Dexter
Dexter Morgan è uno dei personaggi a cui mi sono affezionato di più nel mondo delle serie tv. Non so di preciso cosa mi abbia spinto a nutrire qualcosa verso una personalità del genere, ma ammetto che la sua doppia natura, un po’ alla dottor jekyll e mister hyde, mi ha stupito più di quanto potessi immaginare: all’apparente tranquillità di un tecnico della polizia scientifica di Miami, si confonde una ferocia da serial killer senza precedenti. Ho trovato che il pregio maggiore di Dexter (da poco sbarcata su Netflix), al di là di una trama studiata nei minimi dettagli, fosse la capacità di non annoiare mai, nemmeno dopo otto lunghe stagioni. Questo aspetto ha funzionato grazie a vicende insospettabili e un intreccio introspettivo non indifferente: sembrava che il cervello del protagonista fosse un labirinto da cui non si poteva uscire. Dexter è intrigante, teso e geniale al tempo stesso – un passatempo perfetto per chi ama starsene a guardare serie tv per tutta la sera.
Daredevil
Da grande appassionato dell’universo cinematografico Marvel, posso asserire con assoluta certezza che Daredevil è, per ora, la miglior serie targata Marvel. I motivi sono troppi e non basterebbe questo articolo per elencarli, ma mi preme dire che uno di questi è sicuramente legato alla fantastica messa in scena delle azioni: Daredevil è una serie in cui scorre parecchio sangue. La vicenda di Matt Murdock si snoda tra una vita spesa a smascherare i criminali e il classico e faticoso lavoro da avvocato. Il racconto è così avvincente da far dubitare dell’ordinario scorrere del tempo: avevo bisogno sempre di più ore per gustarmi ogni singolo episodio. Spesso ogni episodio di Daredevil si chiude con una rivelazione importantissima ai fini della trama – un pezzetto da aggiungere all’intricato puzzle a cui stiamo assistendo. Daredevil non è la ‘classica’ serie sui supereroi perché è molto di più: un bellissimo viaggio insieme a Charlie Cox e la sua maschera da Diavolo.
Un’altra serie tv da vedere che, come Twin Peaks, aumenta la suspense dopo ogni finale di episodio: Lost
Se Lost fosse una parola sarebbe sicuramente ‘perché’, ovviamente con il punto interrogativo. Lost è un’interrogazione continua, un’ evoluta trama di elementi che cercano risposte. L’assoluta forza di Lost sta nella ripresa di sequenze flashback e flashforward che aiutano ad approfondire la storia di uno o più personaggi. Questi, sopravvissuti a un disastro aereo, si ritrovano dispersi su un’isola misteriosa nell’Oceano Pacifico del sud. Gli autori sono bravi a insistere con una linea comunicativa non banale, fatta di elementi filosofici, scientifici, religiosi e mitologici, che aiutano la trama a essere molto più ingarbugliata del previsto. Spesso ho provato a immedesimarmi con i protagonisti e la sola forza dell’immaginazione bastava per aumentare la mia angoscia. Lost è stato un ottimo compagno di avventure pronto ad arricchire ogni mio pomeriggio di suspence e mistero.