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10 interpretazioni memorabili delle Serie Tv che andrebbero mostrate in tutte le scuole di recitazione del mondo

Bryan Cranston è stato autore di un'interpretazione leggendaria in una serie tv da vedere leggendaria come Breaking Bad

Tatiana Maslany – Orphan Black

Orphan Black è una serie tv da vedere con una trama intrigante e uno sviluppo avvincente. Ma a renderla una serie tv pazzesca è la sua attrice protagonista. Anzi, le sue attrici. Tatiana Maslany, infatti, ha interpretato nel corso delle stagioni quasi una ventina di personaggi diversi dei 276 cloni in circolazione. I personaggi interpretati dall’attrice canadese sono, ad esempio, Sarah Manning, Beth Childs, Katja Obinger, Aryanna Giordano, Janika Zingler, Danielle Fournier, Alison Hendrix, Cosima Niehaus, Helena, Rachel Duncan, M.K., Jennifer Fitzsimmons, Krystal Goderitch, Tony Sawicki, Miriam Johnson, un clone anonimo e Camilla Torres. Tutte personalità ben delineate, diversissime. Ed è solo grazie alla bravura di Tatiana Maslany che riusciamo a dimenticare che si tratta della stessa persona, che sia solo in una foto profilo, in obitorio oppure nelle numerose scene in cui i cinque cloni principali interagiscono. Per premiare la bravura di Tatiana Maslany abbiamo scelto una scena emblematica. Quella della festa del finale della seconda stagione. Cosima, sempre più stremata dalla sua condizione, mette su un pezzo e si scatena con le sue “sorelle” in una danza dove emerge distintamente la personalità di ciascuna di loro.

Elisabeth Moss – The Handmaid’s Tale (una serie tv da vedere che quest’anno vedrà andare in onda la sua ultima stagione)

03×09

Ooh, baby, do you know what that’s worth? Ooh, Heaven is a place on Earth

Anche voi dopo aver visto l’episodio 03×09 di The Handmaid’s Tale non siete riusciti a togliervi dalla testa il ritornello di “Heaven Is a Place on Earth” cantato da June Osborne? Povera June, solo l’idea di un Paradiso poteva salvarla da quella situazione. Una canzone di Belinda Carlisle spensierata, allegra e luminosa che alla decima ripetizione diventa una vera e propria tortura mentale. Una scena terrificante, lunghissima dove Elisabeth Moss fa il meno indispensabile. Non ce n’era bisogno. Per inquietarci bastano la sua calma apparente, la sua voce fuori campo, sussurrata, che si chiede se sia impazzita e le sue stesse rassicurazioni dove ipotizza i modi per far finire quell’incubo. I dottori stabilizzano Ofmatthew, ma June, che ha un aspetto plumbeo e sconvolto, si sta spegnendo. A nulla serve implorare zia Lydia di tornare a casa. L’unica cosa che riesce a dire è di non sentirsi bene. Gli occhi diventano sempre più rossi e sfuggenti finché il bisturi nella scatola degli oggetti taglienti appesa al muro non diventa la speranza di una fuga dal indolore. Un’interpretazione che, al contrario di molte altre scene della serie, appare calma, fin troppo composta. Talmente tanto calma che per tutta la durata della puntata ci sentiamo sconnessi, alienati e in trappola, proprio come June.

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