5) The Veil
Elisabeth Moss è indubbiamente uno dei simboli del panorama seriale. Lo abbiamo visto con la sua Peggy in Mad Men, lo abbiamo visto con la sua mastodontica interpretazione in The Handmaid’s Tale. Due grandi capolavori, due grandi personaggi che l’attrice sembra portare con sé in forme diverse in The Veil, la miniserie arrivata nel 2024 che ha fatto incredibilmente poco rumore. La presenza della Moss non ha infatti smosso le acque come ci s’immaginava inizialmente. The Veil non ha ottenuto il successo inizialmente immaginato, limitandosi a esser acclamata solo da una ristrettissima cerchia di telespettatori. Al centro della scena troviamo Imogen, una donna di cui non conosciamo il vero nome. Un ritratto forte e potente con un passato traumatico e molto turbolento.
Agente astuta dell’MI6 inglese, Imogen ha il compito di scortare una presunta capitana dell’ISIS fino a Parigi, il luogo in cui i servizi segreti statunitensi e francesi la aspettano per sottoporla a un interrogatorio che decreterà il suo vero ruolo. Il punto di The Veil non sarà però soltanto legato alla destinazione del viaggio, alla risoluzione del caso. Il vero protagonista di questa miniserie è infatti lo svolgimento, il viaggio che le due donne affronteranno insieme scoprendosi a vicenda. Imogen cercherà di leggere la donna, non accorgendosi però che quella lettura la porterà anche a legarsi profondamente a lei. Il suo lavoro non prevede alcun tipo di coinvolgimento emotivo. Questo non farebbe altro che confondere la sua percezione, alterando la lettura della donna sospettata.
Le due non sembrano inizialmente potersi fidare l’una dell’altra. I segreti e i tormenti sono tanti, sono troppi. Viaggiano a una distanza che renderebbe impossibile qualsiasi tipo di rapporto. Sono entrambe portatrici di segreti e parti di loro che non possono svelare. Ma sarà proprio questa condizione a legarle, a sviluppare tra di loro una connessione che trasformerà quei segreti in un rapporto sincero e inalterabile. The Veil è un thriller psicologico, un viaggio che farà spazio non soltanto al legame che crescerà tra le due protagoniste ma che – al contrario – le metterà di fronte al fatto compiuto.
Ogni momento che passa rappresenta una consapevolezza di più sul loro passato. I traumi che credevano oramai legati a una visione di loro stesse superata, ritornano in questo viaggio che non sarà soltanto fisico, politico, ma anche e soprattutto personale. Con Elizabeth Moss come protagonista e James Purefoy tra i personaggi principali, The Veil si è presentata con una forma più che promettente e una sostanza che si è rivelata all’altezza delle presentazioni. Ma anche questa volta il destino, almeno qui in Italia, non si è dimostrato favorevole.
6) We Were the Lucky Ones
Addentriamoci adesso all’interno di una narrazione complessa, che trae spunto da uno dei momenti storici più orribili e brutali di sempre. Stiamo parlando di We Were the Lucky Ones, la miniserie con Joey King e Logan Lerman. I due volti di Percy Jackson e The Kissing Booth dimostrano in questa narrazione di sapere avere a che fare con dei ruoli più maturi e complessi, ben lontani dalla leggerezza del passato. Della King avevamo potuto constatare le qualità drammatiche grazie alla miniserie The Act, il prodotto biografico in cui l’attrice è riuscita a consacrarsi e a reggere il confronto con attrici dal calibro di Patricia Arquette. E così Joey ritorna in We Were the Lucky Ones in modo più maturo e consapevole, rendendosi protagonista di una storia che affonda le sue radici nella storia, nella brutalità di quel che racconta, e nella speranza.
Basata sul romanzo di Georgia Hunter, We Were the Lucky Ones è una miniserie che racconta la storia della della famiglia ebrea polacca Kurc. Come avrete potuto immaginare, siamo nel periodo della Seconda guerra mondiale. Siamo nel periodo in cui l’inferno è sceso in terra, manifestandosi attraverso le azioni di persone in carne e ossa, senz’anima. La tranquillità della famiglia Kurc viene qui minacciata già durante il primo episodio. L’inferno sceso in terra mina la loro visione del futuro, la certezza di essere – almeno a casa loro – al sicuro. Ogni gioia viene ostacolata, ogni speranza minata. Esiste solo il terrore.
We Were the Lucky Ones si addentra così all’interno di una storia che abbiamo letto in ogni pagina di storia, visto in ogni documentario. E’ tutte le storie insieme, il ritratto di un momento storico abominevole che qui viene raccontato gradualmente, facendo spazio alla distruzione di ogni prospettiva futura. Ogni cosa della famiglia Kurc viene violata. La libertà, la dignità. E’ un inno alla memoria, al ricordo di qualcosa che forse sarebbe meglio rimuovere per vivere una vita più semplice, lontani dalla consapevolezza di che cosa un essere umano possa essere in grado di fare. Ma dimenticare non è mai la soluzione.
La brutalità va ricordata ogni giorno, non va respinta. Va osservata, in modo tale da cercare di impedire che cose del genere possano ricapitare, anche se il mondo non sempre merita la nostra fiducia. We Were the Lucky Ones è una miniserie coraggiosa, determinata, realistica. E’ una produzione che meriterebbe di essere guardata, anche solo per osservare il modo con cui è riuscita a trattare un argomento così delicato e complesso con un’identità solo sua, che la rende fedele solo a se stessa.