5) Westworld
Westworld è una serie tv ambientata in un futuristico parco a tema western, popolato da robot ultra-avanzati chiamati “host”. Questi particolari automi interagiscono con i visitatori umani, offrendo loro avventure personalizzate e scenari narrativi immersivi. Liberamente ispirata al film omonimo del 1973, la serie tv vede molta influenza anche dal mondo dei videogiochi. In particolare dagli RPG e dagli open world, dove le scelte del giocatore influenzano la trama in modi imprevedibili. Allo stesso modo, nel parco di Westworld, ogni decisione degli visitatori modifica le storie in corso, creando un’esperienza non lineare e dinamica.
Al centro della narrazione troviamo temi profondi come l’autoconsapevolezza e il libero arbitrio, esplorati sia attraverso gli occhi degli host che dei loro creatori e fruitori. La serie tv creata da Jonathan Nolan e Lisa Joy pone domande filosofiche sul confine tra creatore e creatura. Ricordando quei videogiochi che sfidano la quarta parete, come Metal Gear Solid o Undertale, in cui il “gioco” diventa consapevole di sé e invita il giocatore a riflettere sul proprio ruolo.
La prima stagione riscrive le regole. Spiazza il pubblico di nicchia, convinto di sapere tutto, e incanta quello mainstream che umilmente è pronto a studiare. HBO investe nel progetto e ne esce vincitrice, mentre la critica inneggia al capolavoro. Confermarsi, però, è spesso più arduo che affermarsi, e la seconda stagione di Westworld non è riuscita nell’impresa. Qualitativamente il livello è rimasto alto, l’investimento economico continua a ripagare.
Eppure la serie ha volato troppo in alto, bruciandosi le ali come Icaro.
Il racconto, già noto per la sua complessità, ha introdotto una timeline intricata senza più cercare di essere comprensibile. A tratti, la narrazione è sembrata troppo autoreferenziale e distante dalla fruizione del pubblico, che ha cominciato a perdere interesse. Gli spettatori hanno smesso di credere in Westworld proprio perché la serie aveva fin troppo fiducia in sé stessa. Con il calo degli ascolti e i crescenti costi, non era più possibile proseguire nella borghese convinzione di essere uno “show per pochi”. Così è arrivata la terza stagione, che ha cercato di rispondere alle richieste del pubblico, ma lo ha fatto in modo troppo radicale, snaturando la sua essenza. Il risultato è stato un fallimento completo, che non ha nemmeno raggiunto l’obiettivo di soddisfare tutti.
La terza stagione ha spostato l’azione fuori dal parco, trasformando la serie in una sorta di thriller futuristico. Questo cambio di tono e focus non è stato apprezzato da tutti, facendo perdere parte della magia iniziale. La quarta stagione ha cercato di recuperare, ma molti spettatori si sono ormai disaffezionati per la complessità eccessiva e l’apparente mancanza di direzione. Il viaggio di “Westworld” si conclude quindi senza una quinta e ultima stagione. Lasciandoci con tanti rimpianti e domande che, forse, non avranno mai una risposta.