3. House of Cards
Un’altra delle serie tv criticate con grande trasporto dallo stesso pubblico che fino a quel momento l’aveva amata alla follia è House of Cards, che è andata avanti troppo a lungo (come queste altre serie tv). Stiamo parlando di una serie tv gigantesca, il primo grande colpo con cui Netflix si è presentato al mondo. Uno show grandioso, che si è avvalso di tutta l’abilità di Kevin Spacey nel creare un legame potente con gli spettatori. House of Cards debuttò nel 2013 ed è andata avanti per cinque stagioni prima della conclusiva sesta stagione, quella che ha fatto cambiare radicalmente il parere del pubblico.
Gli intrighi politici sono al centro di House of Cards, che prima di finire tra le serie tv criticate dalla propria fanbase, non aveva praticamente nessun difetto.
La sceneggiatura era solidissima. Il modo in cui egli autori hanno portato avanti i vari archi narrativi è stato efficace ed è riuscito a creare grossa curiosità in chi guardava. La trama era costellata di plot twist, alcuni prevedibili, la maggior parte totalmente spiazzanti. House of Cards ha portato in televisione il lato losco e oscuro della politica. Ha seguito il dietro le quinte delle grandi macchinazioni politiche, concentrandosi soprattutto sulla figura carismatica ed enigmatica di Francis Underwood. il protagonista interpretato da Kevin Spacey era il vero centro di interesse della serie. Il modo in cui è stato scritto, la maniera in cui è stato interpretato e l’eco che ha avuto a livello mediatico sul pubblico, hanno posto le basi per la creazione di un vero e proprio mito televisivo.
E allora perché annoveriamo House of Cards tra le serie tv criticate più duramente dai propri fan?
Lo show non ha avuto vita facile da quando Kevin Spacey è finito nel tritacarne mediatico per le note vicende che lo hanno riguardato. Estromesso dallo show, l’attore si è temporaneamente ritirato dalle scene, segnando anche il destino di Francis Underwood. House of Cards senza Kevin Spacey non poteva essere la stessa cosa. Gli autori hanno scelto di andare avanti e mettere su una sesta stagione, che però non è stata assolutamente all’altezza delle precedenti. Il solo personaggio di Claire Underwood non è bastato a risollevare le sorti della serie. La sceneggiatura, al di là dell’assenza di Spacey, sembrava aver perso il suo smalto iniziale.
House of Cards è arrivata alla fine nella maniera peggiore possibile. Gli autori le hanno dato una conclusione perché meritava un finale, ma nell’ansia di voler mantenere gli standard precedenti senza il principale elemento di forza, non ha fatto altro che produrre l’effetto contrario, allontanando i fan da un prodotto che ormai non riconoscevano più.
4. The Walking Dead
Il discorso è ancora più vero quando si parla di The Walking Dead, un cult del genere degli ultimi decenni. The Walking Dead è una serie tv memorabile, che ha riscritto il genere horror e che ha saputo attrarre anche spettatori non propriamente amanti degli zombie e degli scenari post-apocalittici. È stato uno show spettacolare, soprattutto al suo esordio. Le prime quattro stagioni sono un capolavoro. La serie era capace di intrattenere il pubblico come poche altre. Colpi di scena, effetti speciali, personaggi interessanti e scenari terrificanti erano il pane quotidiano di questa serie, non a caso tra le più amate degli anni Duemila. The Walking Dead è tratta da fumetto di Robert Kirkman, forse tra i più popolari degli ultimi vent’anni.
In breve tempo, lo show che si è ispirato a quelle tavole è diventato un fenomeno mediatico. La stessa cosa che è successa per Game of Thrones, ma puntando su un genere diverso. Erano milioni gli spettatori che si sintonizzavano sui canali che trasmettevano i nuovi episodi di The Walking Dead. Le puntate sono diventate stagioni, le stagioni sono diventate una saga. La saga si è allargata, dando vita ad una serie di prodotti collegati che hanno conquistato i fan al solo annuncio. L’universo di The Walking Dead si è quindi espanso, ma con il passare delle stagioni il prodotto ha perso sempre più la sua qualità (e in parte, anche la sua identità).
Incoronato come uno dei cult horror del secolo, The Walking Dead a un certo punto ha scelto di puntare sulla quantità, allungando il brodo e concedendo sempre più spazio a episodi filler e parentesi puramente introspettive troppo fini a loro stesse.
Dopo il grande cliffhanger della fine della quarta stagione, il ritmo della serie è calato, con il preciso intento di spendere più stagioni per arrivare al punto. Non che le stagioni successive siano state un fallimento, al contrario. The Walking Dead ha continuato a funzionare almeno in termini di ascolti, ma una piccola lampadina si era accesa nella testa dei fan più fedeli che hanno visto lo show perdere mordente e avvicinarsi pericolosamente a una conclusione deludente. Nel corso degli ultimi anni, gli autori hanno individuato dei risvolti interessanti che hanno spinto il pubblico a guardare ancora con interesse le nuove stagioni. Ma la serie ha finito poi per incartarsi su pattern frustranti ripetendo la stessa formula all’infinito. L’accoglienza dell’undicesima stagione non è neanche lontanamente paragonabile a quella riservata alle prime.
The Walking Dead è diventato un prodotto stanco, non più in grado di produrre nello spettatore lo stesso effetto degli inizi. Il finale non è stato in grado perciò di risollevare le sorti dello show, che da serie amatissima è finita tra le serie criticate di più dal proprio pubblico di riferimento.
Nulla potrà cancellare il grande impatto che The Walking Dead ha avuto sull’industria televisiva e sugli spettatori di tutto il mondo. Ma proprio per questo, resta un grande rimpianto rispetto a quello che The Walking Dead sarebbe potuta essere e non è stata.