2) The Bear – 2×06
La sesta puntata della seconda stagione (qui la nostra recensione) di The Bear non è soltanto un ottimo flashback: è anche una delle migliori puntate nella storia delle Serie Tv da vedere. Sessanta minuti per tornare indietro nel tempo e assistere a un capolavoro di regia. Di inquadrature volutamente tremolanti e caotiche, mai ferme, volte a restituire il senso di caos di quel Natale passato tra rancori e una famiglia gentile solo fino all’ultima parola giusta. E così, torniamo indietro nel tempo per rivivere quella sera. Quella cena in cui ritroviamo Michael ancora vivo, nel pieno della sua inquietudine. E ritroviamo la mamma di famiglia, qui interpretata straordinariamente da Jamie Lee Curtis.
Ritroviamo Natalie, qui nella sua veste più vulnerabile. Senza una madre calorosa accanto che, al contrario, la tratta con indifferenza e distacco. Come se non contasse niente. E poi il litigio violento tra Micheal e suo zio, interpretato dal volto sacro di Better Call Saul Bob Odenkirk. Un litigio che potrebbe finire nel peggiore dei modi. Che va avanti a suon di provocazioni, di forchette che potrebbero volare dall’altra parte del tavolo, nuocere esattemente come quelle parole che si stanno rivoltando contro. E poi Carmy. In silenzio, guarda il caos esplodere su quella tavola. Lo fa con l’angoscia poggiata sugli occhi, con uno sguardo di rassegnazione. Lo sa che non è nulla di strano quel che sta accadendo. Che più volte ha dovuto fare i conti con i tormenti della sua famiglia. E che questo Natale, all’insegna dell’astio e del rancore, non è l’eccezione, ma la regola.
Il flashback ci porta indietro di cinque anni. Al contrario di altri, questo non ci rivela nulla di nuovo rispetto a quel che sappiamo già . Potremmo dire che lo conferma. Con queste immagini così caotiche, piene di repressione e di rumore, The Bear si rivolge quasi direttamente a noi, pronunciando un sottile e silenzioso Visto? Te lo avevo detto. Perché noi lo sapevamo, che funzionava così lì dentro. Solo che non lo avevamo mai visto. Così The Bear ci accontenta, mostrandoci il caos di passi, forchette, bicchieri rotti e una salsa che sporca una cucina che rispecchia – ancora una volta – la condizione mentale dei protagonisti.
E poi ancora una volta quel Carmy che sta in silenzio, rassegnato all’idea che la famiglia non te la scegli. E, nonostante ciò, la puoi amare comunque. Anche se è lancinante farlo. The Bear con questo flashback ha raccontato una ricetta in cui non è possibile sbagliare. Perché se pronunci la parola sbagliata, la frase sbagliata, se fai un passo sbagliato, tutto va a monte. E la ricetta non funziona.
Con uno degli episodi più lunghi in assoluto, The Bear dà vita a una regia di altissimo livello. A inquadrature frenetiche e a uno stile ancora più caotico del solito che riprende un gruppo di persone costrette a stare insieme in quel momento. Costrette a fingere che vada tutto bene, e che poi – alla prima occasione utile – tirano fuori tutto il loro malessere, incolpando l’altro di esserne la ragione. Anche se sono tutti colpevoli dei loro mali. O almeno, fino a prova contraria.
3) Breaking Bad – 4×08
Quando parliamo di migliori Serie Tv da vedere di sempre, parliamo inevitabilmente anche e soprattutto di produzioni come Breaking Bad. Dal 2008, il capolavoro di Vince Gilligan ha rivoluzionato ancora una volta il mondo seriale, accogliendo l’eredità lasciata da I Soprano e riplasmandola a modo proprio. E così, non nasce soltanto uno dei più grandi antieroi della storia. Non nasce soltanto un Walter White che diventa l’eterno Heisenberg: nasce anche uno dei migliori villain nella storia della Serie Tv. Un capolavoro di interpretazione, scrittura. Nasce Gus Fring.
Un villain, il suo, che si espone e si mostra per nascondersi, vivendo di una calma piatta che non si scompone in nessuna situazione. Neanche quando Heisenberg metterà fine alla sua era. L’ultimo respiro, con metà volto bruciato, verrà infatti accompagnato da un gesto per sistemare la cravatta. Un dettaglio che ha sempre detto tanto dell’inimitabile personaggio di Gus Fring. Al contrario di altri villain, Gus parla poco. Risponde in modo pacato. Lascia che siano le sue frasi ambigue a smuovere le cose. Con il suo affascinante alone di mistero, Gus non si è mai sbottonato troppo rispetto al suo passato e al modo con cui ha deciso di diventare ciò che conosciamo. La quarta stagione di Breaking Bad, però, ha deciso di mostrarci qualcosa. Non troppo. Il giusto. Quanto basta per lasciare accesa la curiosità , ma cibandola comunque con qualche informazione.
E così l’ottava puntata della quarta stagione ci porta con sé fino al 1989. Siamo in Messico, siamo con Gus. Lo vediamo diverso. Ha uno sguardo più innocente, meno superbo. La calma è la stessa, ma diverso è il suo approccio cordiale, che questa volta non è soltanto una costruzione. Si rapporta a Don Eladio con timore, con timidezza. Chiede di poter collaborare con lui insieme al suo collaboratore Max. Lo contraddice timidamente, vantando tutti i profitti certi della loro collaborazione. La tensione di questo flashback è tangibile. Sappiamo che, ovviamente, Gus non ne uscirà con le ossa rotte. Sappiamoo che non verrà ucciso. Ma ci sentiamo comunque dentro a una stanza con una bomba a orologeria. Il pericolo è tangibile. Ed è qui pronto a spiegarci qualcosa che ha a che fare con il presente.
L’episodio Hermanos spiega infatti l’origine della rivalità tra Gus ed Hector Salamanca. Il modo con cui, a sangue freddo, Gus abbia visto morire per mano sua il suo migliore amico. L’unica persona che si azzardava a chiamare fratello. Lui è rimasto in vita. Come spiega Don Eladio, lo è soltanto perché conosce il suo ruolo in Cile, facendo così intendere il passato pericoloso, elemento che ha incoraggiato ancora di più i fan della Serie Tv (e l’attore Giancarlo Esposito stesso) a chiedere un spin-off a lui dedicato.
Da questa puntata infatti ne usciamo con un forte senso di tensione, un’apnea continua che ci ha rilasciati soltanto al momento della fine dell’episodio. Vedere Gus Fring in quel momento ha aggiunto un tassello importantissimo al puzzle, e anche in questo caso tutto è stato sviluppato con quella costante ma silente adrenalina che non urla mai. L’incontro si svolge così: tra un dialogo sulla cottura del pollo e una serie di possibilità da far fruttare. Ma è chiaro ed evidente quanto tutto stia per esplodere e quanto Gus, da quel momento, avrà un solo obiettivo: agire sangue per sangue.