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Le comedy di oggi non vogliono più (solo) far ridere

serie tv comedy
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L’era delle classiche serie tv comedy è finita. Capiamoci bene, la gente continuerà sempre ad amare le sit-com che hanno reso grande la storia della televisione. Fenomeni come Friends e The Office non smetteranno di affollare gli schermi degli spettatori per ancora molto, molto tempo. Eppure, analizzando i prodotti targati sotto la categoria “commedia“, ci rendiamo presto conto come, in maniera graduale, il concetto di comedy stia inevitabilmente cambiando. Ce ne accorgiamo dalle nuove proposte che affollano le piattaforme streaming, dalla quasi totale scomparsa dalle reti americane di sit-com che attirino un vasto pubblico e dalle tipologie di serie tv che vengono nominate per importanti premi come gli Emmy e i Golden Globes.

Dopotutto, abbiamo avuto serie tv comedy di tutti i tipi: dai grandi classici come Friends e Seinfeld agli eredi di queste ultime come How I Met Your Mother e New Girl, dalle sit-com familiari fino ai mockumentary. Generi che abbiamo amato alla follia, show che ci hanno accompagnato per anni e anni con numerose stagioni e che ci hanno saputo raccontare la comicità in tutte le sue diverse tinte, creando archetipi narrativi, topoi ricorrenti e running gag che hanno saputo saziare la nostra voglia di ridere a crepapelle.

Friends

Una quantità di prodotti davvero immane che, pur costituendo un tesoro di risate senza fine, ha finito per portare a una saturazione del mercato e a un’inevitabile e continua sensazione di già visto. Quante volte ci è capitato di pensare a tutte le sit-com in cui si riproponevano scenari quasi totalmente identici?

Ma c’è una silente rivoluzione in corso, perché, per quanto il desiderio di farsi quattro risate e passare ore di serenità non siano mai venute meno, è innegabile che molti spettatori cerchino anche quel quid in più nella visione di questi prodotti.

Vogliamo passare momenti che ci facciano stare bene con noi stessi, certo, ma nel 2021 è giusto aspettarsi anche qualcosa che ci faccia pensare che ci troviamo di fronte a vere novità. Lo abbiamo visto di recente in alcune tra le serie più amate degli ultimi tempi, prodotti destinati a trainarci verso una nuova frontiera dell’intrattenimento. Pur partendo da contenuti per lo più divertenti e ridanciani, alcuni show comici hanno infatti saputo premere l’acceleratore su alcuni aspetti, andando a puntare non solo sulla risata ma anche sulla riflessione circa tematiche forti e profondamente attuali, Potremmo parlare per ore della magistrale bravura con cui alcune sit-com e serie tv comedy, inaspettatamente, hanno saputo confezionare alcune delle riflessioni più pregne di significato della storia della tv in generale.

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Brooklyn Nine-Nine per esempio ha saputo trattare con estrema forza e altrettanta delicatezza temi importanti come il razzismo e le molestie sessuali, The Good Place è riuscito a intessere con cura riflessioni per nulla banali sulla morale umana e sul concetto di morte, Grace and Frankie sulla complessità dell’invecchiamento, e così via, ma l’elenco potrebbe continuare ancora più a lungo. Certo, non vogliamo negare il fatto che in realtà questa tendenza non sia nata senza illustri precursori (Scrubs fra tutti), ma sicuramente non possiamo negare che essa stia diventando via via sempre più forte.

Raccontare drammi con un pizzico di ironia, cercare di evidenziare i problemi della società per sensibilizzare le persone, spingerci a riflettere in profondità sulle nostre esistenze. Lo hanno fatto molte serie tv e tante continueranno a farlo, ma se ciò risulta normale per le varie sottocategorie di drama, per le serie tv comedy ciò costituisce un vero e proprio trionfo.

Perché a volte è nei contesti più semplici, laddove non ce lo si aspetterebbe, che possono arrivare le migliori lezioni di vita. Che fare allora? Le case di produzione hanno captato questa nuova esigenza e da qui a qualche anno hanno deciso di cavalcarne l’onda. Come creare una commistione adeguata tra comedy e drama capace di divertire e intrattenere lo spettatore ma allo stesso tempo di coinvolgerlo a livello emotivo?

Sex Education 3

Una prima misura ad essere stata adottata da alcuni show è certamente quella di aumentare le proprie tempistiche in maniera da non dover sacrificare nessuno di queste due fondamentali componenti: è così che il minutaggio delle normali sit-com si eleva dai classici venti/venticinque minuti per puntata a cifre più alte che permettono allo spettatore di immergersi più in profondità nelle serie tv visionate. Nascono perciò sempre più spesso format ibridi, capaci di mescolare sapientemente humor e drama, grasse risate e profonde riflessioni, talvolta più dolci, talvolta più amare.

Parliamo del genere della dramedy, cosciente fusione degli aspetti migliori tipici delle serie tv comedy e quelli dei drama.

Pur essendo un concetto nato a metà degli anni ’80, l’esplosione delle serie tv dramedy è sicuramente da attribuire ad anni più recenti. Con il tramonto dell’epoca delle grandi sitcom in onda sulle più popolari reti televisive americane (e il loro susseguente sbarco sulle piattaforme streaming dove hanno vissuto una seconda vita), tante sono attualmente le serie che incorporano al proprio interno elementi di commedia e di dramma a star riscuotendo un notevole successo. Pensiamo anche solo a un fenomeno mediatico come Sex Education: sarebbe sbagliato parlare dello show di Netflix come di un mero teen drama, ma nemmeno la sottocategorie “serie tv comedy” sembrerebbe bastare a descriverlo. Parliamo di un peculiare ibridismo di fondo che proprio per questa sua natura binaria è in grado di attirare un pubblico diversificato, fatto dagli amanti di entrambe le tipologie di prodotti seriali.

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Pensate a Shameless, considerato dai più di come se fosse un drama ma di per sé classificato come commedia drammatica o a BoJack Horseman, all’apparenza un’innocua e divertentissima sit-com animata, ma in realtà capace di straziare l’anima dello spettatore e ridurla a brandelli nel giro di pochi minuti.

Un’andante altalena che oscilla tra humor e sentimento, tra divertimento e lacrime, tra gioie e dolori: Il Metodo Kominsky, Good Girls, Afterlife e Atypical sono solo alcuni dei titoli che più di recente hanno saputo attrarre su di sé l’interesse e l’amore del pubblico, in perenne bilico tra diversi generi, sul confine tra due mondi opposti. E allora si ride, si piange ci si interroga su temi esistenziali e si compartecipa alla vita dei protagonisti delle storie che finiscono per appassionarci non solo per il lato umoristico, ma anche per il lato umano.

Perché le dramedy sono un po’ come Jim Carrey, un’esplosione di divertimento che però dentro sé nasconde un pesante dramma. Fragilità che si travestono indossando un naso rosso da clown per non farsi riconoscere. Essere istrionici ed eclettici spaziando con egual bravura dalla commedia più sguaiata fino a vivere situazioni traumatiche e tristi senza per questo rinunciare all’ironia. Il nostro riferimento al carismatico attore americano non è per nulla casuale: la carriera artistica dell’uomo – non a caso interprete principale di una serie come Kidding, capace di ben rappresentare un esempio in materia – così come la sua esperienza umana nella vita privata, sempre in bilico tra due lati opposti della medaglia, riescono benissimo a incarnare quello che è lo spirito di questo genere narrativo.

Perché le serie tv dramedy sono essenzialmente questo: vita.

Realistici ritratti (per quanto possibile e salvo rari casi) di situazioni che potrebbero capitare a ognuno di noi, un continuo andirivieni di gioie e dolori, di momenti di estrema spensieratezza e altri in cui pare che la nostra esistenza sia stata compromessa per sempre. E allora il pubblico abbandona un atteggiamento più scanzonato per farsi sempre più partecipe delle vite dei personaggi. Le situazioni dunque si faranno via via sempre più plausibili, le tipizzazioni dei protagonisti sempre meno evidenti, le risate registrate finiranno per sparire completamente e a giudicare le storie rimarremo solo noi.

La rivoluzione in corso difficilmente potrà essere fermata dato che la tendenza a sfornare sempre più commedie drammatiche non solo non accenna a bloccarsi, ma addirittura pare influenzare anche quelle serie che, almeno su carta, dovevano continuare a incarnare il modello di serie tv comedy a cui siamo maggiormente abituati. Questo, per esempio, è il caso di Ted Lasso che, da semplice show comico da una ventina di minuti a puntata da trascorrere in completa serenità, si fa sempre più profondo e pregno di significato, arrivando a espandere non solo le tematiche trattate, ma anche le proprie tempistiche, con episodi sempre più lunghi e fuori dai consueti schemi narrativi.

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The Marvelous Mrs. Maisel, Fleabag e Barry negli anni recenti ce lo hanno dimostrato chiaramente: l’apprezzamento di questi prodotti sia da parte del grande pubblico che da parte della critica evidenziano un esponenziale aumento di interesse nei confronti della categoria, capace di rispondere adeguatamente a quelle che sono le richieste di un pubblico ormai orfano come mai prima d’ora della stagione delle grandi sitcom, viste e riviste fino allo sfinimento in attesa di trovare dei degne sostitute.

Con la chiusura prima di The Big Bang Theory e poi di Brooklyn Nine-Nine, le ultime grandi eredi delle classiche sit-com che hanno fatto la storia della televisione, una nuova epoca dell’intrattenimento è pronta a farsi sentire. Sarà un trend destinato a durare? Questa nuova scia sarà destinata a crollare dopo poco o rimarrà un fenomeno di grande successo anche col passare del tempo? Noi sinceramente non vediamo l’ora di scoprirlo e di innamorarci di molti altri prodotti, capaci di farci ridere a crepapelle, ma non solo.

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