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5 Serie Tv che sarebbero state perfette se si fossero fermate esattamente a due stagioni

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Nel panorama sempre più vasto e competitivo delle serie tv da vedere, è diventato comune per le produzioni inseguire longevità e numerose stagioni, spesso con l’obiettivo di mantenere alto il coinvolgimento del pubblico e massimizzare i profitti. Tuttavia, esiste una tendenza crescente tra gli spettatori più esigenti a riconoscere il valore di una narrazione concisa e ben strutturata. Ed è qui che il numero due emerge come il “numero perfetto” per molte serie tv.

Limitarsi a due stagioni consente agli autori di raccontare una storia compatta e coerente. La narrazione si libera delle pressioni di allungare inutilmente il contenuto, evitando filler e sottotrame superflue. In questo modo, ogni episodio può contribuire direttamente allo sviluppo della trama e dei personaggi, mantenendo il ritmo e l’intensità. Un esempio emblematico è Fleabag, la serie britannica ideata da Phoebe Waller-Bridge. Con le sue due stagioni, la serie dimostra come non tutte le cose belle debbano durare per sempre.

In un’era in cui il binge-watching è diventato la norma, le serie con due stagioni sono ideali per un pubblico che cerca esperienze immersive ma non interminabili. Due stagioni offrono il tempo sufficiente per approfondire temi e personaggi, senza richiedere un impegno a lungo termine. Non sempre è la soluzione ideale, ma molto spesso, soprattutto con il senno di poi, si rivela quella vincente.

Ecco allora 5 serie tv da vedere e che avrebbero decisamente dovuto concludersi con la seconda stagione. Voi cosa ne pensate? Avreste tolto o aggiunto qualcosa?

1) You

Vedere questa serie tv è immergersi nella psiche contorta del suo protagonista
netflix

Basata sui romanzi di Caroline Kepnes, You è un racconto di ossessione, narcisismo e manipolazione che trascina lo spettatore dentro la mente di un protagonista tanto magnetico quanto disturbante. Joe Goldberg è un ragazzo alla mano, tranquillo e pacato. Lavora come libraio a New York e quello che ha sempre sognato è l’amore, inteso come la forma più pura. Una persona di cui prendersi cura, con la quale condividere il resto della vita. Che romanticone. Peccato che il ragazzo-della-porta-accanto Joe possieda anche un’inquietante inclinazione verso l’ossessione romantica. La prima stagione ci introduce il protagonista, raccontando un po’ del suo passato e dell’interesse romantico (e tossico) verso Guinevere Beck, un’aspirante scrittrice che Joe incontra nel suo negozio.

Attraverso i social media e altri strumenti digitali, Joe raccoglie informazioni personali su Beck, insinuandosi lentamente nella sua vita. La sua ossessione si traduce in un controllo crescente, culminando in atti estremi per eliminare qualsiasi ostacolo alla loro relazione, compresi gli amici e gli ex fidanzati di Beck. Il finale scioccante della prima stagione lascia lo spettatore confuso e disorientato, preso totalmente alla sprovvista dalla piega drammatica che la vicenda prende.

Il successo della serie tv risiede, in effetti, nella sua capacità di vedere le attese dello spettatore e metterlo in una posizione ambigua.

Se da un lato Joe appare, in tutto e per tutto, un predatore manipolativo, dall’altro il suo passato traumatico e la narrazione in prima persona lo rendono incomprensibilmente empatico. Una parte di noi finisce per giustificarlo, andando contro ogni logica e buon senso. Sentimento che ritorna anche nella seconda stagione (l’intera serie è disponibile sul catalogo Netflix qui). Joe si trasferisce a Los Angeles nel tentativo di lasciarsi il passato alle spalle. Qui adotta una nuova identità, Will Bettelheim, cercando di reinventarsi e di sottrarsi alle conseguenze dei suoi crimini a New York. Siamo sinceramente convinti che possa ancora redimersi, perché in fondo tutti meritano una seconda possibilità. Tuttavia, la sua natura ossessiva riemerge quando incontra Love Quinn, una ragazza fragile e con un passato traumatico.

Lo spirito deviante di Joe emerge prepotentemente, ma allo stesso tempo tenta di controllare i propri impulsi. Il vero shock, in questa stagione, avviene quando Joe si rende conto, e noi con lui, di come Love sia una donna altrettanto problematica e manipolatrice. Come lui, è disposta a tutto pur di proteggere ciò che considera suo. Questa dinamica ribalta le aspettative dello spettatore, trasformando Love in una figura ancor più inquietante di quella di Joe che, paradossalmente, si trasforma nella vittima.

Le prime due stagioni raccontano un arco narrativo solido e psicologicamente avvincente.

La prima funge da introduzione, raccogliendo la ricca tradizione del thriller erotico. La seconda, invece, rappresenta la sua controparte oscura, culminando in un twist sorprendente e disturbante. Dopo la seconda stagione, la serie ha cercato di reinventarsi continuamente, spostando Joe in nuovi contesti e aggiungendo complicazioni che spesso risultano ripetitive o meno credibili. La tensione e la freschezza dell’inizio si perdono, e il personaggio di Joe finisce per diventare una caricatura di se stesso (ecco qui le prime foto e la sinossi della quinta e ultima stagione).

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