comprendere perché in quegli anni certi personaggi fossero scritti senza problemi in quel modo. Fornisce una maggiore cultura sul mondo del piccolo e grande schermo e ci permette di aprire la mente.
Ed è generalmente un bene, perché non potremo mai aspettarci che un prodotto degli anni ’60 abbia la stessa cura che c’è oggi rispetto a certi argomenti. Ma non serve nemmeno andare così indietro: anche semplicemente guardando prodotti degli anni novanta o dell’inizio degli anni duemila, siamo ormai abituati a lasciar passare tante frasi sbagliate e battute veramente di cattivo gusto. Anzi, l’ironia non è l’unico ambito in cui chiudiamo un occhio, perché è ormai di conoscenza comune che anche molte drama avessero poco riguardo su certi argomenti.
Ma ne siamo proprio sicuri?
Avete presente quelle foto che vi mostrano com’era qualcosa una ventina di anni fa e voi, sicuri di trovarvi davanti il primissimo gioco di Mario a scorrimento, vi trovate Super Mario 64? Questo ultimo decennio ha alterato di molto la nostra percezione del passato, facendoci immaginare che eventi accaduti vent’anni fa siano molto più datati come concetto o ambiente nel quale si trovavano. Sia chiaro, rimangono sempre opere da inserire nel proprio contesto, ma non tanto quanto si crede.
Un po’ per sentito dire, un po’ per non criticare aspramente quelle serie tv con le quali siamo cresciuti e delle quali ci siamo innamorati, tendiamo a giustificare scritture che non solo sono inadatte al periodo attuale, ma erano più indietro di quanto pensiamo anche allora. Già verso la fine degli anni novanta esistevano prodotti sul piccolo schermo che avevano una gran cura delle minoranze o sostenevano con forza la parità di diritti. Eppure con leggerezza ci viene da difendere prodotti di quindici anni fa che non avevano la stessa cura.
È colpa della nostalgia, del gregge o di una mancata curiosità?
La risposta è decisamente complicata, ma possiamo portare alcuni esempi. Un prodotto su tanti è La vita secondo Jim, sitcom americana con una bella dose di mascolinità tossica e quel pizzico di stereotipi da non abbandonare mai, un prodotto che ci sembra datato nel tempo, ma debuttò in televisione nel 2001. Lo stesso anno in cui venne trasmesso per la prima volta Scrubs, altra comedy americana che propendeva proprio per sconfiggere questa mascolinità tossica presentata da alcuni suoi personaggi.
Sia chiaro: per quanto Scrubs tratti certi temi con molta più cura e attenzione, non è comunque un prodotto esente da difetti. Ma il contesto storico è funzionale quando vi è una base solida da cui partire e Scrubs è più giustificabile per questo. Inoltre sappiamo bene che le sitcom hanno sempre affrontato certi argomenti in modo più superficiale solo per far ridere, ma certe critiche che arrivano oggi a quei prodotti vengono fin troppo filtrate. E così un po’ per ogni epoca: se Modern Family affrontava il tema dell’omosessualità con cura nel 2009, qualsiasi show di dieci anni fa non dovrebbe avere scuse sull’affrontare con poca cura quei temi.
Parliamo di disattenzione, non di scelte narrative
Questo articolo non vuole attaccare serie tv che sollevano argomenti pesanti per gettarli in faccia allo spettatore come Mad Men e The Handmaid’s Tale. Queste, infatti, pur presentando personaggi con tratti molto negativi e poco giustificabili, basano la propria narrazione sulla critica a questi tipi di pensiero: chi ambientandoli in un futuro distopico che ha perso ogni cura dei diritti umani, chi in un passato molto datato (Mad Men, appunto, è ambientata negli anni ’60).
Perché sessant’anni ci sembrano un’eternità, sono un periodo durante il quale molti di noi non erano ancora nati e per una parte di noi non erano nati neanche i nostri genitori. Questa critica di Mad Men è un giustissimo approccio atto a dare l’effettivo contesto storico alle situazioni affrontate. Perché, per quanto la società possa non essersi rivoluzionata poi così tanto, se avessimo visto la stessa serie ambientata alla fine degli anni ’90 avremmo avuto molto più da ridire.
Ed è proprio questo decennio il punto più strano
Sembra quasi che gli anni novanta siano dietro l’angolo, molti di noi sono cresciuti in quegli anni e quando pensiamo a un prodotto dell’epoca lo sentiamo ancora così vicino al nostro cuore da sembrare recente. Eppure parliamo di prodotti che hanno dai ventidue ai trentadue anni. Trent’anni sono tantissimi, sono talmente tanti da farci dire con leggerezza “qualsiasi cosa accadesse in quel prodotto era giustificata, dai, erano trent’anni fa“.
Eppure negli anni novanta non era così. Non tutto era giustificato. Certo, non vi era la cura e l’attenzione moderna, ma erano anni all’avanguardia sia nelle nostre città che nell’industria televisiva. Più della metà di Friends venne trasmessa in quel decennio e parliamo di una sitcom che rivoluzionò il settore e nel suo pilot parlò di una relazione omosessuale dell’ex moglie di Ross. Pochi anni dopo, nel 1999, il pilot di The West Wing condannava l’estremismo religioso e il neo-nazismo, difendeva gli immigrati e dava una forte opinione sulla pornografia. Idee più all’avanguardia di quanto potessimo mai attribuire a “vent’anni fa“.
Per questo motivo dovremmo giudicare peggio i prodotti datati?
No, assolutamente. Come appena detto, tante serie tv erano più all’avanguardia di quanto immaginiamo. Non vogliamo spingere affinché voi iniziate a odiare quelle opere, ma spingiamo affinché vengano giustamente analizzate; e con esse anche il periodo storico al quale appartengono. Permettendoci così di avere una visione a 360 gradi sul mondo e su come certi movimenti che oggi viviamo siano nati e siano stati portati avanti.
La difesa delle minoranze etniche non è nata grazie a Netflix, il sostegno agli individui della comunità LGBTQ+ non è frutto delle ultime settimane. La parità dei sessi, il rispetto verso certe sindromi e chi ne è afflitto, una visione più aperta verso chi ha bisogno di aiuto: sono tutti concetti che esistono da più di quanto si pensi e dovremmo elogiare il percorso che hanno avuto attraverso molti progetti televisivi.
Anche perché se chiediamo di più a qualcosa, è perché ci importa. È perché siamo coscienti vi sia una versione migliore di quell’idea o quella realizzazione e ci piace aspirare e puntare al meglio, non alla sufficienza etica e di valutazione. Esistono errori e grandi scelte in ogni decennio, ogni anno, ogni mese, sta a noi mettere da parte la nostalgia e il timore di discutere di certe opere. Perché è l’insegnamento dal passato che ci ha permesso di essere dove siamo oggi e – anche erroneamente – guardarci indietro pensando se si potesse fare meglio o no.