Il difficile periodo che stiamo attraversando ha condizionato la società e la nostra vita quotidiana sotto moltissimi aspetti. Si è creato un circolo vizioso in cui salute, economia e socialità sono state completamente stravolte, e nessun settore, nemmeno quello delle serie televisive, è rimasto esente dalla crisi globale provocata dalla pandemia. In questi mesi abbiamo fatto del nostro meglio per tenervi aggiornati sui principali stravolgimenti che hanno riguardato le serie tv e il coronavirus, tra stagioni sospese, set bloccati e ingenti interventi finanziari, ma le domande su quale sarà il reale impatto nel mondo dello spettacolo, al termine di questo assurdo momento, sono ancora molte.
Oggi cerchiamo di analizzare insieme i principali ostacoli che gli “addetti ai lavori” del piccolo schermo dovranno affrontare nel prossimo futuro sul piano economico, creativo e gestionale.
Serie tv e coronavirus: le produzioni interrotte o annullate
Il settore dello spettacolo, e di conseguenza quello delle serie tv, ha risentito pesantemente della pandemia da coronavirus: molte uscite sono state cancellate o sospese e le riprese sono state costrette a uno stop senza precedenti, con pesanti danni per le tasche delle produzioni e numerosi posti di lavoro a rischio. Se alcune troupe sono riuscite a concludere le nuove scene prima dell’inizio della quarantena, come The Expanse, o hanno deciso di completarle nonostante i rischi (è il caso di The Crown), la maggior parte delle serie tv ha dovuto fare i conti con un arresto improvviso.
Netflix (insieme ad altre trasmittenti televisive) ha preferito la via della prudenza e ha interrotto tutti gli show in fase di produzione negli Stati Uniti, in Canada e anche nel Regno Unito, con il grande dispiacere dei fan che attendevano impazienti la distribuzione di Stranger Things, The Witcher e di tante altre esclusive. Un doloroso stop anche per i progetti in cantiere di Peaky Blinders e The Walking Dead, che in questi ultimi giorni di maggio sembrano però vedere la luce in fondo al tunnel.
Vi è da ammettere che, in un certo senso, le piattaforme di streaming abbiano indirettamente “beneficiato” del coronavirus: ce lo dicono le indagini di mercato, secondo cui le persone costrette in casa avrebbero usufruito dei servizi di intrattenimento offerti da Netflix, Prime Video e Disney+ molto più del solito, con un picco di nuovi abbonamenti e di rinnovi. Questa nota positiva ha permesso lo stanziamento di fondi a sostegno dei lavoratori impiegati nelle produzioni e danneggiati dalla crisi, ma non cancella la moltitudine di problemi che essa comporta, e che nei prossimi mesi richiederanno grande organizzazione, creatività e resilienza.
Il distanziamento sociale e le nuove regole sul set
Serie tv e coronavirus, ormai, sono due tematiche strettamente legate tra loro. Da marzo siamo immersi in questa nuova e assurda dimensione, e solo ora un timido tentativo di ripresa sembra aleggiare sui set delle produzioni cinematografiche e televisive. A questo proposito, il 28 maggio è stato introdotto un nuovo protocollo sanitario con le procedure da applicare sul set.
Tra le misure da applicare proposte nel documento compare la possibilità di eseguire tamponi a cadenza periodica sugli attori e gli altri membri della troupe, anche in assenza di sintomi, così da scongiurare l’eventuale presenza del virus. Il problema principale, che potrebbe incidere sullo sviluppo delle trame, è dovuto all’obbligo del distanziamento sociale: sul set di Peaky Blinders, ad esempio, il vincolo per ripartire sarà quello di far mantenere ai membri del cast una distanza interpersonale di almeno due metri.
Nessun problema per chi sta dietro la cinepresa, ma per chi vi si troverà di fronte è tutta un’altra storia. Gli attori, senza potersi toccare, riusciranno a mantenere alta la qualità della serie e a soddisfare le aspettative? Possiamo immaginare dei tagli importanti per quanto riguarda scene romantiche o d’azione che prevedano scontri e contatti fisici, e con tali presupposti la sfida principale sarà una sola: coinvolgere gli spettatori e rendere gli avvenimenti credibili, nonostante tutte le limitazioni del caso. La qualità delle performance sarà più importante che mai.
Le serie tv del futuro
Cosa dobbiamo aspettarci nella seconda parte del 2020?
Probabilmente si dovrà convivere per diverso tempo con le condizioni imposte da questa tremenda pandemia, perciò è il caso di iniziare a ragionare in una nuova ottica. La realtà quotidiana ha subito una rivoluzione radicale, così come il settore del cinema e delle serie tv, al quale verrà richiesto un grande sforzo per far fronte alle sfide creative del prossimo periodo.
In un’intervista della BBC a Ewan Morrison (lo sceneggiatore di Outlaw King – Il Re Fuorilegge) e ad Andy Harries (il produttore di The Crown), è emerso che probabilmente le location delle prossime produzioni cambieranno, e saranno predilette storie ambientate nello spazio, sott’acqua o in luoghi molto remoti, così da semplificare e rendere maggiormente plausibile il distanziamento tra gli attori, anche con l’assistenza della CGI. Un altro asso nella manica saranno senza dubbio l’animazione, poiché i film e le serie animate richiedono un budget più basso e, naturalmente, permettono di rispettare tutte le misure di prevenzione previste.
In sostanza, per un po’ di tempo potremo scordarci la moltitudine di comparse sullo sfondo, le scelte registiche costose, i baci appassionati e molti altri elementi che forse, fino ad ora, abbiamo dato per scontati. Il mondo della televisione riuscirà a reggere il colpo?