6) Homeland
E’ stata una delle più grandi Serie Tv da vedere di sempre, anche se in Italia non ha mai ottenuto la fama che avrebbe meritato. Ed è riuscita in questo compito nonostante la sua incostanza, nonostante il modo con cui, a un certo punto, sia diventata altalenante. Homeland forse, soltanto per questo, ha compiuto una magia che poche altre sono riuscite a compiere, diventando una delle migliori Serie Tv di sempre nonostante un livello che viaggiava tra le montagne russe, negli ultimi capitoli. Inutile dirlo: le prime tre stagioni, soprattutto le prime due, corrispondono esattamente alla parola capolavoro. Con una suspense tangibile, Homeland si è dimostrata subito una grande Serie Tv fatta di adrenalina, azione, drammaticità e, soprattutto, patria di alcuni dei migliori personaggi mai visti sul piccolo schermo.
Menzione d’onore per Brody, l’antieroe che ha retto le fila delle prime tre stagioni, il disgraziato, il manipolatore, l’incompreso, la persona che più di tutte ha forse portato Carrie a perdere tutto, l’unica cosa per cui viveva: il suo lavoro. La sua mancanza nelle successive stagioni si è sentita, e si è sentita parecchio. Ma Homeland ha saputo reggere la sua assenza, andando avanti con un livello abbastanza alto fino alla quinta stagione. Da quel momento le cose, che avevano già dato evidenti segnali di cedimento, hanno iniziato a essere più altalenanti del previsto, non reggendo più il livello di quanto visto in precedenza.
Homeland era stanca, ma ancora fortemente determinata ad andare avanti. Non voleva fermarsi. Era evidente nella quinta stagione, nella sesta, settima. E lo era anche quando è arrivata la resa dei conti, il momento dei saluti che scriveva la parola fine alla montagna russa in cui siamo saliti, intraprendendo un viaggio tanto altalenante quanto indimenticabile. Perché è vero che l’ultima stagione è stata deludente, ma è anche vero che non avremmo mai ceduto. Che saremmo andati avanti fino alla fine, come avevamo fatto anche nelle precedenti deludenti stagioni, perché una parte di noi l’ha sempre saputo: Homeland era pronta per stupirci di nuovo. Lo avrebbe fatto alla fine, sul più bello. E così è stato.
Quel mento tremolante che annuncia la crisi di Carrie ritorna in ogni stagione, così come nell’ultima. La donna che, cercando di fare le cose giuste, fa scelte sbagliate ritorna anche in questa ultima stagione, consacrando la parolaba di Carrie Mathison. Non era impossibile pensare che Carrie potesse rivoltarsi contro il proprio paese non era fuori da ogni possibilità. Quello stesso paese, d’altronde, non sempre era stato così caro nei suoi confronti. Più volte l’aveva tradita, umiliata, costretta a sentire il peso delle sue fragilità e malattie. Era un’opzione che andava messa in conto, ma che non si avvera.
Carrie decide di sostituire Anna, diventandola spia di Saul in Russia. Una scelta, questa, che la porta a sacrificare tutto, se stessa. Perché la possibilità di poter morire per il suo paese è concreta, ma Carrie sa cosa c’è in gioco. Sa per cosa lo sta facendo, e ha che fare con l’unica costante dell’intera Homeland: l’amore della protagonista per ciò che fa. Per il suo lavoro, l’unica cosa in cui Carrie ha sempre saputo di essere forte. Di non essere invulnerabile, ma tanto coraggiosa da poterlo affrontare. Attraverso questa decisione, Carrie si sente di nuovo riconnessa con se stessa, con Saul, un uomo che finalmente rivede in lei ciò che aveva visto tempo fa, quando tutto era ancora da scrivere e la parte più imprevedibile di Carrie non era venuta fuori in modo così prepotente.
Nonostante tutte le scelte prese fino a quel momento, nonostante l’incostanza, nononostante tutto, Homeland riesce a mettere fine alla sua storia in modo straordinario, consegnandoci un finale di un livello che altre Serie Tv costanti forse non sono riusciti a raggiungere. Ha fatto la sua magia, stupendoci l’ultima volta con l’ultimo colpo di scena. Il finale di Homeland è la celebrazione del nonostante. E non c’è cosa più straordinaria di questa. Che magia, questa Serie Tv.