12) Mr. Robot
In questo caso, fortunatamente, qualche candidatura c’è stata. Cinque per l’esattezza, per un totale di 2 vittorie nelle categorie Miglior Composizione Musicale e Miglior Attore Protagonista. Non tantissime, non quante una Serie Tv come Mr. Robot meriterebbe, ma almeno possiamo consolarci dicendo che la Serie Tv è stata notata dall’Academy. Non ha fatto la fine di altre presenti ingiustamente sottovalutate in modo così cinico. E per fortuna, nonostante tutte le varianti. Perché Mr. Robot non poteva fare questa fine. Non sarebbe stato ammissibile al pari di altre presenti in lista. Anche in questo caso siamo infatti di fronte a un cult che già con le sue prime puntate alza l’asticella, mostrandosi come un vero e proprio capolavoro di natura esistenziale.
Mr.Robot è infatti un inno alla libertà , all’andare oltre tutto quello che visivamente appare perfetto e che in realtà nasconde delle crepe quasi irreparabili. A farci da guida in questa narrazione troviamo un ragazzo fatto a pezzi da ansie, paranoie, disagi e allucinazioni. Un ragazzo che non crede in nulla. Che non crede a quel che lo accerchia, vedendo in qualsiasi persona, azione o evento un complotto contro di lui. Più si va avanti, più il protagonista – Elliot – si porrà le più svariate domande esistenziali. Domande che attraverseranno lo schermo, il tempo e lo spazio, giungendo fino al telespettatore che diventerà parte attiva della serie. Le stesse domande di Elliot diventeranno infatti le stesse nostre, e ci faranno chiedere che scopo abbiamo, per quale ragione esistiamo, quale sia davvero il nostro vero io.
Elliot è d’altronde un controverso e complesso animo umano che cerca di non farsi ingannare dalla società e dalle sue maschere. Questo tipo di condizione e approccio all’esistenza lo faranno però cadere all’interno di un vortice buio e tenebroso, in cui non esisterà più alcun punto di ritorno. Il lungo viaggio di Mr. Robot durerà il tempo di quattro stagioni. Quattro diversi capitoli che alzeranno sempre di più l’asticella, chiedendo sempre più tempo, pazienza e attenzione al pubblico. La sua seconda stagione aveva infatti sollevato alcune polemiche perché estremamente più complessa rispetto alla prima, ma questo era doverose. Per entrare davvero all’interno della narrazione bisognava alzare l’asticella della difficoltà , offrendo un ritratto paranoico, complesso e disperato di un mondo che lo è altrettanto.
13) Prison Break
Come abbiamo visto in precedenza, ci sono diverse possibilità per un sequel. Nel caso di Dexter tutto è andato per il meglio, facendo sì che Dexter: New Blood diventasse un prodotto amato e apprezzato con tutto il senso del mondo. Nel caso di Prison Break le cose sono invece andate diversamente. Il suo ritorno con la quinta stagione, a otto anni dalla sua fine, non ha infatti sortito l’effetto sperato, generando un malcontento comune che non vedeva in quel ritorno la vera essenza della serie. Nonostante questo fastidioso ultimo saluto, però, va sempre tenuto a mente che Prison Break – fino alla sua quarta stagione – non ha avuto nulla da recriminarsi. Non ha avuto niente con cui fare i conti. E’ stata, ed è ancora oggi, una delle produzioni più significative del piccolo schermo. Un cult che, in quanto a colpi di scena, fa scuola e dopo scuola.
L’adrenalina, la tensione, i cliffhanger: ognuna di queste cosa è stata protagonista indiscussa della Serie Tv. La sua forza, la sua energia, la sua linfa vitale. Quell’adrenalina non si è mai limitata a restare in silenzio sullo schermo. Al contrario, è diventata anche nostra. La sentivamo sulla nostra pelle ogni volta che giungevamo al termine di un episodio e subito avevamo la necessità di vederne un altro. Perché guardare Prison Break è come bere un bicchiere d’acqua quando si ha sete: non si smette mai. A dimostrazione di ciò non si può non citare in questo senso la prima stagione, la patria di alcuni dei più ferrati e adrenalinici colpi di scena.
Alla fine di ogni episodio sopraggiunge infatti un nuovo cliffhanger che ostacola la fuga dei due protagonisti, elemento che determinerà così lo sviluppo della puntata successiva. E così via per tutto il resto degli altri episodi. Ma in questo senso non possiamo neanche non citare la terza stagione, teatro di alcuni dei colpi di scena più sconvolgenti mai visti. Cliffhanger che, tra le altre cose, riusciranno perfino a ribaltare i ruoli, offrendo una narrazione dinamica, instancabile e frenetica. Abbiamo corso, durante Prison Break. Abbiamo vissuto. Ma con noi non ha corso l’Academy, che ha deciso di concedere solo una timida candidatura alla serie.
Anche in questo caso, niente di più sull’orizzonte Prison Break agli Emmy. Ogni stagione è passata inosservata ai loro occhi, ottenendo il meritato successo soltanto grazie a un pubblico che, anche da solo, è riuscito a individuare un cult che ha reso immortale. Non è un caso che la serie torni ciclicamente sulle piattaforme streaming più importanti registrando sempre ascolti altissimi. Prima su Disney+ e adesso, da qualche mese, anche su Netflix. Perché puoi togliere Prison Break dagli Emmy, ma non puoi sottrarla al suo destino: l’immortalità .