The Young Pope (2016), una serie tv da vedere made in Italy
L’opera di Paolo Sorrentino, a cui seguirà The New Pope, è impeccabile sotto ogni un punto di vista: dalla recitazione alla scelta del cast; dall’ensemble dei personaggi alla fotografia; dalla realizzazione delle scenografie, soprattutto la ricostruzione puntuale della Cappella Sistina, passando per la colonna sonora fino alla combo inconfondibile di regia sorrentiniana più fotografia di Luca Bigazzi. Eppure, al centro di questo spettacolare affresco di tecnica e stile, campeggia la sceneggiatura curata da Sorrentino e il suo team, composto da Stefano Rulli, Tony Grisonim, Umberto Contarello.
La scrittura delle opere del regista campano riflette il suo peculiare approccio alla vita, dove grottesco, ridicolo e comico si fondono alle tematiche più serie, sacre e profane che siano. Una combinazione stupenda di riso e pianto, dove il massimo del disperato coincide col massimo del comico, per usare le parole di Sorrentino. Se è innegabile che il ruolo dell’immagine, iperbolica e felliniana, nella sua opera sia predominante, è altrettanto vero che potremmo estrapolare le battute di ogni scena e godere della vicenda anche se restassero solo sulla carta. L’intensità e la complessità delle riflessioni proposte, infatti, non verrebbe scalfita. Tutti i dialoghi sono solenni, contraddittori e spiazzanti, in ogni momento. Dai singoli confronti tra Voiello e Gutierrez a quelli tra il Papa Pio XIII, i cardinali, Sofia, Esther e lo stesso Dio. Confronti che ci tengono incollati scena dopo scena, rendendo impossibile abbandonare la visione. Un susseguirsi incalzante di scambi dialettici intimi e profondi che ci sfiancano, ma che alla fine ci appagano.
Battlestar Galactica (2004 – 2009)
Battlestar Galactica è uno dei franchise fantascientifici televisivi più longevi e amati di sempre. Creato da Glen A. Larson con la serie originale del 1978, è tornata nel 2003 come miniserie, poi nel 2004 con una versione seriale reinventata da Ronald D. Moore. Come ogni buon racconto di fantascienza, anche Battlestar Galactica assicura una varietà di tematiche complesse di natura filosofica, antropologica e religiosa. Eppure più che una serie sci-fi è un dramma umano a tutti gli effetti che sa offrire perfino un nuovo approccio alle tematiche classiche da sempre affrontate della fantascienza. Le riflessioni proposte sono originali e spaziano da quelle sui complicati rapporti umani a quelle tra l’essere umano e le macchine, dalle considerazioni di natura politica a quelle di natura sociologica.
Da ogni dialogo emerge la capacità degli autori di delineare limiti e virtù dell’essere umano. Si sottolinea il diritto all’esistenza, la paura del diverso, il desiderio di esplorazione, i limiti del progresso e il diritto a esistere. Però, contrariamente a quanto ci si aspetta da una space opera, invece di trovarci davanti a un susseguirsi di battaglie spaziali mirabolanti, l’azione si svolge prevalentemente in spazi chiusi e ristretti, dove sono i dialoghi a sorreggere l’intera impalcatura narrativa. Il dilemma esistenziale permea ogni scambio di battute. Eppure i dialoghi non si limitano a coinvolgere solamente i personaggi che agiscono sulla scena. Lo spettatore è reso partecipe e non può sottrarsi alle domande fondamentali che vengono poste. Così non ci resta che lasciarci trascinare scena dopo scena, dialogo dopo dialogo per ben 4 stagioni.